(Foto Diocesi di Chisinau)

M. Chiara Biagioni

“Abbiamo rifugiati dall’Ucraina e stiamo accogliendo chi è in fuga dalla Transnistria a causa del freddo. Sono ormai tre anni che viviamo in questo stato di emergenza e le risorse economiche sono giunte al fondo. Abbiamo l’impressione di essere tornati indietro. Prima si cercavano soldi per accogliere, integrare e avviare progetti di integrazione. Oggi abbiamo bisogno di soldi per comprare legna e carbone per riscaldare la gente”. E’ il “grido” di aiuto che dalla città moldava di Chisinau rilancia al Sir mons. Cesare Lodeserto, vicario generale nella diocesi di Chisinau e presidente della Fondazione Regina Pacis. “La decisione di interrompere la trasmissione del gas da parte della Russia, ma certamente anche con delle responsabilità da parte dell’Ucraina, ha creato momenti di reali difficoltà particolarmente nel territorio separatista della Transnistria, dove attualmente sono presenti sei parrocchie ed alcune comunità religiose”, racconta il sacerdote italiano, missionario in Moldavia.“In Transnistria – aggiunge – il gas che avevano in deposito, è quasi terminato e l’erogazione dell’energia elettrica è ridotta ad appena sei ore al giorno”.“Pur avendo in Transinistria la possibilità di produrre energia, la richiesta di energia da parte della popolazione è superiore a quella che è la loro produzione, perché molta gente non potendo più avere il riscaldamento attraverso il gas, si affida all’energia attraverso le stufe elettriche. L’eccesso di richiesta però ha messo in crisi anche la rete elettrica”. “Certamente – osserva ancora mons. Lodeserto – questa situazione coinvolgerà prima o poi anche il territorio della Moldavia che ad oggi gode del beneficio di avere delle scorte ma queste cominciano a terminare”.

Attualmente in Transnistria si contano circa 400.000 abitanti. Per fortuna, se fino al 7 gennaio, le temperature erano scese sotto lo zero, da ieri hanno superato i 15 gradi che “sono un miracolo, vista la situazione”. Il vescovo ha chiesto di valutare le diverse necessità, invitando soprattutto le parrocchie della Transnistria di fare una valutazione sulle necessità. La diocesi sta cercando di capire in che misura intervenire.“Ci sono da parte delle parrocchie richieste di generatori di corrente e nello stesso tempo eventuali possibilità di acquisto di legna e carbone che sono i supporti energetici più diffusi attualmente in alternativa al gas e all’energia elettrica”.Nello stesso tempo – aggiunge mons. Lodeserto – c’è un esodo di cittadini dalla Transnistria verso la Moldavia, soprattutto anziani. E i vari organismi diocesani, Caritas e Fondazione Regina Pacis, stanno intervenendo cercando di alloggiare queste persone in case alimentate a legno e carbone”. La parrocchia di Tiraspol invece ha aperto una casa per bambini e lì stanno cercando un generatore.

Chisinau, persone in fila alla mensa “Papa francesco” (Foto: Lo Deserto)

E’ evidente che si sta giocando una partita che sta assumendo in questa regione i tratti di una “guerra ibrida”, voluta dalla Russia e in atto da diverso tempo. Con la riconferma però della Presidente Sandu e con altre azioni politiche, la Moldova sta lavorando per ricevere supporto dall’Europa. “C’è un movimento di solidarietà che speriamo possa arrivare a dare serenità alla popolazione”, dice il sacerdote italiano. “Rimane però l’instabilità politica che si vive nell’intera area geografica, a partire dalla vicina Ucraina, che rende tutto difficile”.

“La Chiesa in Moldavia attraverso i suoi organismi è ancora fortemente impegnata nell’accoglienza dei rifugiati e nell’aiuto ai più poveri ma le risorse economiche stanno cominciando a scarseggiare”.

“Non riusciamo più a far fronte a tutta una serie di esigenze di questa popolazione che vive lontano dalla propria terra. Ecco perché ci auguriamo che ci possa essere da parte dei contendenti quella giusta ragionevolezza che deve portare ad una condizione di dialogo che a parole, viene presentata come possibile, ma nei fatti non si vede. L’Ucraina ha intensificato l’occupazione dei territori ad est. La Russia ha intensificato i bombardamenti a sud dell’Ucraina. Per ora le affermazioni di pace non trovano riscontro nella realtà. E questo genera una situazione di instabilità, tenendo conto che ormai i morti di questa guerra hanno superato il milione”.

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