Michele Ficcadenti non è solo un cuoco, ma un autentico artigiano del gusto. Dietro ogni piatto che crea si cela una passione sconfinata per la cucina, un’attenzione maniacale alla qualità delle materie prime e un’umiltà che lo contraddistingue.
Nato e cresciuto in un ambiente in cui il cibo era sinonimo di convivialità e tradizione, Michele ha sviluppato sin da piccolo un amore profondo per i sapori autentici. La sua cucina, protagonista al ristorante Kalamari di Grottammare, è un omaggio alla semplicità, un inno alla freschezza degli ingredienti e un viaggio nei ricordi legati ai piatti della sua infanzia.
Per Michele, cucinare non è solo un lavoro, ma un modo di comunicare, di esprimere la propria personalità e di suscitare emozioni. Ogni piatto è una piccola opera d’arte, frutto di una costante ricerca dell’equilibrio perfetto tra sapori, consistenze e colori. La sua filosofia si fonda sull’utilizzo di prodotti a chilometro zero, sul rispetto della stagionalità e su un’attenzione ai dettagli che rivisita con creatività le ricette tradizionali.
Nonostante il talento e l’esperienza, Michele rimane una persona umile e appassionata, sempre pronta a mettersi in gioco e a sperimentare nuove idee in cucina.
Michele come ti descriveresti in tre parole?
Curioso, smart, instancabile.
Come nasce la tua passione per la cucina?
Tutto è cominciato con quel maledetto bignè… In terza media, durante l’open day dell’Istituto Professionale Alberghiero di San Benedetto del Tronto, vidi una tavola imbandita di dolci. Mi colpì in particolare un bignè a forma di cigno, ripieno di crema pasticcera. Da lì è nato il mio amore per la cucina.
Cosa devono esprimere i tuoi piatti?
Devono trasmettere autenticità dei sapori, stagionalità, freschezza, sostenibilità e rispetto per gli ingredienti.
Qual è il piatto che più ti rappresenta?
Molti piatti mi hanno accompagnato nel mio percorso, ma uno in particolare è la mousse di merluzzo. È un piatto versatile e armonioso che celebra la semplicità e la qualità degli ingredienti freschi, pensato per soddisfare ogni tipo di palato.
Quale ingrediente non manca mai nella tua cucina?
Amo tutti gli ingredienti e le spezie, ma il mio principe in cucina è il pomodoro fresco. Ho eliminato le conserve: preferisco lavorare con il pomodoro nella sua forma più naturale.
Quali sono i tre piatti che nella vita non si può assolutamente fare a meno di provare?
Senza dubbio: il brodetto alla sambenedettese, la chitarrina cacio e pepe con scampi e l’immancabile tiramisù.
Quali figure ti hanno ispirato durante il tuo percorso professionale?
Nel corso del tempo, ho avuto diversi mentori. Tra tutti, Elsa Mariotti (Lo Scoglio) e Filippo Pistolesi (Il Cavallino) sono stati i più influenti.
Molti chef sottolineano il connubio tra tradizione e innovazione. Qual è il tuo pensiero?
Immagino la cucina come un grande tavolo dove si incontrano i sapori del passato e le idee del futuro. La tradizione rappresenta le nostre radici e ci ricorda chi siamo, mentre l’innovazione ci spinge a esplorare nuove strade, rispettando sempre la natura e ciò che ci offre.
Per chi sogni di cucinare una cena speciale?
Se potessi scegliere, cucinerei per José Mourinho, lo “Special One”.
Se avessi del tempo per te, come lo utilizzeresti?
Lo trascorrerei viaggiando con la mia famiglia, scoprendo profumi e sapori di altre terre.