(Foto ANSA/SIR)

Di Marina Casini

La notizia è esplosa con il fragore di un esplosivo, ma è una notizia triste, tanto triste. E amara. Nella culla per la vita installata presso una chiesa di Bari è stato trovato un bimbo senza vita. Una stridente contraddizione: nel luogo adibito a custodire e a proteggere l’esistenza dei più piccoli e fragili degli esseri umani, il corpicino senza vita di un bambino nato da poco. Che contraddizione! Perché? Cosa è successo? Al momento sono in corso le indagini del caso e si avanzano delle ipotesi: potrebbe non aver funzionato il meccanismo di allarme oppure il piccolo era già morto… Quali riflessioni accanto allo sgomento?
Primo: l’amaro episodio non deve assolutamente mettere in ombra il grande significato delle culle, quello di essere espressione di una società che accoglie, che parla di speranza, di solidarietà e di fiducia, di riconoscimento dell’uguale valore di ogni vita umana. Le culle non parlano di “abbandono”, ma di “affidamento”, come si è reso evidente nei molti casi che dall’inizio degli anni ’90 – per quanto riguarda l’esperienza del Movimento per la Vita Italiano – hanno visto neonati e neonate salvati grazie a un’alternativa sicura alla morte per aborto, infanticidio o tragico abbandono o rifiuto in un cassonetto della spazzatura. Questa è anche la via per aprire, pur in situazioni difficili, di miseria morale e materiale, uno spazio di serenità nel cuore della mamma che quel bimbo o quella bimba ha dato alla luce e nei genitori che quel figlio o quella figlia hanno generato: il figlioletto o la figlioletta saranno accolti e amati da chi potrà prendersene cura.

In fondo, anche nella disperazione, questo desiderio alberga nelle profondità dell’animo di una madre e di un padre, anche quando manca la lucidità per decifrarlo in tutti i tratti.

Secondo. Se non avesse funzionato il meccanismo di allarme? Solo il pensiero fa sentire forte la morsa della beffa, ma contiene un monito: non basta installare le culle, le culle vanno periodicamente monitorate. Sono troppo importanti per essere lasciate a se stesse, perché sono chiamate a proteggere il bene più fondamentale di tutti, la vita umana, e non possiamo permetterci sviste. Certo, errori, difetti di costruzione e di manutenzione, possono accadere e di fatto accadono – purtroppo – in tanti contesti che dovrebbero tutelare la vita (edifici, mezzi di trasporto, ambienti di lavoro…), ma proprio per questo l’accortezza deve essere sempre massima. Sempre, in ogni luogo dove gli uomini vivono, abitano, viaggiano, lavorano…
Terzo. E se il bimbo fosse stato deposto già privo di vita? Sarebbe un segnale: che qualcuno si accorga che è esistito, che è uno di noi, che merita una degna sepoltura! Quelle spoglie invocano preghiera, raccoglimento, riflessione… Quanti bambini muoiono nelle guerre senza che vengano ricordati, forse senza neanche una cerimonia funebre… E quanti bambini non nati sono invece considerati “rifiuti speciali” anziché sorelle e fratelli che, come tutti i nati, meritano il rispetto che si deve a chi ha oltrepassato la vita terrena! Che dire poi di quella moltitudine di bimbi cui viene impedito di nascere?

Ecco quante cose ci dice quel piccolo bimbo trovato senza vita nella culla per la vita. Abbiamo di che meditare.

Ma c’è ancora un altro aspetto – il quarto, ma non meno importante – che esige una riflessione: forse è davvero giunto il momento di mettere mano a un provvedimento legislativo che disciplini le culle in armonia con il parto in anonimato, nel contesto di una campagna di sensibilizzazione sul significato e la portata delle culle per la vita come autentica espressione di una comunità accogliente che sa prendersi cura dei più fragili.
Infine, l’ultima parola, quella che raccoglie tutte le riflessioni, è lasciata all’abbraccio verso tutti coloro che questa vicenda coinvolge: il bambino che ha raggiunto il Cielo, la sua mamma, il suo babbo, chi è stato ed è loro vicino, il parroco della chiesa che ospita la culla, addolorato e sconcertato, chi sta facendo le indagini, e tutti noi, chiamati idealmente a raccolta da un bimbo piccolo piccolo che dal Cielo sembra dirci: “Non lasciatevi vincere dallo sconforto. Potete migliorare, potete ancora salvare, continuate a fidarvi perché la Vita vince e la Speranza vi accompagna”.

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