Sudan: appello al governo italiano, “promuovere negoziati di pace e garantire aiuti umanitari”

Un appello al governo italiano perché si adoperi “concretamente nei consessi internazionali per la promozione di negoziati per un cessate il fuoco in Sudan e il rispetto del diritto umanitario internazionale” è stato lanciato ieri, 12 marzo 2025,  a Roma durante una conferenza stampa alla Camera dei Deputati.

L’appello è firmato dalla Comunità di Sant’Egidio, Famiglia Comboniana in Italia, Fondazione Missio, Medici senza frontiere, Libera, Movimento non violento, Centro missionario diocesano di Verona, Fondazione Toniolo Verona, Il mondo di Irene.

Nel documento si chiede al governo italiano di adoperarsi “per il rispetto dell’embargo sulle armi imposto dall’Unione europea e in seno alle Nazioni Unite, affinché il Consiglio di sicurezza estenda a tutto il Paese il divieto imposto finora alla sola regione del Darfur”.

Gli altri due punti riguardano il rispetto e la tutela del diritto di asilo e la “priorità al rispetto dei diritti umani nella gestione dei flussi migratori e negli accordi bilaterali”.

In Sudan è in corso un nuovo conflitto interno dal 15 aprile 2023 tra l’esercito governativo e le Rsf (Forze di supporto rapido). Su una popolazione di 50 milioni vi sono 12 milioni di sfollati interni e 3,7 milioni di rifugiati nei Paesi vicini. 25 milioni di sudanesi, ossia uno su due, non hanno cibo a sufficienza e 650.000 sono fortemente malnutriti.

“Siamo qui per accendere i riflettori sul Sudan, un Paese in cui è in corso una catastrofe umanitaria”, ha detto Paolo Impagliazzo, segretario generale della Comunità di Sant’Egidio, durante la conferenza stampa promossa su iniziativa dell’on. Paolo Ciani. “Chiediamo al governo italiano, visto l’impegno verso l’Africa attraverso il Piano Mattei – ha ribadito Impagliazzo –, uno sforzo per la ripresa dei negoziati per porre fine al conflitto, garantire l’accesso della popolazione agli aiuti umanitari e continuare l’accoglienza di famiglie vulnerabili in fuga dalla guerra attraverso i corridoi umanitari”.

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