Sudan: Emergency, “si intensificano i combattimenti e aumentano i disagi e i bisogni della popolazione”

A quasi due anni dall’inizio del conflitto in Sudan l’attività di Emergency prosegue tra le dirette conseguenze di una guerra che non accenna a concludersi, ma anzi si intensifica, e i bisogni crescenti della popolazione.

Da pochi giorni l’annuncio da parte del governo degli Stati Uniti di congelare per tre mesi gli aiuti esteri e ridurre in futuro la spesa di oltre il 90%: “ancora da comprendere l’impatto sulle attività umanitarie nel Paese”, osserva Emergency, fornendo alcuni dati.

La fascia più colpita è quella dei bambini: su una popolazione in necessità di aiuti umanitari di quasi 25 milioni di persone, 14 milioni sono bambini. Emergency gestisce nel Paese tre Centri pediatrici (Khartoum, Port Sudan, Nyala) e in ciascuno di questi la popolazione in età pediatrica presenta necessità e difficoltà sempre maggiori. A Khartoum da settimane i combattimenti tra forze governative, Sudanese Armed Forces (Saf), e forze paramilitari, Rapid Support Forces (Rsf), si sono intensificati soprattutto dopo la riconquista da parte dell’esercito governativo della città di Wad Madani, capitale dello stato di Gezira, avvenuta un mese fa, e ora con il tentativo di riprendere la capitale. Gli effetti dell’acuirsi del conflitto si manifestano direttamente sui pazienti in età pediatrica. “Vediamo bambini in condizioni sempre più gravi, e chi dovrebbe essere trasferito per un ricovero non ne ha più la possibilità, a causa della progressiva chiusura dei reparti pediatrici in città e nelle zone limitrofe”, racconta Carola Buscemi, pediatra di Emergency a Khartoum.

Solo nello stato di Khartoum sono più di 1.5 milioni le persone affette da grave crisi nel rifornimento di acqua potabile. Si prevede che nel 2025 circa 3.2 milioni di bambini di età inferiore ai cinque anni soffriranno di malnutrizione acuta. Di oltre 12 milioni di sfollati interni il 60% sono minori e il 40% bambini (0-11).

Nel Paese sono stati ad oggi oltre cento gli attacchi a strutture sanitarie, e solo l’80% di queste è parzialmente funzionante. Con la guerra che imperversa sempre più violenta e gli scontri per la riconquista della capitale, il rischio è anche quello di non avere più rifornimenti di farmaci e beni di prima necessità in quantità sufficiente. “Al momento possiamo contare su una scorta di medicine che durerà un paio di settimane – sottolinea Matteo D’Alonzo, direttore del Centro di Emergency a Khartoum –, in particolare per i pazienti pediatrici, senza le terapie adatte e la possibilità di riferirli ad altre strutture la situazione è drammatica”.

Continua a essere al centro dei combattimenti anche Nyala, nel sud Darfur, dove quotidianamente si registrano attacchi aerei. Qui dopo mesi Emergency ha riavviato l’attività ambulatoriale del Centro pediatrico, ridotta negli scorsi mesi a seguito del saccheggio subito nell’ottobre 2023. Resta invece una città di sfollati Port Sudan, in cui i servizi per una popolazione aumentata esponenzialmente dall’inizio della guerra sono carenti e dove le difficili condizioni di vita portano periodicamente al rischio di epidemie, come quella del colera.

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