SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Si è svolto Venerdì 17 Gennaio, alle ore 21:00, presso il salone del Monastero Santa Speranza delle Sorelle Clarisse, in San Benedetto del Tronto, l’incontro dal titolo “Giubileo ebraico e cristiano: istanze di liberazione”.
L’appuntamento, organizzato dal Servizio di Apostolato Biblico e dalla Scuola di Formazione Teologica diocesana, ha registrato la partecipazione, come relatrice, della prof.ssa Donatella Scaiola, biblista e docente ordinaria presso la Facoltà di Missiologia della Pontificia Università Urbaniana.
Tra i numerosi convenuti, erano presenti anche mons. Gianpiero Palmieri, vescovo delle due Diocesi del Piceno, la prof.ssa Francesca Russo, responsabile diocesana del Servizio di Apostolato Biblico, che ha anche moderato l’incontro, don Lorenzo Bruni, direttore della Scuola di Formazione Teologica diocesana, don Gianni Croci, delegato per la Pastorale, insieme ad altri sacerdoti, diaconi e candidati al Diaconato permanente.
I saluti iniziali
La serata si è aperta con le parole della prof.ssa Francesca Russo, la quale ha presentato l’illustre ospite, sottolineando «la sua competenza biblica e la sua grande passione per la scrittura con la “s” minuscola e la Scrittura con la “S” maiuscola, una passione che è sia di studio sia personale. La prof.ssa Scaiola, infatti, insegna alla Pontificia Università Urbaniana e, nella sua vita, ha offerto il suo servizio in tanti modi: ad esempio, attraverso l’Associazione Biblica Italiana, la rivista “Parole di Vita” e attraverso numerose pubblicazioni in ambito biblico e teologico».
A seguire, l’arcivescovo Gianpiero Palmieri ha salutato i presenti, evidenziando l’importanza del Giubileo come momento di riflessione e di grazia: «Mi fa piacere essere qui stasera appositamente per ascoltare insieme con voi, in maniera comunitaria, la parola del Giubileo. È, questo che stiamo vivendo, un tempo di grazia, un tempo speciale, in cui siamo chiamati ad entrare nella logica del dono che Dio ci ha fatto attraverso il Giubileo. È un’occasione che riguarda tutti e ci coinvolge tutti. Qualcosa che l’intuito del popolo di Dio, attraverso il suo sensus fidei, intercetta. Da quando è stata aperta la Porta Santa a San Pietro, davvero un popolo numeroso si sta dirigendo a Roma, vive il gesto del passaggio dalla Porta, fa la Professione di Fede, vive la Riconciliazione e – come succede in questi casi – anche in maniera inaspettata. Così mi dicono alcuni amici romani. Credo che sia un segno. Anche quando abbiamo avviato l’Anno Giubilare qui a San Benedetto e ad Ascoli, c’è stata la partecipazione di tanta gente, come se si intuisse, si percepisse che ci viene dato un dono grande».
Mons. Palmieri ha colto l’occasione anche per fare i migliori auguri a Madre Sara, che è stata eletta nuova abbadessa delle Sorelle Povere di Santa Chiara, che hanno ospitato l’evento.
La Torah: insegnamento per come vivere nella società secondo la volontà di Dio
Dopo un momento di preghiera, l’incontro è entrato nel vivo con l’intervento della prof.ssa Donatella Scaiola, la quale ha dapprima illustrato le caratteristiche principali del Giubileo ebraico, sottolineando la sua natura non di atto devozionale, bensì di prescrizione che è al centro della Legge di Israele: «Per quanto riguarda il Giubileo nell’Antico Testamento, dobbiamo tener conto che c’è un rapporto fra l’Anno Giubilare, l’Anno Sabbatico ed il Sabato.
Il Sabato, come sapete, è il centro delle Dieci Parole, quindi al centro della Legge di Israele. Specifico che per noi la parola “legge” non ha lo stesso significato che gli Ebrei le davano. Noi associamo la parola legge a qualcosa di negativo, ad un impedimento, ad una prescrizione che prevede una sanzione, quindi pensiamo subito a come aggirarla. Per gli Ebrei, invece, significa “insegnamento”. In quest’ottica, la Torah è un insegnamento che abbraccia tutti gli aspetti della vita umana e che indica all’essere umano come orientarsi nel mondo: come pregare, come convertirsi, come mangiare, come vestirsi, come celebrare le feste, come comportarsi con gli altri. Nel suo insieme, dunque, la Torah si presenta come un insegnamento che ha una valenza non solo personale bensì anche collettiva, che riguarda la comunità, una sorta di libretto per le istruzioni che insegna come vivere nella società secondo la volontà di Dio. All’interno di questo corpo di leggi, le Dieci Parole sono la parte più importante, quella che non viene mai cambiata e attorno alla quale si costruiscono altre leggi, i cosiddetti Codici, che hanno il compito di attualizzare quanto scritto nel Decalogo. Tra le Dieci Parole troviamo il comandamento relativo al Sabato; nei Codici, invece, troviamo alcuni testi relativi all’Anno Sabbatico e all’Anno Giubilare, che sono collegati al Sabato».
La dimensione religiosa e sociale del Giubileo ebraico
Citando ed analizzando alcuni passi del Deuteronomio, dell’Esodo e del Levitico, la relatrice ha poi spiegato nel dettaglio l’origine religiosa, le finalità sociali e l’interdipendenza di tre tempi del riposo: il Sabato, l’Anno Sabbatico e l’Anno Giubilare. Su quest’ultimo, in particolare, ha detto: «C’è un unico testo esteso nella Torah che parla dell’Anno Giubilare, il Levitico, nel quale, al capitolo 25, vengono elencate le quattro prescrizioni che lo riguardano: le terre devono riposare, quindi non si semina, non si miete e non si fa la vendemmia; ognuno torna in possesso delle sue proprietà, quelle perse, a qualsiasi titolo, durante il corso degli ultimi cinquant’anni e della sua famiglia; gli schiavi vengono liberati e riacquistano la libertà; viene infine proibita l’usura. Come già la Legge per l’Anno Sabbatico, anche la Legge per l’Anno Giubilare ha un obiettivo chiaro: contrastare la povertà, impedendo che qualcuno guadagni sulla povertà degli altri. Quello che colpisce è che il testo non entra nel merito delle ragioni dei vari accadimenti della vita: tu hai perso la tua terra, perché sei stato sfortunato a causa delle frequenti o scarse piogge; oppure tu hai perso la tua terra perché sei stato stupido, non hai lavorato. No. Non viene indicata la ragione. A ciascuno viene offerta una seconda possibilità. In questo senso il tema della speranza è già presente nell’Antico Testamento.
Il carattere ideale, dunque, dell’Anno Giubilare consiste nell’indicare uno stile di vita che imiti l’agire di Dio, che dona gratuitamente, che perdona il peccato, che non rende schiavo nessuno, bensì, al contrario, libera dalla prigionia. È molto interessante che la dimensione religiosa e quella sociale siano strettamente connesse nelle prescrizioni dell’Anno Giubilare: la rinascita spirituale nell’Anno Giubilare, infatti, diventa anche una rinascita sociale nel popolo, nel senso che non c’è perdono del peccato personale, se non c’è questa pratica di remissione, quindi riconciliarsi con Dio vuol dire riconciliarsi con i fratelli».
La signoria di Dio sul mondo e l’ideale di una società composta da fratelli
La prof.ssa Scaiola ha poi proseguito, soffermandosi su alcuni temi teologici importanti che si concentrano nel Giubileo ebraico, come il riconoscimento della signoria di Dio, quindi l’impossibilità di possedere la terra, la gratuità, la gratitudine, la pratica della giustizia, la fine delle disuguaglianze, l’ideale di una società composta di fratelli, «tutti temi – ha detto la relatrice – che possono alimentare la speranza verso il Regno e sostenere l’impegno di trasformazione del mondo a cui tutti sono chiamati». «Se la terra è di Dio – ha proseguito –, noi siamo presso di Lui come forestieri, come inquilini. A tal proposito va precisata una cosa importante, perché nella spiritualità cristiana si è creato un certo fraintendimento al riguardo. L’uomo è forestiero su questa terra, non perché la sua vera patria sia il cielo, come si può leggere anche nel Nuovo Testamento, nella Lettera agli Ebrei (Eb 11,13), bensì perché non gli appartiene: come è scritto anche nel Levitico, la terra è di Dio. L’essere umano può abitare il mondo senza appropriarsene, senza far finta che sia suo, riconoscendo che Dio è il Signore del mondo, coltivando un atteggiamento di gratitudine nei confronti di Dio, ma anche facendo delle scelte di vita concrete. Se l’uomo vive in una terra che non è sua, vive grazie all’amore disinteressato del Signore, quindi non considera la terra un oggetto di dominio. Se la terra è di Dio, la terra è di tutti e per tutti, non mia. Di conseguenza, ogni volontà umana di appropriazione del mondo, che neghi la destinazione universale dei beni, è un peccato contro Dio, oltre che contro il prossimo. Se la terra è di Dio, è necessario che siano evitate tutte le forme di sfruttamento, sia quelle rivolte contro i beni della terra sia quelle che riguardano un altro essere umano. Le prescrizioni giubilari, quindi, prospettano una società composta da fratelli».
Il Giubileo Cristiano e il tema della misericordia
Dopo alcuni cenni storici sulle origini, la prof.ssa Scaiola ha affermato: «Al centro del Giubileo cristiano c’è il tema del perdono, che assume una dimensione spirituale e quindi individuale. Manca, invece, l’aspetto sociale presente nel Giubileo ebraico. Possiamo forse trovare una connessione tra queste due concezioni del Giubileo, apparentemente tanto diverse, nel Vangelo di Luca, al capitolo 4, in cui si racconta di quando Gesù, un Sabato, a Nàzaret, entra nella sinagoga, si alza a leggere e gli viene dato il rotolo del profeta Isaia, dove c’era scritto: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore” (Lc 4, 18-19). In quell’occasione, subito dopo la lettura del testo di Isaia, Gesù dice: “Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato” (Lc 4, 21). Quindi non ogni cinquant’anni aspettiamo il perdono, ma oggi è giorno di remissione, di perdono, che Gesù istituisce attraverso le sue azioni, le sue parole e la prassi. Gesù, infatti, rivela un Dio che è Padre e non si limita a proporre un modello da contemplare, ma indica anche uno stile di vita da imitare. Come dice in Matteo, “Siate perfetti, come è perfetto il Padre nostro Celeste!” (Mt 5,48). Ed è significativo come nel Vangelo di Luca, nel testo parallelo, la perfezione del Padre si traduca nell’espressione “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso!” (Lc 6,36). Quindi, anche al cuore del Giubileo cristiano si trova il tema della gratuità divina, che è correlata alla misericordia».
L’augurio ad attualizzare le prescrizioni del Levitico
La relatrice ha concluso il suo intervento sottolineando come un grande impulso all’attualizzazione delle prescrizioni del Levitico sia venuta negli ultimi anni da papa Francesco attraverso l’enciclica “Laudato si’“, che approfondisce il tema dello sfruttamento intensivo delle risorse e dei suoi effetti perniciosi, come l’erosione del suolo, la deforestazione, la desertificazione, l’esaurimento delle fonti acquifere. «Oggi far riposare la terra – ha detto la biblista Scaiola – forse potrebbe voler dire introdurre l’idea di una rotazione del raccolto, scegliere di non usare pesticidi chimici, scegliere di promuovere lo sviluppo dell’agricoltura organica. Gli altri temi presenti nel capitolo 25 del Levitico, come la schiavitù e il credito sanato, fanno riflettere non solo sulle moderne condizioni di schiavitù, come lo sfruttamento dei lavoratori anche nel mondo occidentale, ma anche sulla concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi. Come sappiamo, infatti, il debito internazionale ha intrappolato molte nazioni povere, condannandole ad una situazione di continuo indebitamento. Per non parlare della competitività del mercato! Ricordare che la terra è di Dio, potrebbe aiutarci a contrastare l’economia di mercato che considera la proprietà privata un diritto inalienabile. Tutti questi cambiamenti, però, non li possiamo soltanto aspettare dai politici, dai governanti. È necessario che anche nella nostra vita personale introduciamo dei cambiamenti reali, che non saranno significativi ed efficaci come quelli che possono compiere i grandi della terra, ma costituiranno un inizio: finché non cominceremo da noi, infatti, le grandi riforme non si realizzeranno. Penso quindi che l’Anno Giubilare, che è un anno di seconde possibilità e di speranza a livello spirituale, per noi cristiani possa essere anche un anno per valutare questi cambiamenti di tipo sociale».
L’incontro è stato molto apprezzato dai presenti, i quali, al termine della relazione, hanno avuto la possibilità di fare alcune domande. Tre gli argomenti che sono stati approfonditi: l’amnistia e l’eventuale possibilità che papa Francesco la conceda in questo anno 2025; il kippur ebraico, che da giorno dell’espiazione, è divenuto nel tempo giorno di digiuno e di riconciliazione; il tema della pazienza, legato alla speranza, che viene richiamato dal Pontefice nella Bolla di Indizione dell’Anno Giubilare.
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