ASCOLI PICENO – È stato presentato Sabato 8 Marzo 2025, presso il teatrino della scuola delle Suore Concezioniste in Ascoli Piceno, il Volume “Educare la donna alle lettere, alla poesia e alle arti pratiche”, il 21° della collana “Opera omnia marcucciana”, che raccoglie tutti gli scritti del Venerabile Francesco Antonio Marcucci.
Alla presenza di mons. Gianpiero Palmieri, vescovo delle Diocesi del Piceno, e della dott.ssa Stefania Damiani, consigliera del Comune di Ascoli Piceno, il libro è stato introdotto dalla prof.ssa Renata Tacus, già docente e dirigente di vari licei romani, la quale ha collaborato, con perizia e dedizione, alla redazione di alcune parti del volume. A moderare l’incontro è stata la poetessa Franca Maroni, che ha letto alcuni testi poetici tratti dal volume, mentre ad impreziosire il pomeriggio con il canto dell’Ave Maria di Charles Gounod è stata Clarissa Cannellini, già alunna delle Scuole delle Concezioniste, accompagnata alla tastiera dalle giovani sorelle Sofia e Marta Luzi.
Abbiamo incontrato Suor Maria Paola Giobbi, Superiora Generale della Congregazione delle Suore Pie Operaie dell’Immacolata Concezione che ha curato l’edizione del volume, per saperne di più sulla raccolta appena data alle stampe, per conoscere il suo pensiero sul ruolo delle donne di ieri e di oggi nella famiglia e nella società, per parlare della sua vocazione e della vita religiosa in generale.
Come è nata l’idea di dare alle stampe questo volume?
Lo scorso 8 Dicembre 2024 abbiamo festeggiato i 280 anni dalla fondazione della nostra Congregazione e lo scorso 6 Marzo 2025 i 280 anni dall’apertura delle prima scuola femminile. Abbiamo quindi pensato che questo libro, che raccoglie indicazioni educative e testi sull’educazione, potesse essere un modo per celebrare al meglio questi due anniversari. Inoltre, tenendo conto della ricchezza educativa e sacerdotale della figura del Venerabile Marcucci, abbiamo pensato che il volume potesse rappresentare un dono utile sia alle consorelle e alle insegnanti della nostra scuola, sia a molte altre donne della nostra comunità.
Di cosa parla il volume?
Come si intuisce dal titolo, il volume affronta l’argomento dell’educazione femminile sotto un duplice aspetto, quello culturale e quello pratico. Comprende 111 testi del Venerabile Marcucci che all’epoca li aveva scritti con lo scopo di formare culturalmente le suore e le ragazze, così da migliorarle ed aiutarle nella vita.
Nel primo capitolo sono stati raccolti gli scritti che riguardano la visione che il nostro fondatore aveva delle donna, ovvero quella di una creatura virtuosa e con un’alta cultura. Qui troviamo esempi di donne vissute in famiglie ascolane, del territorio marchigiano e italiano, che si sono adoperate, con i loro mariti, nei vari compiti domestici, senza però trascurare l’aspetto culturale e letterario.
Il secondo capitolo riguarda le arti pratiche delle donne: il libro raccoglie infatti i testi in cui il Venerabile Marcucci si sofferma a descrivere come si fa il sapone o l’inchiostro, come si coltivano gli agrumi, come cimentarsi nelle prime bozze di un disegno, come si tessono i vari tessuti, da quelli più pregiati come lo scotto a quelli più usuali come il canavaccio. Qui insomma troviamo una serie di strumenti utili per la vita pratica
Nel terzo capitolo ci sono i testi scritti appositamente per le ragazze e le suore, per insegnare alle prime come esprimersi nella recitazione e renderle sicure di loro stesse, per dare supporto alle seconde, fornendo testi di supporto a tanti momenti che la vita scolastica viveva e rendendo quindi l’insegnamento più piacevole. Qui troviamo in particolare dialoghi sul Natale, sull’Epifania o su altri momenti importanti per la comunità scolastica cristiana. Si tratta di testi recitativi scritti anche in altre lingue europee: se consideriamo che parliamo di quasi tre secoli fa, non possiamo fare a meno di sottolineare la grande innovazione portata dal Marcucci. Inoltre i testi in lingua straniera venivano scritti così come venivano pronunciati, in modo da permetterne la comprensione.
Nel capitolo quarto, infine, sono contenuti 66 testi tra liriche, sonetti, canzoncine o componimenti poetici, che testimoniano il rapporto relazionale che il Venerabile Marcucci aveva anzitutto con Madre Tecla Relucenti, cofondatrice insieme a lui della nostra Congregazione, e poi con le ragazze che frequentavano la scuola. In molti casi i testi sono indirizzati proprio a persone specifiche che chiama per nome, facendo trasparire la cura personale che aveva di ciascuna persona. Spesso, negli anni giovanili, il nostro fondatore si assentava per predicare le missioni al popolo e percorreva anche città lontane dell’Abruzzo, come Atri, Castelli, Mosciano e Pianella, restando fuori per diversi giorni. Allora, per non far sentire la sua mancanza alle suore e alle ragazze, scriveva loro queste composizioni, in cui le incoraggiava e le indirizzava verso forme poetiche molto alte, non solo il sonetto, attingendo alla letteratura classica.
C’è, tra i testi del Marcucci, uno che ha trovato particolarmente significativo?
Ce ne sono molti, ma, visto che poco fa stavamo parlando di poesia, ce n’è una che mi ha colpito particolarmente e che è stata ispirata dall’osservazione della natura. In pochi versi il Venerabile Marcucci paragona la rondine all’essere umano: come la rondine spesso lascia il suo nido per volare nel cielo e per cercare il cibo per i figli, facendovi però sempre ritorno per stare con i suoi piccoli e riposarsi, così anche noi spesso siamo affaccendati in molte attività, ma il nostro cuore torna sempre a Gesù e al suo tempio, che è la chiesa.
Questi versi del Marcucci mi piacciono particolarmente anche per un altro motivo: io sono nata in un paese dell’entroterra piceno, a Cossignano, e per molti anni sono stata a Roma e anche in missione nelle Filippine; tuttavia la terra picena è stata sempre il nido sicuro in cui tornare. Sono molto orgogliosa delle mie origini e amo la mia gente; le colline, i fiori e i profumi i miei luoghi del cuore.
In cosa ritiene che il messaggio del Venerabile Marcucci sia ancora oggi attuale?
Credo che tutte le indicazioni di Marcucci siano attualissime, in particolare l’invito ad una preparazione professionale che comunque è esigente: non ci si prepara in modo completo, senza un impegno serio e costante. Questo lo trovo attualissimo. Ma soprattutto è attuale la finalità dei suoi scritti, perché la donna preparata culturalmente può dare molto di più all’uomo e alla società. L’approccio femminile, infatti, completa quello maschile e può quindi migliorare di gran lunga la società. Marcucci desiderava che si tornasse ad un rapporto paritario, non per avanzare diritti, ma per poter dare di più. A tal proposito è forte in Marcucci l’ispirazione mariana: per lui Maria è la donna più bella, più armonica, più materna, alla quale ogni donna può guardare per essere se stessa e crescere nella sua pienezza.
Dopo quasi tre secoli, cosa c’è ancora da fare per ottenere quella parità desiderata dal Venerabile Marcucci?
Attingendo alle sue qualità femminili, penso che la donna debba trovare la forza e la strada per essere se stessa e per abbracciare l’uomo nel modo più autentico, non per combatterlo. Come ci ha ben ricordato il vescovo Gianpiero durante la presentazione del libro, nella Genesi è scritto che, quando Dio ha creato la donna, ha preso una costola dall’uomo, l’ha quindi impastata della stessa pasta. Non solo: per farlo, ha condotto l’uomo nel torpore, quindi, come ha detto anche papa Francesco, la donna è come il sogno di una creatura che Dio fa uscire dall’uomo, una creatura che potesse guardare negli occhi l’uomo, alla pari, alla stessa altezza, con la stessa dignità. Penso perciò che le doti femminili della delicatezza, della gentilezza e della sensibilità debbano aiutare anche l’uomo a riconoscere l’alterità. In tal senso il cammino di emancipazione delle donne, che è giusto e condivisibile, deve avvenire con la delicatezza che appartiene alle donne, evitando guerre di parole e di sentimenti. Così facendo, credo che l’uomo non si senta minacciato nella sua identità e non percepisca la donna come una rivale o, peggio ancora, un oggetto di cui disporre, in tutti i suoi vari aspetti, finanche la sua vita. Marcucci diceva che la donna ha le chiavi del cuore umano: in tal senso può anche aiutare l’uomo, avendo la delicatezza di non suscitare sentimenti di rabbia e di antagonismo e sapendo gestire bene la sua libertà. Anche quando gli uomini perdono la ragione, anche quando noi donne abbiamo ragione, siamo chiamate a trovare vie di dialogo e, se necessario, a dissimulare per non cadere nel conflitto, e andare oltre la rabbia. In questo modo saremo veri ed efficaci strumenti di pace.
Come è avvenuta la sua vocazione?
La vocazione è un dono. Io l’ho sperimentato. Mentre mi preparavo al Sacramento della Prima Comunione, aiutata dalle Suore Concezioniste del mio paese, ho sentito un’attrazione forte per Gesù e questo mi portato ad accettare l’invito a frequentare la scuola media delle Concezioniste nella Casa Madre ad Ascoli Piceno. Qui sono rimasta affascinata dalla vita delle Suore e dal clima di serenità e di preghiera che ho respirato. Ho quindi deciso di incamminarmi nella formazione per diventare suora e l’ho detto prima a mia madre, poi a mio padre, poi alle Suore dell’Istituto e alle formatrici ed infine a mia sorella, che ha un anno e mezzo meno di me e alla quale sono molto affezionata. Terminate le Scuole Medie, a 14 anni, sono andata a Roma per la formazione religiosa. Lungo il percorso per diventare suora e anche durante i primi anni dopo la professione, ho incontrato e superato tante sfide: eravamo nel periodo della conclusione del Concilio e c’era tanta aria nuova che era entrata dentro agli istituti religiosi, in particolare l’esigenza di essere suore in modo molto diverso dal passato. Tutto questo mi ha provocato, ma anche formato. Provo davvero tanta gratitudine verso tutte le persone che ho incontrato nella mia vita, a cominciare dalle insegnanti, dagli alunni e dai genitori. Tutto mi hanno aiutato a crescere da tanti punti di vista e, nella mia semplicità, ho cercato anch’io di dare quell’aiuto che mi era richiesto.
Cosa potrebbe spingere oggi una giovane donna a diventare suora?
L’attrazione principale, che provoca e mette in moto, resta sempre Gesù. Una giovane donna, dunque, se vuole diventare suora, deve sentirsi attratta da Lui, deve sentirsi chiamata a vivere come Lui e a vivere questo amore insieme alle altre persone, nella comunità. D’altra parte Gesù non ha vissuto la sua missione da solo, ma con un gruppo di uomini e donne. Scegliere la vita consacrata, perciò, significa scegliere di vivere un rapporto personale con Gesù, aiutata da una comunità, in una relazione che non è chiusa, bensì aperta all’altro; significa donare la vita per il Vangelo in una comunità che, a sua volta, è aperta ad una comunità ancora più grande, che è l’umanità.