Giornata delle arti al Laterano: giovani talenti tra musica, danza e speranza

(Foto SIR)

Di Roberta Pumpo

La speranza è l’antitesi della paura, favorisce l’unità perché si coniuga al plurale. È il pensiero declamato dagli allievi del primo anno di recitazione dell’Accademia nazionale d’arte drammatica “Silvio d’Amico”, che sabato pomeriggio, 15 febbraio, nella Sala della Conciliazione del Palazzo Lateranense hanno portato in scena “Oltre quello che c’è”, drammaturgia di Francesco d’Alfonso liberamente ispirata agli scritti del filosofo coreano Byung-Chul Han e del poeta T.S. Eliot. La pièce teatrale ha aperto la seconda edizione della Giornata delle arti promossa dall’Ufficio per la pastorale universitaria della diocesi di Roma, in occasione della memoria liturgica del Beato Angelico, proclamato patrono degli artisti da san Giovanni Paolo II. Quest’anno la Giornata è coincisa con il Giubileo degli artisti e del mondo della cultura, richiamando migliaia di persone che hanno potuto apprezzare il talento di tanti giovani e ammirare la bellezza artistica e storica del Palazzo edificato da Sisto V.

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Il card. vicario Baldo Reina, in un messaggio letto da don Gabriele Vecchione, coordinatore dell’Ufficio per la pastorale universitaria della diocesi di Roma, si è detto lieto che “la Casa del vescovo di Roma, che è anche il cuore pulsante della diocesi”, abbia accolto la seconda edizione della Giornata delle arti. Il Palazzo Lateranense, “scrigno di storia e di arte”, è il luogo ideale per accogliere gli studenti delle accademie, protagonisti della manifestazione. Per tutta la serata, le sale del Palazzo sono state l’eccezionale palcoscenico dal quale è stato lanciato un messaggio di speranza attraverso prosa, musica e danza. “La speranza – ha spiegato Simone Testarmata dell’Accademia ‘Silvio d’Amico’ – non è credere che quello che faremo avrà successo, ma che quello che stiamo facendo ha un significato”.

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Nella Sala degli Imperatori si sono esibiti gli allievi di danza classica dei corsi del triennio dell’Accademia nazionale di danza con “The place to be. Una terra che non è nostra”, una performance sul tema della migrazione e sulla speranza in un futuro migliore. “Ogni esibizione è come se fosse la prima”, ha detto il ballerino Federico Barrache. Nella Sala degli Apostoli sono risuonate le note di Mozart, Brahms e Piazzolla, eseguite dal duo violinistico del Conservatorio di musica di “Santa Cecilia” Maria Luce De Ruvo e Nika Zubac. “Lanciamo un messaggio di pace, luce e serenità”, ha affermato Maria Luce. Nella Sala di Daniele, invece, scorrevano fotografie e video a cura dell’Accademia di Belle Arti di Roma, sul tema “La luce non è qualcosa che rivela, ma la rivelazione stessa”. Don Andrea Manto, vicario episcopale per la pastorale della salute, ha sottolineato che “la Chiesa guarda con grande attenzione all’arte e alla bellezza” e che la Giornata delle arti “è un’occasione per i giovani talenti di esibirsi e crescere”. Don Gabriele Vecchione ha auspicato che arte e fede tornino a essere un connubio vincente, evidenziando come “negli ultimi decenni si sia consumato un sanguinoso divorzio tra fede e cultura, tra arte e sacro”. Francesco d’Alfonso, dell’Ufficio diocesano, ha infine osservato che “la società contemporanea tende spesso a bandire l’esperienza del dolore e della sofferenza. La speranza è la luce che viene da lontano e può far superare ogni disperazione”.

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