DIOCESI – “Qual è il senso di questo tempo liturgico di 40 giorni in preparazione alla Pasqua? Noi celebriamo la Pasqua ogni Domenica. Perché allora la liturgia ci fa attendere 40 giorni? 40 come gli anni del popolo di Israele nel deserto. 40 come i giorni che Gesù trascorre nel deserto. Forse ci stiamo preparando con l’ascesi alla Pasqua per essere un po’ più presentabili?”
È con queste domande provocatorie che mons. Gianpiero Palmieri, vescovo delle due Diocesi del Piceno, ha iniziato l’omelia della celebrazione eucaristica del Mercoledì delle Ceneri, da lui presieduta ieri, 5 Marzo 2025, alle ore 21:00, presso la cattedrale Santa Maria della Marina in San Benedetto del Tronto. La Messa è stata concelebrata dal vicario generale della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, don Patrizio Spina, dai due parroci emeriti della cattedrale, don Luciano Paci e don Romualdo Scarponi, dai diaconi Walter Gandolfi, Emanuele Imbrescia e .Pietro Mazzocchi, dai ministranti e da tutto il popolo di Dio riunito.
“Non è la Pasqua la meta del nostro cammino di Quaresima – ha proseguito il vescovo Palmieri -. È invece la Pasqua di Gesù che viene incontro a noi. Noi viviamo questi 40 giorni come una sorta di apertura del cuore, perché possiamo renderci conto che Gesù è risorto, che la potenza dello Spirito di Gesù Risorto già agisce all’interno dei nostri cuori, per farci creature nuove. Allora non siamo noi, con i nostri sforzi, con i nostri impegni, a pregare per la Pasqua. Ma è la Pasqua di Gesù che, approfittando degli spazi che noi lasciamo aperti attorno a Lui, manifesta la sua potenza. La potenza del suo Spirito, infatti, agisce dentro di noi per farci creature nuove”.
Mons. Palmieri ha poi spiegato il segno delle ceneri, definendolo “non un rito austero, un pensiero che ci prende il cuore, ci interroga e magari ci spaventa, una sorta di ‘Ricordati che devi morire’“. “Quello che verrà imposto sulla nostra testa stasera – ha detto il prelato – non sono solo le ceneri, ma le ceneri impastate con l’acqua del Battesimo: è questo il segno. Se andiamo alla Genesi, leggiamo che, prima ancora di creare l’umanità, nel giardino di Eden ci sono una bolla d’acqua e della polvere di terra, con cui il Signore crea Adam (che in ebraico vuol dire ‘tratto dalla terra’) e su questa statua, fatta di impasto tra acqua e polvere, Dio soffia l’alito vitale, l’anima, la vita. I Padri della Chiesa dicono che Dio ha soffiato non solo la vita, ma il soffio dello Spirito Santo. La cenere impastata all’acqua che tra poco riceveremo sul capo rappresenta Dio che ci vuole fare nuova creatura, che vuole plasmare dentro di noi il nuovo Adamo, che è Gesù. L’acqua, scaturita dal costato aperto di Gesù, l’acqua che lava e purifica dentro, è l’acqua di cui stasera insieme alla polvere siamo impastati, per poter diventare nuova creatura, nuova vita”.
“In quest’ottica – ha aggiunto il vescovo Gianpiero – l’espressione ‘Convertiti e credi al Vangelo’ assume un grande significato. È bellissima questa parola – credi -, perché è come se il Signore ci dicesse: ‘Credi alla buona notizia che viene annunciata, quella buona notizia che ascolti ogni Domenica, quella buona notizia che Tu sei mio figlio. Non c’è peccato che non possa essere perdonato! Tu non sei solo. Io sono con te per sempre’.
Quella buona notizia che può guarire il cuore, che può rialzarci in piedi, soprattutto quando siamo nella tristezza, nella sfiducia, nella paura. ‘Io ti faccio nuova creatura – dice Dio –, perché tu possa essere convertito. Metti da parte scettiscismo, egoismo, sfiducia e accogli questa buona notizia’. È questo il senso della Quaresima.
Il vescovo Palmieri ha poi concluso la sua omelia, indicando tre atteggiamenti per rimodellare i nostri cuori, “come Dio fa con il cuore di Adamo. Non prestazioni da fare, ma tre aperture del cuore da tenere presenti”:
Rientriamo in noi stessi!
“Noi viviamo troppo in superficie. Noi pensiamo che la nostra vita, la nostra esistenza consista nello sguardo degli altri. Come mi vedono, così sono. Ed ecco l’affannarsi di cui si parla nel Vangelo di oggi. Gesù dice: ‘Attenzione a fare le cose per essere visti dagli altri. No! Tu non sei il frutto dello sguardo degli altri. Tu sei quello che io conosco, perché nel segreto della tua stanza io ti guardo, nel segreto del tuo cuore io ti vedo’. Ecco perché è importante in questo tempo rientrare in se stessi: pregare, fare silenzio e rientrare nel proprio cuore, rifiutare di vivere la vita in superficie, continuamente impegnati ed affannati a sembrare quello che non siamo. Noi non siamo quello che pare agli altri. Noi siamo creature preziosissime e nel nostro cuore possiamo ritrovare noi stessi. A tal proposito prendiamoci spazi di solitudine con la Parola di Dio, sotto lo sguardo del Padre”.
Lasciamoci riconciliare con Dio!
“Nella Seconda Lettura San Paolo dice: ‘Noi siamo ambasciatori di Dio. Allora abbiamo una cosa da chiedervi: Lasciatevi riconciliare con Dio’. E non pensiamo a quando, dove, dopo, forse. No! Fatelo ora. Ora. Ora è il tempo giusto. Lasciati amare adesso. Lasciati perdonare adesso. Non avere paura! E quanto è bello sentirci amati e perdonati!”
Viviamo il perdono insieme!
“Nella Prima Lettura Gioele parla di un perdono che coinvolge tutto il popolo, tutta l’assemblea. Tutti siamo chiamati a condividere la vita con gli altri. Ecco allora il terzo atteggiamento che ci indica lo Spirito Santo: noi non siamo mai salvati da soli, ma tutti insieme, come comunità. Avere al nostro fianco un fratello, non è un impiccio, è un aiuto: sapere che posso contare sugli altri, che posso condividere la mia vita, che posso sperimentare il perdono, che posso salvarmi, mi aiuta e mi riempie gioia. Solo se ci lasceremo andare a questi atteggiamenti del cuore, saremo nuove creature”.
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