DIOCESI – Dopo il primo incontro, che si è svolto a Dicembre 2024, prosegue l’itinerario di formazione per educatori e catechisti dal titolo Il filo rosso – “… perché nulla vada perduto” (Gv 6,12), organizzato dall’Ufficio Pastorale diocesano per l’Iniziazione Cristiana e il Secondo Annuncio ai Genitori della Diocesi di Ascoli Piceno.
Il prossimo incontro, dal titolo “Tu sei il figlio mio, l’amato” (Lc 3,22) – (attra)verso il Sacramento della Confermazione, è rivolto in particolare agli educatori e ai catechisti di entrambe le Diocesi del Piceno che accompagnano i ragazzi al Sacramento della Cresima. L’appuntamento, che registrerà la presenza di mons. Gianpiero Palmieri, si svolgerà Giovedì 30 Gennaio 2025, alle ore 21:00, presso la parrocchia Sacro Cuore in Centobuchi di Monteprandone.

Per conoscere meglio questo cammino interdiocesano e scoprire le tappe future che ci attendono, abbiamo incontrato il prof. Luca Marcelli, direttore dell’Ufficio Pastorale diocesano per l’Iniziazione Cristiana e il Secondo Annuncio ai Genitori della Diocesi di Ascoli Piceno.
Appartenente alla parrocchia Maria Santissima Madre della Chiesa di Stella di Monsampolo, il prof. Marcelli è da sempre impegnato su più fronti: la docenza nelle Scuole Secondarie, la ricerca accademica (è dottore di ricerca in Storia del Cristianesimo e delle Chiese), l’impegno da educatore-catechista in Azione Cattolica con bambini, adolescenti e giovani. Nel quadriennio 2017-2021 è stato responsabile nazionale dell’Azione Cattolica dei Ragazzi e membro della Consulta dell’Ufficio Catechistico Nazionale. Con lui fanno attualmente parte dell’Ufficio Pastorale per l’IC della Diocesi di Ascoli anche Adele Agostini, David Galasso e don Andrea Tanchi.

Quali obiettivi si propone di raggiungere questo ciclo di catechesi e qual è il significato del titolo dell’itinerario proposto?

Sono tre le direttrici – per contenuti, stile e finalità – intorno alle quali l’itinerario si sviluppa.
La prima è il tenere insieme le dimensioni della vita dei soggetti della catechesi: la famiglia, sostenuta nel dare stabilità, la comunità cristiana, sospinta dalla familiarità con la Scrittura e dalla vita sacramentale ad offrire profondità, le relazioni con i coetanei e con il Mondo, accompagnate nel discernimento per una crescita integrale, «verso l’alto», delle persone. Dunque tenere insieme sono le nostre parole-chiave! L’assolutizzazione di uno solo di questi aspetti – una catechesi tutta centrata sui contenuti o indirizzata alle sole famiglie o ancora focalizzata solo sugli aspetti relazionali – conduce infatti ad una proposta catechistica limitata e limitante, talvolta rispondente più alle priorità di chi la propone che «alle gioie e alle speranze, alle tristezze e alle angosce» di chi cammina.
La seconda direttrice è lo stringere alleanze con il territorio e favorire il collegamento tra gli uffici pastorali. Se infatti la vita è quella che abbiamo descritto, essa non può essere parcellizzata nelle categorie dei nostri uffici, ma deve essere ricondotta alla sua unità originaria, come un mosaico in cui ciascuna tessera è necessaria per la decodificazione dell’immagine in tutti i suoi dettagli. Per questo ogni incontro del nostro percorso di formazione non nasce da una lettura “di parte”, ma scaturisce dalla collaborazione con altri uffici di pastorale e con altre realtà del territorio. È un cambiamento nello stile che è tuttavia sostanziale.
Il terzo ed ultimo, infine, è un aspetto tanto caro a papa Francesco e rappresenta uno dei passaggi significativi dell’esortazione apostolica “Evangelii gaudium”: si tratta del generare processi virtuosi. Sappiamo bene infatti che le equipes dei catechisti conoscono meglio di chiunque altro il popolo di Dio che abita il proprio territorio: in questa prospettiva un itinerario di formazione diocesano non può offrire soluzioni “definitive e uguali per tutti”, da applicare pedissequamente; esso piuttosto vuole sollecitare ciascuna realtà a ripensarsi sulla base di alcuni interrogativi condivisi, ai quali dare seguito, una volta rientrati in parrocchia. Immobilismo, standardizzazione e ripetitività sono infatti tre radici ormai “secche” e improduttive nei percorsi di iniziazione cristiana.
Tenere insieme, stringere alleanze, generare processi: dai verbi che abbiamo utilizzato è evidente che l’idea de “Il filo rosso” nasca proprio dal desiderio che “nulla vada perduto”.
Ma non solo! Da un po’ ci suona in testa un verso di una canzone di Alfa che si intitola proprio “Il filo rosso” e che nel ritornello suona così: “Questo amore ci fa dormire male cinque ore, pensarci tutte le altre diciannove”. Se pensiamo al legame tra i catechisti e i bambini o i ragazzi che sono stati loro affidati, lo immaginiamo proprio così. Un legame che non si esaurisce nel tempo trascorso insieme, ma che si fa accompagnamento e cura nella scoperta della bellezza della vita cristiana: una relazione asimmetrica e mai esclusiva, perché espressione di un’intera comunità che genera alla fede. Un legame che si fa affidamento continuativo nella preghiera delle situazioni in cui ci si è imbattuti, delle difficoltà e delle storie incontrate. Insomma tra la comunità, il catechista e i soggetti della catechesi, si può davvero dire “che c’è un filo rosso che li unisce, che non si vede, si capisce!”.

Di cosa si è parlato al primo incontro avvenuto lo scorso Dicembre e quale è stato il riscontro a livello di partecipazione?

Il primo incontro ci ha visti riflettere a partire dai risultati dell’indagine condotta dall’Istituto Toniolo sui giovani e la fede per ridefinire l’identità del catechista che serve oggi e di cui c’è assoluto bisogno! Con circa cinquanta catechisti abbiamo provato ad interrogarci sulle provocazioni che i giovani, allontanatisi dalla fede, hanno lasciato nelle mani di alcuni intervistatori. Come rinnovare la figura del catechista di fronte al desiderio di un’esperienza ecclesiale che sia – sono parole degli intervistati – “come una cena a casa di amici”? È emerso il fatto che urga restituire centralità alla Parola di Dio, senza cedere spazio a banalizzazioni e avendo poi particolare cura della dimensione comunitaria. C’è davvero bisogno di questa comunità, che è tessuto di relazioni, che è tempo proficuo per condividere anzitutto interrogativi, che è spazio in cui essere ascoltati e accolti senza giudizio, che è luogo in cui si impara a credere a qualcuno, prima ancora che a qualcosa. Anche Gesù ha fatto così con i discepoli di Emmaus: l’annuncio affonda le radici in un tempo di ascolto e affiancamento.

Quanti incontri ancora sono stati programmati e cosa c’è da aspettarsi?

Al prossimo incontro, quello di Giovedì 30 Gennaio, gli educatori e i catechisti delle due Diocesi del Piceno si troveranno, insieme al nostro vescovo Gianpiero, per riflettere sui percorsi di accompagnamento al Sacramento della Confermazione, un tema annoso e troppo spesso all’origine di un atteggiamento ingiustamente disfattista da parte dei catechisti.
Il 23 Marzo vivremo insieme il Giubileo regionale dei catechisti, un evento dal titolo “Una speranza da vivere e da raccontare”, che celebreremo insieme a tutte le Marche a Loreto. Sarà una giornata di preghiera ed approfondimento, nella certezza che esistono orizzonti di Speranza per la catechesi.
Ci attende poi un incontro, in data ancora da definirsi, sul patto educativo con le famiglie, che è nostra intenzione elaborare insieme all’equipe di Pastorale Familiare e ad altre realtà impegnate nell’educazione e nel sostegno genitoriale.
Infine chiuderemo il 10 Maggio con una giornata ad Ascoli Piceno dal titoloLa bellezza del celebrare. Arte, liturgia, catechesi“. Quest’ultima sarà un’opportunità per riflettere, a partire da quell’immenso patrimonio rappresentato dalle nostre chiese storiche – vere e proprie “catechesi di pietra” – per una liturgia che incontri la vita. In questo cercheremo l’aiuto dell’Ufficio Liturgico e di quello per i Beni Culturali Ecclesiastici.
Insomma un anno straordinario!

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