(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Stefano Cecchin

In ogni Giubileo è tradizione aprire la “Porta Santa” attraverso la quale i pellegrini passano come segno del desiderio del passare da un vecchio stile di vita ad una dimensione il cui cammino sia sempre più fondato e illuminato dalla verità evangelica.

La “porta è Gesù” stesso: “Se uno entra attraverso di me, sarà salvo” (Gv 10, 9), ma anche sua Madre, Maria, è stata identificata come quella porta attraverso cui il Figlio di Dio è sceso dal cielo per divenire nostro fratello. Anche lei, come ci ha rivelato il Cristo dalla croce, sarà presente per indicarci il cammino e l’entrata giusta come pure, oltre quella porta, ci accoglierà per condurci con premura e amore verso il suo Figlio.

Il Cammino giubilare ha come modello la Vergine di Nazaret. Anzitutto per la sua verginale povertà che è disponibilità a lasciarsi riempire dallo Spirito per poter accogliere quella Parola che la rende “Vergine Madre”, “Genitrice di Dio”. Maria si scopre “amata” e che il Signore è con lei, non è sola nel cammino che le è proposto (Lc 1,28). Questo suscita in lei il desiderio dell’annuncio, la rapida decisione di correre per vedere il segno che l’angelo le aveva rivelato: anche Elisabetta, nella sua vecchia è divenuta madre, perché “nulla è impossibile a Dio!” (Lc 1,37). Maria è mossa dalla fede, dalla sua ricerca della verità che oggi è compromessa un relativismo che fa credere che tutto è vero confondendo le strade.La Vergine cammina lungo la strada aperta da Abramo (il cammino da Nazaret ad Ain Karim ricorda il cammino dei patriarchi), avendo come punto di riferimento la Parola di Dio, che medita in tutto il suo itinerario per poi cantare il suo Magnificat. È il cammino della fede, tanto caro a San Giovanni Paolo II, che mostra come Maria crede contro ogni speranza e accetta un fatto incredibile: essere vergine e madre, tanto che è grazie a questa sua fede che Dio può realizzare il suo progetto salvifico!E sarà sempre questa sua fiducia in Dio che il Sabato Santo, mentre tutti erano sfiduciati e delusi, lei veglierà accanto alla tomba del Figlio sicura della sua vittoria sul male e sulla morte.

Ecco perché, come insegna il Concilio vaticano II,

la Vergine Maria è il “modello della Chiesa”, della vita di ogni credente.

In questo senso si comprendono le parole del santo Papa Paolo VI quando disse: “Se vogliamo essere cristiani dobbiamo essere mariani” (Omelia a Bonaria). Il Pontefice spiega: “Dobbiamo riconoscere il rapporto essenziale, vitale, provvidenziale che unisce la Vergine a Gesù, e che apre a noi la via che a Lui conduce”.

Sia dunque la Vergine madre ad animare ed accompagnarci in questo Giubileo come “Pellegrini di speranza”: è, infatti, questa virtù teologale che guida e dirige il credente nell’impegno costante di essere un costruttore di un mondo migliore.La speranza cristiana guarda al mistero pasquale quale sua meta in quanto è la risurrezione di Cristo che inonda di speranza i cuori dell’umanità: la vita non muore mai, la morte e la sofferenza sono state vinte per sempre perché “nulla è impossibile a Dio!”.

Per il Giubileo la Pontificia Academia Mariana Internationalis (Pami) ha organizzato a Roma, dal 3 al 7 settembre 2025, il “26° Congresso mariologico mariano internazionale” dedicato a Giubileo e Sinodalità: una Chiesa dal volto e dalla prassi mariana. Sarà un momento sinodale che vedrà riuniti i “cultori di mariologia” delle varie parti del mondo per condividere come si vive l’esperienza mariana nelle diverse culture. La Madre del Signore, essendo stata colei che ha “inculturato” il Verbo di Dio nella storia, rappresenta lei stessa “il simbolo culturale più potente e popolare degli ultimi duemila anni” (A. Greeley, I grandi maestri della fede. Un catechismo essenziale, Brescia 1978, 13.), tanto che Papa Giovanni Paolo II ricorda a tutti noi che

Maria non è una semplice devozione me “è fondamentale per il ‘pensare’ cristiano” (Lettera ai sacerdoti per il Giovedì Santo, 1995).

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