“Se devo scegliere una parola per descrivere questa situazione, direi ‘soffocamento’. È come se fossimo affogati. Ad Haiti stiamo sopravvivendo a malapena”.
Ad affermarlo, rispetto alla situazione di Haiti, è mons. Quesnel Alphonse, vescovo di Fort Liberté in un’intervista con la fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs). La disperazione, denuncia il presule, ha portato migliaia di haitiani a migrare verso la capitale, Port-au-Prince, in cerca di condizioni di vita migliori, ma la città non ha la capacità di accogliere così tante persone: “La mancanza di opportunità rende la miseria ancora più grande. Questo fenomeno ha portato migliaia di haitiani a cercare rifugio in altri Paesi, rischiando la vita nelle traversate”. Questo fenomeno migratorio sta dividendo le famiglie. Il vescovo ha anche fatto riferimento alla realtà che devono affrontare i giovani ad Haiti, dove sono costretti a prendere un congedo quasi obbligatorio. Le bande, approfittando della popolazione più povera, offrono ai giovani del denaro, per unirsi a loro; d’altra parte, le organizzazioni religiose, come i gruppi musulmani, prendono i giovani pagandoli fino a 100 dollari, un fatto che li rende attraenti per i ragazzi. “Ho sentito la testimonianza di un giovane che si è unito a una banda. Ha detto che era orfano, che non aveva nessuno e che, non avendo nessuno, la sua vita non aveva senso”, osserva il mons. Alphonse, il quale aggiunge che molti haitiani che si trovavano nella capitale stanno gradualmente tornando alle loro comunità di origine, in altre zone del Paese. Per loro si tratta di un processo doloroso che richiede tempo per guarire le ferite lasciate dalla violenza e per poter ricostruire nuovamente la propria vita.
Il vescovo ha sottolineato che il Giubileo è un’opportunità per Haiti di essere visto come un Paese che richiede l’aiuto e la solidarietà di tutti: “La Chiesa, insieme ai benefattori internazionali, può essere un segno di speranza. Papa Francesco ha parlato di condono del debito per i Paesi poveri, e ciò potrebbe segnare una svolta per Haiti”.
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