Agesci, 50 anni: mons. Palmieri (Cei), “risorsa preziosa per la Chiesa italiana. Esperienza originale e feconda”

(foto Gianluca Poli)

Di Daniele Rocchi

“L’Agesci è una risorsa preziosa della Chiesa italiana che ne apprezza l’originalità e la fecondità. Essa è da sempre radicata nelle Chiese locali ed è un luogo di promozione del laicato scevro di clericalismo, capace com’è di far risuonare il Vangelo dentro l’esperienza di vita dei ragazzi, spesso anche di frontiera”.

Lo ha detto mons. Gianpiero Palmieri, vice-presidente della Cei e vescovo di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto e di Ascoli Piceno, intervenendo mercoledì sera, in Campidoglio, a Roma, alla presentazione del libro “Per strade non battute, 50 anni di Agesci tra educazione, testimonianza e impegno civico”.

Il vescovo, con un passato da assistente ecclesiastico di diversi gruppi scout dell’Agesci, ha ripercorso la natura ecclesiale dell’associazione in questi 50 anni di vita, parlando di “un’esperienza di grazia che mette, con creatività, i giovani a contatto con la Parola di Dio e la liturgia. Un approccio non formale che fa esplodere la ricchezza della Parola e che fa risuonare il Vangelo all’interno delle esperienze vissute dai ragazzi”. “Quello che caratterizza l’Agesci – ha aggiunto mons. Palmieri – è l’aver vissuto, rimanendo sempre dentro la Chiesa italiana, le diocesi e le parrocchie, la stagione straordinaria del dopo Concilio. E c’è stata con un contributo originale e con una visione di chiesa conciliare dove laici, religiosi e clero vivono con consapevolezza il tema dell’unità”. Significativo, in questo ambito, è il legame con la costituzione pastorale conciliare sulla Chiesa nel mondo contemporaneo “Gaudium et spes”. Altro aspetto segnalato dal vice presidente della Cei è stato l’impegno educativo dell’associazione nel favorire “lo sviluppo della libertà e della responsabilità nei giovani”, intercettandone anche “la forte ricerca spirituale” che li anima.

Lo scoutismo, ha concluso, “è anche una esperienza generativa di futuro perché forma i giovani ‘a partire’, a essere sempre più liberi e responsabili, a vivere il tempo presente da cittadini. È, infatti, una esperienza che, a un certo tempo, termina e apre a un futuro nel mondo e nella realtà. Le persone che vengono dallo scoutismo non si arrendono mai, le riconosci da questo. Lo scout cerca una soluzione dove gli altri si arrendono”.

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