(Foto ANSA/SIR)

Maddalena Maltese

“Siamo assediati dagli incendi. Los Angeles è assediata”. Usa questa immagine il professore Giampi Sciutto per descrivere l’inferno di fuoco con cui, da martedì, la città californiana, ma soprattutto i quartieri sulle colline a nord di Santa Monica e quelli a sud di Malibù, stanno combattendo. Erano le 10.30 del mattino quando nella sua scuola, un liceo scientifico con indirizzo umanistico, è stato annunciato lo scoppio dell’incendio, mentre un fumo acre e intenso ha costretto tutti a sigillare le finestre, mentre l’aria, minuto dopo minuto, diventava irrespirabile per i 300 studenti e il corpo docente. Mercoledì la scuola è stata chiusa. I fuochi erano arrivati solo a tre quartieri dall’istituto Santa Monica. “Il cielo era nero dalla cenere e il sole completamente rosso, come se fossero scomparsi tutti gli altri colori dello spettro cromatico”, spiega il professore di fisica. Giovedì le lezioni sono state trasferite online, ma tre dei 27 studenti di Sciutto non si sono presentati. Una ha perso la casa, mentre per gli altri due non c’è elettricità. Evacuare. Una parola terribile che i vigili del fuoco e gli agenti di polizia hanno continuato a ripetere per ore agli oltre 130.000 che hanno dovuto lasciare le loro abitazioni, non solo per il rischio di venire arsi dalle fiamme, ma per un’aria impossibile da respirare.

La risposta delle comunità religiose. Le ceneri ardenti vengono trasportate dai venti in località distanti miglia dal punto iniziale dell’incendio, e questo non fa che ampliare la propagazione del fuoco. La chiesa cattolica di Santa Monica è rimasta aperta oltre la mezzanotte già martedì sera, offrendo agli sfollati del vicino incendio di Palisades un posto dove rinfrescarsi, prendere dei panini e caricare i loro cellulari. In molti hanno saputo in questo rifugio di aver perso la casa e la possibilità di tornare nel loro quartiere. Mercoledì pomeriggio anche la parrocchia ha dovuto chiudere dopo che i vigili del fuoco hanno designato l’area come “zona di massima allerta” e gli sfollati sono dovuti ripartire in cerca di un altro tetto. Sono circa 90, poi, le scuole cattoliche dell’area che sono state chiuse seguendo gli ordini dei vigili. La scuola di St. Andrew a Pasadena, dopo che sono state cancellate le lezioni, ha aperto la palestra alle famiglie soffocate dal fumo degli incendi di Eaton e che avevano bisogno di una boccata d’aria pulita, ma anche di snack, caffè e cibo.

Distruzione e speranza. Gli incendi incontrollati che hanno consumato oltre 28.000 acri di suolo, pari alla superficie di Disneyworld, hanno ucciso cinque persone e distrutto oltre 2.000 tra case ed edifici, secondo il Los Angeles Times, sia sulle Palisades, che a Malibù, che sulle colline di Hollywood. La chiesa cattolica di Corpus Christi a Pacific Palisades è uno scheletro di travi da mercoledì. Il fuoco ha raso al suolo anche la scuola cattolica annessa. Bruciata anche la sinagoga di Pasadena, dove il cantore, a rischio della vita, è riuscito a salvare i rotoli della Torah prima che il fuoco distruggesse il tempio. Ad Altadena, la moschea Al-Taqwa è bruciata fino alle fondamenta, mentre sui social media circolano immagini dei resti ancora in fumo. Stesso destino anche per sette chiese protestanti. Il professor Sciutto spiega che i venti rendono gli incendi incontrollabili e sia quello di Eaton che quello delle Palisades è stato dichiarato a zero contenimento. L’arcivescovo di Los Angeles, mons. José Gomez, nella messa celebrata giovedì ha ricordato che “non esiste una risposta facile” di fronte a questa immane tragedia, “ma questo non significa che non ci siano risposte”. Gomez ha invitato ad “essere lo strumento attraverso il quale Dio mostra il suo amore, la sua compassione e la sua cura a coloro che soffrono” e a “portare conforto ai nostri vicini in questo momento di disastro”, aiutandoli anche a ricostruire. Davanti ai suoi 23 alunni smarriti e ansiosi, il professor Sciutto ha spiegato che “l’indeterminazione teorizzata dal principio di Heisenberg sta avvenendo davanti a noi, nella nostra vita e non è un episodio lontano. Tuttavia, in questa indeterminazione, si può scegliere di sostenersi e aiutarsi, ed è questo il principio della scuola di Santa Monica”.

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