SAN BENEDETTO DEL TRONTO

A San Benedetto del Tronto, nella cucina rivisitata, c’è uno chef che ha scelto di spingersi oltre i confini tradizionali della gastronomia per trasformare i piatti in vere opere d’arte, come se utilizzasse una tavolozza di colori. Simone Muscella ha un approccio unico che unisce l’amore per il cibo e la passione per i colori, creando una sinergia capace di incantare sia il palato che gli occhi. Dalle vivide sfumature del giallo curcuma ai profondi toni violacei della barbabietola, ogni piatto racconta una storia cromatica. La sua cucina si basa sull’idea che il colore non sia solo estetica, ma anche energia, nutrimento e cultura.

“Cucinare è come dipingere un quadro” spiega Muscella. “Ogni colore evoca un’emozione e ogni sapore completa il racconto”. Le sue creazioni sono un’esplosione di tonalità perfettamente bilanciate, sia nella composizione visiva che nei sapori. Lo abbiamo intervistato e ciò che emerge fin da subito è la sua energia e la grande voglia di scoprire nuovi prodotti da utilizzare.

Come ti descrivi in tre parole?
Creativo, eclettico e colorato.

Come nasce la tua passione per la cucina?
La passione per la cucina nasce fin da bambino, quando i miei genitori, avendo un’attività legata alla ristorazione, mi hanno involontariamente trasmesso il loro amore per questo mondo. Ero affascinato dal ristorante e dalle sue mille sfaccettature, tanto che ho iniziato subito a sperimentare nella cucina di casa, accanto a mia nonna. Da lì in poi è stato un percorso in continua crescita, fatto di studio, ricerca e dedizione, che mi ha portato a diventare chef e titolare di diverse attività, oltre che cultore e insegnante della tradizione del territorio.

Cosa devono esprimere i tuoi piatti?
I miei piatti devono trasmettere la mia energia e raccontare il territorio. Devono parlare di terra, raccontare il mare, essere chiari e taglienti come lame, ed esprimere ciò che è diventato il mio “metodo” di cucina.

Qual è il piatto che più ti rappresenta?
Uno dei piatti che più mi rappresenta è il “Bouquet Piceno”, dove in un solo boccone si assaporano tutti i sapori delle nostre terre. Nel 2021 lo avevo abbinato a mazzancolle nostrane in olio cottura.

Quale ingrediente non manca mai nella tua cucina?
L’elemento che padroneggia la mia cucina è la componente floreale ed erbacea. Un tempo considerati solo elementi ornamentali, oggi nei miei piatti fiori ed erbe non solo aggiungono colore, ma sprigionano sapore e profumo.

Quali sono i tre piatti che nella vita non si può assolutamente fare a meno di provare?
Non si può morire senza aver mai assaggiato una carbonara con tutta la sua crema, una parmigiana ben fatta e degli ottimi tortellini in brodo… potrei mangiarne a quintali!

Quanto sono importanti la comunicazione e i social per il tuo lavoro?
In un’epoca in cui le informazioni viaggiano velocissime, comunicare in modo diretto e conciso è un’arma in più. Il cliente, oltre a quello fidelizzato, cerca esperienze anche attraverso i social, quindi è fondamentale saper comunicare e rapportarsi con un pubblico sempre più smart.

Cosa consiglieresti a uno chef emergente che vuole intraprendere la tua strada?
Consiglio di mettersi in gioco, di ascoltare i consigli e farne tesoro, di imparare dagli errori senza dimenticarli. Ma anche di essere folli, di unire cuore e mente, di lasciar fluire le idee, di sognare in grande e di creare sempre qualcosa di unico. E, soprattutto, di perseverare nelle proprie scelte senza fermarsi di fronte alle difficoltà.

Quando vai a mangiare in altri ristoranti, quali sono le cose che noti di più?
Cerco di non essere mai troppo critico, ma presto sempre attenzione alla qualità delle materie prime, agli abbinamenti azzardati, alla valorizzazione del territorio e alla filosofia di lavoro del locale. Inoltre, per me pulizia, ordine e servizio sono il biglietto da visita di ogni ristorante.

Quali sono le figure da cui hai tratto ispirazione durante il tuo percorso professionale?
Gli chef che hanno influenzato maggiormente il mio percorso sono stati Moreno Cedroni e Mauro Uliassi, agli antipodi della cucina italiana. Successivamente, mi sono lasciato ispirare dalla cucina nordica, dove il vegetale, le erbe spontanee e le materie prime vengono trattate con grande rispetto.

Per chi ti piacerebbe cucinare una cena speciale?
Bella domanda! Sicuramente per tutti i miei familiari. Mi immagino una grande tavolata con tutti i miei cari, che purtroppo vedo sempre meno a causa del lavoro, ma che vorrei godermi appieno.

Chiudo con una domanda… Se dovessi regalarti del tempo, come lo sfrutteresti?
Lo dedicherei alla mia famiglia, ai miei amici e ai miei affetti, oltre che alle mie passioni.

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