Come ogni anno, si rinnova la tradizione del presepe al quarto piano del primo lotto del Palazzo di Corviale, sul pianerottolo degli ascensori, luogo di passaggio e incontro davanti all’ingresso della Fraternità dell’Incarnazione. Quest’anno, davanti al presepe, è stata posizionata una porta che richiama simbolicamente la Porta Santa del Giubileo. Per osservare da vicino la rappresentazione della Natività e, in qualche modo, entrare nel suo significato profondo, è necessario attraversarla. “Il senso di questa scelta – spiega don Gabriele Petreni – richiama l’evento giubilare: un tempo lungo e importante per entrare in contatto più profondo con la dimensione della fede, che per noi è salvezza, speranza e vita. L’idea mi è venuta durante la celebrazione penitenziale dello scorso ottobre, voluta da Papa Francesco, osservando le strutture che coprivano il baldacchino di San Pietro durante i lavori di restauro. La forma esterna richiama il concetto di Chiesa cantiere, tante volte utilizzato dal Santo Padre: la Chiesa che si fa carico delle debolezze e delle fragilità del mondo. Il rivestimento è fatto con la juta dei sacchi di caffè provenienti da Brasile ed Etiopia, per sottolineare la presenza di Gesù nelle fatiche del lavoro e della vita. La porta è segno di speranza: il Giubileo ci dice che la porta è la presenza di Cristo nella nostra vita”.
All’inaugurazione del presepe era presente il card. Angelo De Donatis, già vicario del Papa per la diocesi di Roma e, dal 6 aprile 2024, penitenziere maggiore. “Noi della Fraternità dell’Incarnazione – prosegue don Petreni – dobbiamo molto all’amicizia del card. De Donatis. Venne qui appena nominato vescovo da Papa Francesco e, ora, dopo aver concluso il suo mandato come Vicario, ci ha fatto immensamente piacere poterlo ringraziare e ricevere da lui una lettura più spirituale e profonda del Giubileo, oltre le fatiche e i cantieri”.