SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Sempre con il sorriso sulle labbra, pratico e con i piedi ben piantati a terra, determinato e ricco di idee per trasmettere la sua filosofia culinaria. Marco Piattoni, nato il 20 maggio sotto il segno del Toro, incarna perfettamente le caratteristiche del suo segno: calma, tenacia, lealtà, pazienza e riflessione prima dell’azione. Chef curioso ma riservato, preferisce lasciare che siano i suoi piatti a parlare per lui. La sua più grande soddisfazione? Vedere la gratitudine e la felicita nei volti dei suoi clienti. Dopo aver maturato esperienza in diverse cucine e location, oggi ha un sogno nel cassetto che siamo pronti a scoprire con lui.
Come ti descriveresti in tre parole?
Tradizionale, Tecnico, Autentico.
Come nasce la tua passione per la cucina?
Provengo da una famiglia di macellai e gastronomi, quindi la cucina ha sempre fatto parte della mia vita. Ho iniziato con la pasticceria, poi ho lavorato in hotel e, infine, nella pizzeria di famiglia. È stato un percorso naturale, quasi predestinato, che ha rafforzato la mia passione giorno dopo giorno.
Cosa devono esprimere i tuoi piatti?
Equilibrio, semplicità e leggerezza. Credo nella tecnica, ma senza mai tradire la tradizione. Ogni piatto deve trasmettere emozione e autenticità, raccontando una storia attraverso il sapore.
Quanto conta la tradizione nella tua cucina?
Per me è fondamentale. La rispetto profondamente, ma cerco sempre di affiancarla alla tecnica e all’innovazione, creando un equilibrio tra passato e presente.
Il piatto che più ti rappresenta?
Difficile sceglierne uno solo, ma se dovessi farlo direi un calamaro leggermente scottato, con un filo di olio extravergine d’oliva e accompagnato da un ottimo pane. È l’essenza della semplicità e della perfezione.
L’ingrediente che non manca mai nella tua cucina?
L’olio extravergine d’oliva di Tenera Ascolana. Un vero simbolo della nostra terra e il segreto per esaltare qualsiasi piatto.
I tre piatti da provare almeno una volta nella vita?
- Gnocchi fatti a mano con un sugo preparato con pazienza e amore.
- Tagliatelle tradizionali, rigorosamente fatte in casa.
- Un arrosto di carne o pesce cucinato con passione.
Quanto sono importanti i social e la comunicazione oggi?
Fondamentali. Oggi non basta cucinare bene, bisogna anche saper raccontare la propria storia. Credo che “metterci la faccia” sia indispensabile: le persone vogliono conoscere chi sta dietro ai piatti. Non si tratta solo di postare immagini, ma di trasmettere emozioni attraverso video e contenuti autentici.
Che consiglio daresti a un giovane chef emergente?
Di fare esperienza sul campo, di non avere paura di sbagliare e di sperimentare. Non avere una formazione alberghiera non è un limite, ma un’opportunità per pensare fuori dagli schemi. L’importante è compensare con lo studio e la pratica.
Quando vai a mangiare in altri ristoranti, cosa noti di più?
La qualità degli ingredienti, l’equilibrio dei sapori e la cura dei dettagli. Osservare come viene interpretata la tradizione è sempre un grande stimolo per me.
Chi ti ha ispirato nel tuo percorso?
La mia famiglia, prima di tutto. Poi, lungo la strada, ho incontrato colleghi e artigiani che mi hanno insegnato l’importanza della tecnica e della pazienza.
Per chi ti piacerebbe cucinare una cena speciale?
Per una persona alla volta, creando un piatto su misura per i suoi gusti. Il cuoco è un servitore nel senso più nobile: il complimento più bello che possa ricevere è quando un cliente mi dice che un mio piatto gli ricorda la cucina di sua nonna. Significa aver toccato il cuore attraverso il cibo.
Il tuo sogno nel cassetto: la tua nuova avventura!
Abbiamo saputo che sei in procinto di aprire un ristorante tutto tuo. Puoi raccontarci qualcosa?
Sì, ho rilevato un’attività storica a San Benedetto del Tronto: l’Hostaria La Magnana, un ristorante con oltre 40 anni di storia. È un luogo simbolo della tradizione locale, conosciuto per piatti iconici come il pesce alla brace di legna e lo spaghetto al nero di seppia. I precedenti proprietari, Luciana e Fernando, mi hanno trasmesso non solo le loro ricette, ma anche un’eredità fatta di passione e dedizione. Il mio obiettivo è mantenere viva questa tradizione, aggiungendo un tocco personale, senza mai snaturare l’anima del ristorante. La sfida è grande, ma sono pronto a raccoglierla con entusiasmo!
Un sogno che diventa realtà, con radici solide nel passato e uno sguardo rivolto al futuro.
Ascenzio Capriotti
in una cena ho riassaporato cose e gusti dimenticati... veramente grande nella sua Semplicità.. Auguri Marco...sei Grande
Giorgia Zanellato
sono stata nel ristorante da poco rilevato e posso dire che la sua cucina mi piace sempre molto..complimenti