SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Ho trovato gli studenti molto preparati. Hanno realizzato delle slide bellissime su tanti concetti che ho cercato di riprendere anche nella mia breve relazione. Il messaggio centrale e più significativo è che la libertà di ciascuno di noi non può ignorare le necessità degli altri. La solidarietà è al centro di tutto. C’è stata una bellissima citazione di Hannah Arendt: non possiamo essere delle monadi isolate dalla società. Credo che questo sia il messaggio più importante di questa mattinata e sono stato felicissimo di percepire chiaramente che i ragazzi abbiano questa spinta dentro di loro”.

È con queste parole che il prof. Marco D’Alberti ha commentato l’incontro dal titolo “Dal passato al futuro. I nostri diritti, i nostri doveri”, avvenuto ieri, 18 Marzo 2025, alle ore 12:00, presso l’Auditorium Tebaldini in San Benedetto del Tronto, con gli studenti di tutte le classi quinte e di qualche classe quarta del Liceo Classico Giacomo Leopardi.
Presenti anche il dirigente scolastico, Maurilio Piergallini, la direttrice dell’Ufficio Scolastico Regionale, Donatella D’Amico, e il colonnnello Domenico Barone, comandante provinciale dell’Arma dei Carabinieri di Ascoli Piceno.

D’Alberti, che è giurista, avvocato cassazionista e professore emerito di Diritto Amministrativo all’Università La Sapienza di Roma, dal 2013 è anche membro del Comitato Scientifico dell’area internazionale di ricerca sulla Dottrina Sociale della Chiesa e nel 2022 è stato nominato, dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, giudice della Corte Costituzionale, succedendo così a Giuliano Amato.

La mattinata si è aperta con un momento di raccoglimento molto emozionante: l’esecuzione dal vivo dell’Inno di Mameli da parte degli studenti presenti. A seguire il dirigente Piergallini e la direttrice D’Amico hanno salutato e ringraziato l’illustre ospite, sottolineando l’importanza non solo della sua presenza a San Benedetto del Tronto, ma anche dei temi che di lì a poco sarebbero stati trattati.

L’incontro è entrato nel vivo con l’intervento del prof. D’Alberti, il quale, commentando il titolo del suo intervento, ha spiegato perché sia importante affiancare alle aspettative per il futuro anche la conoscenza del passato: “C’è una differenza abissale tra il passato nella storia e il passato nella tecnica – ha detto il giudice della Corte Costituzionale –. Nella tecnica e nella tecnologia, infatti, il passato è sorpassato. Nella storia, invece, il passato è protagonista. Cerchiamo allora di comprendere la ricchezza del passato e cosa può dare a noi oggi.”

Ripercorrendo dunque il passato, D’Alberti ha citato alcuni celebri documenti nazionali ed internazionali, tra cui la Dichiarazione di Indipendenza Americana, di cui ha analizzato il preambolo: “Noi (gli Americani) siamo certi che queste verità siano di per sé evidenti: che tutti gli uomini siano creati uguali; che essi siano stati dotati dal loro Creatore di certi diritti inalienabili; che, fra questi diritti, vi siano la vita, la libertà e la ricerca della felicità“. “Parliamo del 1776 – ha affermato il giudice –: un passato importante. Qui la felicità non è quella privata, che è un concetto filosofico e che ha a che fare con quello che sta dentro ciascuno di noi; qui la felicità è quella pubblica, che qualcuno ha tradotto, in modo forse non compiuto, con il termine benessere. Comunque qui si intende la felicità che ci può dare la società e che ci può far stare meglio“.

Partendo da questo concetto, D’Amico ha ripercorso la lunga “marcia verso la conquista dei diritti” in Italia, attraverso la citazione di varie sentenze della Corte Costituzionale che hanno lasciato il segno su temi importanti: la libertà di stampa durante il fascismo; la posizione sull’adulterio femminile, che dal 1961 al 1968 è cambiata radicalmente; la difesa dei lavoratori e delle lavoratrici dal licenziamento illegittimo, che ha condotto poi negli Anni 70 all’approvazione dello Statuto dei Lavoratori; la sentenza del 1975 sull’aborto e la legge 194 del 1978 sull’interruzione di gravidanza; la sentenza del 2010 riguardante il riconoscimento dell’unione omosessuale come formazione sociale di cui all’art. 2 della Costituzione, che ha rappresentato un primo passo verso le legge 76 del 2016 che riconosce le unioni civili.

L’incontro si è fatto via via più interessante, quando il prof. D’Alberti ha affrontato il tema dei doveri: “L’art. 2 della Costituzione ci dice che, come i diritti sono inviolabili, così i doveri di solidarietà sono inderogabili. La solidarietà si può declinare in modi diversi. C’è uno spirito di solidarietà, che è quello dei benefattori, quello della carità, quello della pietà, se volete. Ma c’è anche un dovere, un obbligo inderogabile ad essere solidali. Questa è l’anima dei doveri della nostra Costituzione”. Il giudice della Corte Costituzionale ha ricordato la solidarietà di quella Italia povera del dopoguerra, di quando alcuni bambini del Sud, provenienti da famiglie indigenti, venivano messi su dei treni e portati al Nord, dove venivano sfamati. “Oggi – ha detto D’Alberti –è importante una fondamentale versione della solidarietà, che è il volontariato. Fare qualcosa per gli altri rientra tra i nostri doveri inderogabili. Sul volontariato c’è una sentenza bellissima della Corte dl 2022, che vi leggo, perché anche Leopardi l’apprezzerebbe! All’origine del volontariato c’è ‘l’emergere della natura relazionale della persona umana, che, nella ricerca del senso della propria esistenza, si compie nell’apertura al bisogno dell’altro’. Questa sentenza sottolinea la percezione di ciascuno che sia necessario aiutare gli altri”.

Il giudice ha poi proseguito facendo alcuni esempi di azioni che spesso vengono viste come diritti, ma che invece sono anche dei doveri. Sul tutelare la salute, ad esempio, ha detto che si configura “sì come un diritto ad autodeterminarsi, a decidere se curarsi o non curarsi, ma è anche un interesse collettivo, come ribadito da una sentenza del 2023 sull’obbligo legittimo per il personale sanitario di fare il vaccino antiCovid”. Anche sul proteggere la natura, D’Alberti ha sottolineato le sentenze che obbligano le industrie e limitare le emissioni di gas tossici, ma anche i comportamenti e le buone prassi che tutti i cittadini sono tenuti ad avere quotidianamente.

L’illustre relatore ha poi concluso, parlando del futuro: “Calamandrei diceva che la Costituzione deve essere presbite, cioè deve saper guardare lontano”. Tra i temi che toccano i nostri diritti ed i nostri doveri, come il lavoro, la salute, la scuola e l’ambiente, guardando verso il futuro, D’Alberti ha indicato tre priorità: la tenuta dei diritti, la riespansione della solidarietà e la partecipazione alla vita sociale e politica. Su quest’ultimo aspetto in particolare ha detto: “La partecipazione si fa in presenza, sul territorio, nelle scuole, nei Comuni, nei comitati di quartiere. Quella sui cellulari è una partecipazione apparente, non è partecipazione! La partecipazione è l’unico strumento che può farci scampare da un pericolo gravissimo: la frammentazione, l’individualismo. Alcuni filosofi parlano addirittura di singolarismo, che sarebbe una esasperazione dell’individualismo. Questo va superato, perché, se ci chiudiamo nell’involucro del nostro tornaconto, la società sta da altre parti e noi non la capiamo”.

Al termine dell’intervento tre studentesse dalla classe 5°B hanno illustrato alcune slide che rappresentano solo la sintesi di un lavoro svolto durante le ore di Storia e Filosofia e coordinato dal prof. Stefano De Angelis.

Numerose le domande che gli studenti hanno rivolto al giudice durante il dibattito, toccando svariati temi: bilanciamento tra diritti individuali e solidarietà; equilibrio tra diritti individuali e privacy; suicidio assistito ed eutanasia; legge non costituzionale e iter per abolirla; progressi e regressi della globalizzazione; libertà di stampa, tra censura e tutela contro la disinformazione; astensionismo al voto; come garantire la stabilità costituzionale alla luce delle nuove esigenze sociali e culturali.

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