DIOCESI – Il Cammino Sinodale delle Chiese in Italia sta proseguendo nel solco segnato da papa Francesco nell’Esortazione apostolica “Evangelii Gaudium“, che delinea una Chiesa missionaria, prossima alla gente, dinamica e solidale.
Per fare il punto a livello locale, abbiamo incontrato Barbara De Vecchis, referente, insieme al diacono Franco Bruni, del Cammino Sinodale per la Diocesi di Ascoli Piceno.
Già presidente diocesana dell’Azione Cattolica e già incaricata regionale del Settore Adulti di AC Marche, De Vecchis è attualmente impegnata nella parrocchia San Giacomo della Marca in Ascoli Piceno come educatrice ACR. Nella vita privata è impiegata nel settore pubblico in ambito sanitario ed è sposata con Mariano Pierantozzi, con il quale ha avuto tre figli: Giorgio, Cecilia e Stefano.

A che punto è il Cammino Sinodale della Chiesa di Ascoli Piceno?
Abbiamo percorso un lungo cammino, ma c’è ancora tanta strada da fare. Abbiamo vissuto con fatica e molta pazienza la fase narrativa, in cui abbiamo dato spazio all’ascolto e al racconto della vita delle persone, delle comunità e dei territori. Poi abbiamo dato vita alla fase sapienziale, in cui abbiamo analizzato con attenzione le narrazioni emerse nel biennio precedente, cercando di discernere ciò che lo Spirito Santo ha voluto indicarci, attraverso il senso di fede della nostra Chiesa locale. Siamo quindi arrivati lo scorso Ottobre 2024 a convocare un’assemblea sinodale diocesana, al termine della quale abbiamo redatto un documento con le linee pastorali a cui fare riferimento durante questa terza fase del Cammino Sinodale, la fase profetica, che coincide con l’Anno Giubilare dedicato alla speranza. Questo documento è molto importante perché rappresenta la sintesi che l’Equipe diocesana del Cammino Sinodale di Ascoli Piceno ha condiviso con il Consiglio Presbiterale diocesano, il Consiglio Pastorale diocesano e la Consulta delle Aggregazioni Laicali. Il documento quindi contiene il contributo di tutti: laici, presbiteri, movimenti, uffici pastorali e anche le singole parrocchie che hanno partecipato attraverso i rappresentanti dei Consigli Pastorali parrocchiali. Da qui deriva la sua importanza, dalla metodologia usata per la sua costituzione ed approvazione: il documento venuto fuori è frutto di una grande partecipazione, di una forte condivisione, scritto a più mani e a più cuori. Già questo è il primo frutto del Cammino e ci dà la misura di dove siamo arrivati.

Quali sono le principali linee pastorali individuate nel documento?
Abbiamo operato in particolare quattro scelte pastorali.
La prima scelta, vista la coincidenza con l’Anno Giubilare, è stata quella di dare risalto al tema del perdono, sia quello personale sia quello comunitario. Il nostro vescovo Gianpiero ha individuato anche dei luoghi del perdono, uno per ogni Vicaria, sottolineando ancora di più la possibilità di sperimentare la gioia della misericordia del Signore.
La seconda scelta è stata quella di mettere al centro della pastorale l’ascolto della Parola di Dio, sia come proposito personale sia come cammino comunitario. Da qui sono nati diversi percorsi formativi e di cura della vita spirituale riportati nel sussidio “Pellegrini di speranza“. Mi riferisco ai video che riportano le catechesi dell’Equipe interdiocesana “Custodi della vita spirituale“, alle schede formative e ai video esplicativi a servizio dei gruppi di ascolto della Parola, gli Esercizi Spirituali della Vita Ordinaria.
La terza scelta che abbiamo operato è stata quella di rendere il primo annuncio del Vangelo agli adulti e ai giovani la scelta prioritaria di tutti gli Uffici di Pastorale, attraverso diverse iniziative tra le quali i momenti di formazione interdiocesana, che abbiamo condiviso con la Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto.
La quarta scelta ed ultima scelta è stata quella di dare forma e vita al vento della Pentecoste che ci spinge fuori dal cenacolo. Questo invito ad andare fuori ci ha spinto a portare qualcosa fuori dai nostri contesti abituali, a portare luce negli angoli più bui del nostro vivere, quelli in cui abbiamo ravvisato delle crepe: sono nate così le Porte della Speranza. Il Cammino Sinodale è fatto soprattutto di ascolto: prima della Parola, poi tra di noi ed infine di tutti. Quest’ultimo, l’ascolto di tutti, anche di chi è fuori dai nostri gruppi, è stato quello che ci ha messo maggiormente in difficoltà, ma al contempo anche quello che ci ha aperto maggiormente alla comunità. Le Porte della Speranza, da una parte, rappresentano un continuare ad essere sempre in ascolto di tutti e, dall’altra parte sono anche uno strumento per leggere il territorio e per stare nel mondo nel modo giusto. La Chiesa, infatti, non è qualcosa di staccato dal resto del mondo, bensì sta nel mondo. E ci sa stare bene, non come su un piedistallo, ma in mezzo agli altri. Questa Speranza di cui parliamo noi la portiamo nei luoghi al di fuori della nostri luoghi abituali, al di fuori delle nostre zone di confort, magari con il desiderio di scoprire e vivere insieme la Speranza cristiana. È importante questo atteggiamento, perché significa che non siamo noi cristiani a dare risposte, magari non richieste o magari senza ascoltare le domande, bensì ci poniamo, come gli altri e con gli altri, in ascolto.

Quali sono le Porte della Speranza che avete deciso di aprire?
Dall’assemblea sinodale diocesana fatta a Maggio 2024, è emerso il desiderio forte di una Chiesa che vive il territorio. Abbiamo avuto diverse suggestioni e diversi spunti di riflessione, abbiamo quindi dovuto fare una scelta. Abbiamo individuato gli ambiti con cui il territorio ci parlava, anche per entrare in relazione con i diversi contesti di vita quotidiana: dalla povertà alla fragilità e alla disabilità, dal lavoro all’economia, dalle relazioni crollate per via del terremoto a quelle che si stanno frantumando nelle piccole realtà cittadine, dalla vita alla morte, dalla giustizia alla cura del Creato, dall’alleanza educativa tra scuola, famiglia e parrocchie all’importanza di costruire nel territorio reti operative ed efficaci. In questi vari ambiti abbiamo individuato delle zone d’ombra in cui, secondo noi, sarebbe stato utile portare una luce di speranza.
A livello parrocchiale, ogni comunità ha pensato ad una Porta di Speranza, mettendosi in ascolto del proprio territorio e declinando le varie iniziative in base alle necessità del territorio parrocchiale stesso. Nei prossimi incontri vicariali vedremo cosa hanno pensato i vari Consigli Pastorali Parrocchiali e cosa stanno realizzando.
A livello diocesano, invece, sebbene la fase profetica del Cammino Sinodale venga vissuta separatamente dalle due Diocesi del Piceno, le Porte della Speranza saranno condivise, pertanto  sarebbe opportuno dire che le iniziative saranno interdiocesane. Abbiamo realizzato nove Porte di Speranza che si ricollegano agli ambiti individuati:

Lottare contro l’usura e l’azzardo – I monti frumentari, i monti di pietà e il microcredito
19 Marzo 2025 al monastero di Valledacqua in Acquasanta Terme
Custodire il Creato al tempo dei conflitti internazionali
11 e 12 Aprile 2025 – Manifestazione per la pace e Earth Day interdiecesano
Superare la crisi del lavoro: i nuovi scenari
16 e 17 Maggio 2025 a Comunanza
Promuovere la vita a sostenere la famiglia
31 Maggio 2025 ad Ascoli Piceno e 1 Giugno a San Benedetto del Tronto
Costruire un carcere dal volto umano
10 Giugno 2025 presso il carcere di Marino del Tronto
Ricostruire le relazioni crollate
24 agosto 2025 ad Arquata del Tronto
Creare alleanze educative tra famiglia, scuola e comunità cristiana, a servizio dei ragazzi
24 e 25 Ottobre 2025 nelle due Diocesi del Piceno
Alimentare la speranza oltre la morte
2 Novembre 2025 in entrambe le Diocesi del Piceno
Combattere la povertà con la giustizia e la solidarietà
15 e 16 Novembre 2025 in entrambe le Diocesi del Piceno

Quale è la speranza che lei serba nel cuore per quanto concerne il Cammino Sinodale, quindi per quello che accadrà durante la fase profetica e anche dopo?
La fase profetica del Cammino Sinodale consiste nel fare scelte concrete per portare avanti le linee pastorali emerse e decise nella fase sapienziale, in base all’ascolto avvenuto nella fase narrativa. Si tratta quindi di scelte che vengono sperimentate oltre le “porte” dei nostri nostri luoghi abituali. Durante questa fase e anche dopo, l’atteggiamento di fondo a cui siamo chiamati è quello dell’ascolto e lo stile è quello sinodale, del discernimento comunitario, che vorremmo confermare come stile quotidiano della Chiesa. Al di là delle scelte che la Chiesa farà, sarà importante il percorso. O meglio, sarà importante credere che è proprio questo stile, fatto di ascolto e di dialogo, ciò che muove, che genera, che fa sentire tutti coinvolti, nessuno escluso.
In questi lunghi ed intensi mesi abbiamo capito che tutto questo non viene dal nulla; al contrario, ha bisogno di un esercizio paziente e continuo. La speranza per il futuro, quindi, è di non perdere la bussola, di non dare tutto per scontato, perché non è qualcosa di naturale, bensì qualcosa per la quale bisogna impegnarsi. Essendo spesso schiavi dell’abitudine, il rischio è di ritornare a fare come al solito; abbiamo invece bisogno di crederci, di portare avanti questa modalità, anche richiamandoci reciprocamente. È certamente una grazia, ma dobbiamo cercarla, volerla e crederci. Finché, ad un certo punto, scomparirà l’etichetta di sinodale e diverrà lo stile tipico della nostra bella Chiesa.

 

Equipe sinodale diocesana

 

Assemblea sinodale diocesana di Ottobre 2024

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