SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il ricordo di due grandi figure che hanno fatto uno, la storia del ciclismo in Italia e nel mondo, e l’altro, la storia della Tirreno – Adriatico e della Città di San Benedetto del Tronto: si tratta di Silvio Martinello e Francesco Marchegiani. È così che l’Amministrazione Comunale della città rivierasca ha voluto celebrare l’edizione di quest’anno della corsa a tappe maschile di ciclismo su strada che ogni anno parte da una località posta sul Mar Tirreno e si conclude sul Mar Adriatico nella città marchigiana.
E così si sono ritrovati Sabato 15 Marzo, alle ore 17:00, presso la Palazzina Azzurra in San Benedetto del Tronto, molti appassionati di sport e soprattutto di ciclismo, per incontrare Silvio Martinello, cinque volte campione del mondo e campione olimpico, oltre che commentatore tecnico RAI nelle competizioni ciclistiche, e per ricordare la figura di Francesco Marchegiani, colui che ebbe l’intuizione di portare la finale della Tirreno – Adriatico nella città di San Benedetto del Tronto, portando alla ribalta nazionale ed internazionale la città rivierasca e contribuendo in maniera determinante ad alimentare la sua vocazione turistica.
Presente, in rappresentanza dell’Amministrazione Comunale, Domenico Pellei, assessore con deleghe a Bilancio e Programmazione finanziaria, Patrimonio, Società Partecipate e Politiche Comunitarie.
A rompere il ghiaccio è stato l”atleta del Padovano Silvio Martinello, il quale ha ripercorso la sua carriera iniziata a 13 anni e terminata a 40 anni: gli esordi difficoltosi e la passione per la bicicletta nata in particolare in occasione della Sei Giorni, una competizione che da dilettante lo ha ammaliato e da professionista lo ha visto protagonista di riferimento con ben 28 edizioni vinte e che pertanto ancora oggi resta il suo ricordo più bello; i cinque campionati del mondo vinti, di cui due nell’americana, due nella corsa a punti e una nell’inseguimento a squadre; le esperienze olimpiche, di cui ha ricordato la grande delusione provata a Los Angeles, in cui la squadra italiana, dopo aver registrato il miglior tempo alle prove, è arrivata quarta, e ovviamente le vittorie ad Atlanta, dove ha ottenuto la medaglia d’oro nel 1996, e a Sidney nel 2000, dove invece si è aggiudicato la medaglia di bronzo; l’esperienza, a tratti ricca a tratti travagliata, di fare l’ultimo uomo di Marco Cipollini, dalle sue storiche volate alla decisione di separarsi da lui e dalla società; la sua pluriennale partecipazione alla Tirreno – Adriatico ed in particolare la competizione del 1991, quando ha vinto la tappa di Chiaravalle; infine la sua esperienza di commentatore tecnico per il Giro d’Italia, i Campionati del Mondo e il Tour de France, una collaborazione professionale con la RAI che gli ha riservato delle belle soddisfazioni, come la medaglia d’oro di Elia Viviani nel 2016, che gli ha procurato un’emozione non meno grande di quella provata quando a vincere la medaglia era stato lui.
Queste le parole del campione Silvio Martinello ai nostri microfoni: “San Benedetto del Tronto è una località conosciuta non solo in Italia, ma anche in tutta Europa e in tutto il mondo, grazie alla Tirreno – Adriatico. Personalmente ho dei bellissimi ricordi legati a questa città, perché non solo ho corso una dozzina di volte la Tirreno – Adriatico, vincendo anche nel 1991 la tappa di Chiaravalle, ma anche perché sono tornato pure in veste di commentatore, avendo la possibilità di raccontare agli Italiani la bellezza di questa competizione e di questa città, anzi direi di questa regione, le Marche, che ho sempre avuto nel cuore“.
In merito al futuro del suo amato sport, ha detto: “Il ciclismo è una disciplina che continua a suscitare molta passione; purtroppo però sta vivendo problemi non banali, che riguardano soprattutto la capacità di reclutare giovani per il futuro. Le ragioni di queste difficoltà sono tante. Prima di tutto ci sono meno società sportive rispetto al passato, quindi la mappatura del territorio per scoprire nuovi talenti è meno capillare rispetto a prima. Poi il ciclismo convive con un problema di sicurezza, quindi le famiglie, prima di indirizzano i loro figli verso questo sport, sondano anche altre opportunità. Mi auguro quindi che chi ha la responsabilità, non solo di gestire il movimento ma anche di capire quanto il ciclismo possa essere utile, dia quelle necessarie garanzie di sicurezza non solo a chi vuole praticare questo sport a livello agonistico, ma anche a chi decide di utilizzare la bicicletta per migliorare il proprio stile di vita. È necessario un lavoro in profondità dal punto di vista culturale, quindi dell’educazione, e dal punto di vista pratico, quindi delle infrastrutture. Un Paese, che vive anche di turismo, come l’Italia, ne ha assolutamente bisogno. Osservo poi con interesse il ciclismo femminile che è in grande crescita. Il ciclismo è uno sport di resistenza, dove la fatica è un elemento fondamentale: se inizialmente poteva esserci qualche resistenza da parte delle donne, che magari preferivano discipline sportive più femminili, ora invece c’è una grande attenzione verso il ciclismo, anche quello agonistico. Non è un caso che anche in Italia, negli ultimi anni, abbiamo delle campionesse affermate che stanno regalando delle grandi soddisfazioni al movimento sportivo italiano“.
La seconda parte dell’incontro è stata dedicata al ricordo di Francesco Marchegiani, il quale nel lontano 1967, per la seconda edizione della Tirreno – Adriatico, fece spostare l’ultima tappa della gara da Pescara a San Benedetto del Tronto. Da allora fino ad oggi la tappa conclusiva si è sempre svolta nella città rivierasca. A tracciare un ricordo di Marchegiani sono stati, oltre alla figlia Mariella Marchegiani e al nipote Eugenio Ricci, due amici di famiglia: Domenico Vagnoni, che ha condiviso con lui anche un percorso politico all’interno del Partito Socialista, e Michele Caporossi, già dirigente degli Ospedali Riuniti di Torrette.
Domenico Vagnoni ha affermato: “Francesco Marchegiani è l’uomo che ha portato la tappa conclusiva della Tirreno – Adriatico qui a San Benedetto del Tronto, in un’epoca in cui la competizione era una corsa nascente e che non aveva ancora il successo che poi negli anni ha registrato. Lui ebbe l’intuizione che quella gara potesse diventare una vetrina per la città: erano gli anni Sessanta e ‘c’era il boom economico, quindi questo fu un ottimo modo per lanciare San Benedetto del Tronto come meta turistica in tutta Europa, visto che all’epoca la Tirreno – Adriatico veniva trasmetta in eurovisione. Come presidente dell’Azienda Autonoma del Soggiorno e del Turismo, riuscì a catalizzare l’attenzione sulla città di San Benedetto, strappando la tappa finale a Pescara e facendola portare qui. E il frutto della sua intuizione è ancora vivo, dal momento che ancora oggi, dopo quasi sessant’anni, la tappa conclusiva della Tirreno – Adriatico non solo è rimasta qui, ma è anche cresciuta moltissimo. Gli esperti del mondo del ciclismo la considerano la preparazione migliore che ci sia per la Milano – Sanremo, scalzando da questo ruolo la Parigi – Nizza. Tanti sono i meriti di Marchegiani anche in ambito artistico e culturale: ricordo che organizzò una mostra dal titolo “Al di là della pittura“, una iniziativa molto innovativa e all’avanguardia per l’epoca, che portò alla ribalta artisti come Gillo Dorfles, pittore, critico d’arte e filosofo”.
Particolarmente significativo anche il ricordo condiviso da Michele Caporossi, il quale ha dichiarato: “Voglio ricordare un tratto, oggi invidiabile e poco frequente, dello spirito e dell’etica di Marchegiani. Quando prese la dirigenza dell’Azienda Autonoma del Soggiorno e del Turismo, come prima cosa, Francesco elogiò i precedenti dirigenti. Nella dichiarazione, riportata sui giornali dell’epoca, disse che quanto fatto dai suoi predecessori era stato fondamentale per quello che lui sarebbe andato a fare. Se pensiamo al terribile egoismo dei nostri tempi, in cui si assiste alla sistematica negazione dei meriti di chi c’era prima, possiamo dire che Francesco Marchegiani sia stato un gigante. Un gigante che ha lasciato un segno fondamentale”.
Al termine dell’incontro, i visitatori hanno potuto ammirare la mostra “Le bici dei campioni“, tra le quali quelle di Bartali, Coppi, Gimondi, Moser e anche una di Martinello, oltre che vivere un gustoso momento di convivialità.
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