GROTTAMMARE – Una decina di amici scout di Grottammare, un invito al cinema Margherita di Cupra fatto dai capi scout del gruppo, un film che rientra nella categoria del cinema impegnato e quindi si prospetta noioso e pesante, insomma una classica serata di giovani adolescenti che, però, a dispetto delle aspettative, si rivela più interessante del previsto.

È quanto capitato ad Anna Marcozzi e Chirill Vagnoni, del Gruppo Scout Grattammare 1, che, insieme ad una decina di amici, hanno accettato l’invito dei loro capi scout Gloria Rossi e Marco Sensalini a vedere il docufilm “No other land” del 2024, premiato come Miglior Film Europeo agli EFA e al Festival di Berlino e candidato, come miglior documentario, ai Premi Oscar 2025.

“Il film racconta gli sforzi di alcuni attivisti palestinesi nell’opporsi alla distruzione del loro villaggio natale di Masafer Yatta da parte delle forze di difesa israeliane (IDF) – spiega Chirill, 18 anni, studente del Liceo Scientifico Rosetti –. Essendo parte della “Zona C” della Cisgiordania, l’area di cui si racconta nel lungometraggio è sotto il completo controllo civile e militare dell’IDF, che limita gli spostamenti della popolazione e arresta chi si espone in proteste pacifiche contro l’occupazione. Pur essendo presente sulle mappe del 1945, quindi prima della fondazione dello Stato di Israele, tuttavia dal 1980 l’area è stata dichiarata dall’esercito israeliano “zona di addestramento militare chiusa” e subisce continui sfollamenti. Onestamente, per i miei gusti, il film è stato leggermente pesante, nel senso che i temi affrontati non potevano essere guardati con leggerezza; al tempo stesso, però, l’ho trovato ben strutturato e senza spazi morti, tanto che è riuscito a tenere sempre alta la mia attenzione, con scene forti e commoventi che, sebbene mi abbiano un po’ rattristato, mi hanno anche permesso di riflettere. In questi ultimi mesi ho sentito spesso parlare di questa guerra in tv, al telegiornale, o sui social, in particolare Instagram e Tik Tok, ma chiaramente si trattava solo di video brevi che raccontavano gli eventi in maniera episodica e non nel loro complesso e in ogni erano erano di servizi che raccontavano i fatti dal punto di vista giornalistico. Il film, invece, mi ha permesso di approfondire l’argomento e di vedere le vicende attraverso gli occhi dei suoi protagonisti, in maniera obiettiva, senza commenti da parte degli autori, solo attraverso le immagini dei fatti ripresi così come avvenivano“.

“Anch’io conoscevo bene la situazione prima di vedere il film, perché a scuola ne abbiamo parlato molto e mi ritengo abbastanza informata. – interviene Anna, 19 anni, studentessa del Liceo Linguistico Capriotti –. Nonostante questo, credo sia stato molto utile assistere alla proiezione del film e vedere la storia dal punto di vista delle persone che ne sono protagoniste. E non mi riferisco ai potenti e ai governanti, bensì alle persone comuni, che quotidianamente sono vittime di violenze non solo fisiche, ma vittime di privazioni, soprusi, violenze psicologiche e umiliazioni, tutte violenze che feriscono al pari di quelle fisiche e che purtroppo negli anni non si dimenticano, lasciando il segno nel cuore delle persone e accrescendo in loro il rancore e l’odio nei confronti della parte avversa. Se non si spezzerà questa catena di odio, purtroppo la guerra non avrà mai fine. Il film, infatti, ci ha dimostrato che non c’è differenza tra le vittime e i carnefici, perché di volta in volta le vittime diventano carnefici e viceversa. Personalmente non riesco a comprendere come un popolo, che abbia subito uno sterminio deciso a tavolino, lo perpetri, a sua volta, verso un altro popolo. Eppure è quello che sta avvenendo. Questo film ci ha fatto capire chiaramente che in questa storia non ci sono vincitori e vinti: quando c’è la guerra, hanno perso tutti“.

 

Prosegue Chirill: “Dispiace constatare come ci siano ancora modi di pensare e di agire che, secondo me, sono contro l’uomo e contro la giustizia e creano quindi conflitti tra gli uomini. È difficile trovare una soluzione per fermare questa guerra. Penso ai bambini che vivono queste situazioni e per i quali sarà difficile dimenticare certi eventi. Come può un giovane che vede sottrarsi la casa, la libertà e anche i sogni, essere un adulto privo di rancore e rabbia? Credo che sarebbe importante che qualche personalità del posto, che ha credibilità e autorevolezza, debba provare a cambiare le sorti delle genti coinvolte, cambiando la mentalità di tutti. Penso a una personalità di spicco, uno nuovo Gandhi un nuovo Mandela, che, in altri contesti, hanno fatto la differenza. Spero che anche qui ci sia questa possibilità per il futuro, così da scrivere una pagina diversa rispetto a quella che stiamo vedendo ora. E noi, che siamo lontani, possiamo comunque dare il nostro contributo, divulgando una cultura della pace attraverso manifestazioni in piazza, convegni nei teatri, proiezioni di film come quello che abbiamo visto al cinema Margherita, approfondimenti a scuola con i docenti, confronto con gli altri studenti e anche una seria politica di disarmo: è vero infatti che le armi sono uno strumento di difesa e, come tali, è necessario averne un quantitativo minimo, ma oggi al mondo sicuramente ci sono più armi di quelle che servono. Penso al nucleare e tanto altro. Il nostro compito, allora, non è solo quello di scuotere le coscienze, ma anche quello di impegnarci per azioni concrete, soprattutto nei rapporti con gli altri Stati, ma anche nei rapporti tra di noi, che devono essere improntati all’accoglienza, alla mitezza e alla giustizia“.

Conclude Anna: “Come cittadini dell’UE e più in generale del mondo, noi Italiani, così come i cittadini degli altri Paesi Europei, possiamo farci sentire con maggiore forza e convinzione, perché abbiamo un vantaggio rispetto ai popoli coinvolti: abitando infatti all’interno di un perimetro di democrazia, noi possiamo spingere i nostri governi a fare pressioni a livello diplomatico, così da accontentare entrambe le parti in conflitto e creare una pace stabile. Poi il resto va fatto dai popoli. È stato bello condividere queste riflessioni non solo la sera della proiezione del docufilm “No other land“, ma anche nei giorni successivi, quando ne abbiamo parlato con gli Scout durante uno dei nostri incontri. Per molti il film è stata una scoperta, soprattutto per quanto riguarda la vicenda del sequestro delle case. Ci siamo sentiti molto fortunati, perché siamo nati nella parte giusta del mondo, quella in cui non si lotta per la vita o per una casa“.

Obiettivo raggiunto, quindi! Complimenti a Gloria Rossi e Marco Sensalini, per aver coinvolto i due giovani e averli fatti riflettere su un tema così importante ed attuale. L’argomento pace dovrebbe essere una priorità nell’agenda di ogni educatore e proprio stasera le Diocesi del Piceno propongono un approfondimento sul tema: una tavola rotonda dal titolo “Economie di guerra. Il mondo attuale tra business bellico e speranze di pace”. L’appuntamento, organizzato dall’Azione Cattolica diocesana, si terrà alle ore 21:15 presso la Sala Kursaal di Grottammare. Sono tutti invitati a partecipare.

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