M.Michela Nicolais
“Non dimentichiamo di pregare per la pace”. Anche la prima catechesi del 2025 è terminata con un appello alla pace, lanciato da Papa Francesco in Aula Paolo VI durante i saluti ai fedeli di lingua italiana che come di consueto concludono l’appuntamento del mercoledì. “Non dimentichiamo la martoriata Ucraina, non dimentichiamo Nazaret, non dimentichiamo Israele. Non dimentichiamo tutti i Paesi in guerra”, la richiesta del Santo Padre: “Chiediamo la pace e non dimentichiamo che la guerra sempre, sempre è una sconfitta”. Poco prima, a sorpresa, Bergoglio ha assistito ad una esibizione del Circafrica, con tanto di elefanti talmente verosimili da sembrare veri. “Il circo ci fa ridere come dei bambini”, l’omaggio a braccio ai presenti, poi salutati uno per uno.
“I figli sono un dono di Dio. Purtroppo, questo dono non sempre è trattato con rispetto”,
la denuncia del Papa all’inizio della catechesi, dedicata ai bambini, e in particolare alla piaga del lavoro minorile. “La Bibbia stessa ci conduce nelle strade della storia dove risuonano i canti di gioia, ma si levano anche le urla delle vittime”, ha ricordato Francesco. “Oggi sappiamo volgere lo sguardo verso Marte o verso mondi virtuali, ma facciamo fatica a guardare negli occhi un bambino che è stato lasciato ai margini e che viene sfruttato e abusato”, il grido d’allarme del Papa:
“Il secolo che genera intelligenza artificiale e progetta esistenze multiplanetarie non ha fatto ancora i conti con la piaga dell’infanzia umiliata, sfruttata e ferita a morte”.
“Anche sul neonato Gesù irrompe subito la bufera della violenza di Erode, che fa strage dei bambini di Betlemme”, ha osservato Francesco: “Un dramma cupo che si ripete in altre forme nella storia. Ed ecco, per Gesù e i suoi genitori, l’incubo di diventare profughi in un paese straniero, come succede anche oggi a tante persone”.
“Pensiamo oggi ai bambini. Ancora oggi, in particolare, sono troppi i piccoli costretti a lavorare”,
l’invito del Papa: “Ma un bambino che non sorride e non sogna non potrà conoscere né fare germogliare i suoi talenti”, il monito di Francesco, secondo il quale
“in ogni parte della terra ci sono bambini sfruttati da un’economia che non rispetta la vita;
un’economia che, così facendo, brucia il nostro più grande giacimento di speranza e di amore. Ma i bambini occupano un posto speciale nel cuore di Dio, e chiunque danneggia un bambino, dovrà renderne conto a lui”. “Chi si riconosce figlio di Dio, e specialmente chi è inviato a portare agli altri la buona novella del Vangelo, non può restare indifferente”, l’appello finale: “non può accettare che sorelline e fratellini, invece di essere amati e protetti, siano derubati della loro infanzia, dei loro sogni, vittime dello sfruttamento e della marginalità. Chiediamo al Signore che ci apra la mente e il cuore alla cura e alla tenerezza, e che ogni bambino e ogni bambina del mondo possa crescere in età, sapienza e grazia, ricevendo e donando amore”. “Chiediamo la grazia di riscoprire il posto importante che ogni bambino occupa nel cuore di Dio, in modo da
non essere complici degli abusi
che vengono perpetrati contro di loro, ma condannarli fermamente”, l’appello rivolto ai pellegrini di lingua francese. “Proteggete la vita con amore, in ogni fase del suo sviluppo: dal concepimento fino alla morte naturale. Fate crescere i figli nella saggezza e nella grazia”, il il doppio invito ai fedeli di lingua polacca: “San Giovanni Paolo II esortava a costruire la civiltà dell’amore e della vita”, ha detto Francesco: “Continuate a raccogliere questo appello della Chiesa come compito prioritario”.
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