FOTO “Alle radici della finanza civile”, a Valledacqua la prima Porta di Speranza. Gli interventi della mattinata: Bruni, Gatti, Rossignoli, Avallone e Gioeli

DIOCESI – Si è aperta mercoledì 19 Marzo 2025, alle ore 9:00, nella suggestiva cornice del monastero di Valledacqua in Acquasanta Terme, la prima Porta di Speranza che le due Diocesi del Piceno, guidate dall’arcivescovo Gianpiero Palmieri, hanno voluto spalancare in questo Anno Giubilare dedicato proprio a questa preziosa virtù teologale.

Al centro dell’appuntamento, che è durato l’intera giornata, il tema dell’economia solidale: “Alle radici della finanza civile. Seicento anni dalla nascita del Beato Marco da Montegallo. Dai Monti Frumentari al microcredito”.
Al mattino, in particolare sono stati presentati gli esiti della ricerca storica, condotta dall’economista Luigino Bruni e lanciata sulle pagine del quotidiano “Avvenire“, sui Monti Frumentari e sulla loro esistenza capillare nelle comunità soprattutto del Centro e del Sud Italia.
Nel pomeriggio sono stati trattati temi di grande attualità come l’inclusione sociale e finanziaria attraverso il microcredito, una nuova imprenditorialità che crei posti di lavoro, l’educazione finanziaria per una gestione più consapevole delle risorse, il contrasto all’usura e all’indebitamento delle famiglie, le iniziative della CEI e di Caritas Italiana (Se vuoi leggere il racconto del pomeriggio, clicca qui: FOTO Valledacqua, la visita al Monte Frumentario di Paggese e gli interventi del pomeriggio: Bruni, Lucarelli, Pizzo, Gualzetti e don Marco Pagniello)

Presenti, oltre a mons. Gianpiero Palmieri, vicepresidente della CEI e vescovo delle Diocesi del Piceno, anche Sante Stangoni e Sante Capanna, sindaci rispettivamente di Acquasanta Terme e Montegallo, Sandro Donati, presidente della Banca del Piceno, Vito Verdecchia,  direttore generale della Banca di Ripatransone e del Fermano, oltre ai presidenti delle fondazioni e delle associazioni del territorio che hanno sostenuto l’iniziativa ed aiutato nell’organizzazione, e ai dirigenti e volontari di enti del Terzo Settore direttamente o indirettamente coinvolti nella cura dei poveri e dei fragili.

Una data e un luogo non casuali

Organizzato dalle Diocesi del Piceno, in collaborazione con Federcasse, Polo Lionello Bonfanti e Università Cattolica del Sacro Cuore, l’evento si è svolto nel giorno del sesto centenario della nascita del Beato Marco da Montegallo, frate francescano del XV secolo, il quale – come ha ricordato mons. Gianpiero Palmieri durante il momento di preghiera in abbazia che ha aperto la giornata -, in un’epoca di grandi navigazioni e fermenti religiosi, si distinse per la sua lotta contro le discordie civili e l’usura, fondando i Monti di Pietà, istituti di prestito gratuito che sovvertirono l’oppressivo sistema usurario dell’epoca.
Anche il luogo scelto è molto significativo: la cittadina di Acquasanta Terme, infatti, ospita, nella frazione di Paggese, un Monte Frumentario che ha ancora l’antico palazzo del Cinquecento e che è stato visitato dai relatori e dai partecipanti al convegno.

Perché una ricerca sui Monti Frumentari?

I Monti Frumentari sono istituzioni di credito solidale nate per sostenere le comunità agricole attraverso prestiti di sementi e cereali. Fondati dai francescani sulla fine del Quattrocento, diffusi poi dai Cappuccini e rilanciati nel Settecento dall’azione pastorale di Papa Orsini (Benedetto XIII), sono oggi considerati da tutti gli studiosi e dagli economisti una istituzione di credito ante litteram.

Luigino Bruni, professore ordinario di Economia Politica e coordinatore del Dottorato di Scienze dell’Economia Civile alla LUMSA (Libera Università Maria Santissima Assunta), nonché vicepresidente della Fondazione “The Economy of Francesco”, ha spiegato: “I francescani avevano fondato dapprima i Monti di Pietà nelle città del Centro e del Nord Italia, varianti cristiane dei Monti dei pegni ebrei e prima ancora romani. Ma nelle campagne e nel Sud, dove la moneta era scarsa e quindi spesso usuraia, quegli stessi francescani ebbero la geniale idea di far nascere dei Monti Frumentari, piccole banche dove si prestava grano in autunno per le sementi e lo si restituiva dopo il raccolto. Si prendeva ‘a raso’ e si rimborsava ‘a colmo’: la differenza era l’interesse. L’idea era tanto semplice quanto stupenda: se la moneta non c’è o è troppo cara, si può provare a trasformare il grano in moneta (grana). Insomma i francescani saltarono un passaggio finanziario e crearono un grande passaggio civile e cristiano su cui molti salirono e si salvarono“.

L’economista Bruni ha raccontato che, in preparazione all’anniversario di due figure importanti per l’economia civile (il beato Marco da Montegallo, francescano instancabile nato 600 anni fa e fondatore di Monti di Pietà, e il veronese Scipione Maffei, nato 350 anni fa ed autore del testo “Dell’impiego del denaro”, in cui dimostrò la legittimità etica e cristiana del prestito ad interesse), a Natale 2024 è tornato a Roccafluvione, suo paese natio, e ha effettuato alcune ricerche nell’archivio parrocchiale, mosso dalla speranza di trovare un’antica presenza di un Monte frumentario, sebbene nessun vecchio del paese ne ricordasse in zona né vi fosse alcuna traccia sul web né sui libri. “E invece ho trovato una vera miniera – ha detto il prof. Bruni –. Da lì è partita l’idea di dare vita ad una ricerca diffusa sui Monti Frumentari, in un esercizio di intelligenza collettiva. Abbiamo quindi lanciato la proposta sul quotidiano Avvenire ed abbiamo chiesto ai lettori – non solo a specialisti o storici, ma a chiunque viva in paesi di montagna e di campagna – di cercare negli archivi parrocchiali e diocesani, negli archivi degli ordini religiosi e delle confraternite, documenti che potessero testimoniare la presenza e il funzionamento dei Monti Frumentari, così da realizzare dal basso una mappa di queste istituzioni dimenticate. Abbiamo così creato una ‘comunità patrimoniale’, che si sta riappropriando di un brano del proprio capitale culturale“.
La ricerca ha avuto un impatto popolare molto forte, tanto che in solo due mesi di tempo i ricercatori hanno ricevuto oltre 70 contributi, di cui alcuni anche dall’estero, in particolare dalla Spagna, dal Perù , dal Cile e dall’Argentina.

Gli interventi dei relatori

Ad introdurre i lavori della mattinata è stata la dott.ssa Maria Gaglione, sia in qualità di amministratrice delegata del Centro di Formazione e Ricerca Bonfanti che ha sostenuto l’organizzazione della sezione storica del convegno, sia in qualità di coordinatrice della ricerca diffusa sui Monti Frumentari. Oltre al prof. Luigino Bruni, quattro sono stati gli esimi relatori che, moderati dalla prof.ssa Beatrice Cerrino della Scuola di Economia Civile, hanno raccontato la storia dei Monti Frumentari ed illustrato la ricerca storica che ha visto i Comuni del Piceno protagonisti: Sergio Gatti, direttore di Federcasse (Federazione Italiana delle Banche di Credito Cooperativo – Casse Rurali ed Artigiane); Paola Avallone, dottoressa di ricerca in Storia Economica e dirigente di ricerca del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) presso l’Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea (ISEM); Domenico Rossignoli, economista all’Università Cattolica del Sacro Cuore e ricercatore presso la Facoltà di Scienze Politiche e Sociali per il settore disciplinare di Politica Economica; Giulia Gioeli, ricercatrice dell’Istituto Italiano per gli Studi Storici.

Il primo a relazionare è stato Sergio Gatti di Federcasse, il quale si è soffermato in particolare sui due pilastri delle BCC e delle Casse Rurali, che sono le “nipoti” o “pronipoti” dei Monti Frumentari, dei Monti di Pietà e dei Monti delle Doti: la mutualità e la comunità.  Ha poi sottolineato e spiegato i quattro ingredienti che costituiscono il lievito madre dell’economia e della finanza civile: la fiducia, la mutualità, il bene comune e la felicità pubblica.

Subito dopo è stata la volta della prof.ssa Paola Avallone del CNR, la quale è intervenuta con un contributo dal titolo “Il denaro e il grano. I Monti Frumentari nel Mezzogiorno tra il XV e il XIX secolo“. Partendo dal primo Monte Frumentario nato a Sulmona, in Abruzzo, ha ripercorso la mappatura di tutti i Monti Frumentari esistenti al Sud. “Quando furono censiti dopo l’Unità d’Italia – ha affermato la prof.ssa Avallone –, quindi in epoca moderna, nel 1861, i Monti Frumentari e i Monti di Pietà erano presenti soprattutto in Umbria, Marche, Abruzzo e Molise. Aveva ragione lo storico Giustino Fortunato nel dire che il Monte Frumentario non era altro che la forma embrionale del credito agrario“.

A seguire, il prof. Domenico Rossignoli dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha illustrato una ricerca evolutiva dal titolo “Dare credito ai poveri: dalla predicazione alla generazione di comunità“. “Nel giudicare il grado di civiltà di una società – ha detto il ricercatore – non conta solo il profitto, ma anche il livello di inclusività delle istituzioni. In tal senso potremmo considerare i frati i precursori della finanza civile moderna. Spinti infatti da una forte pulsione morale e religiosa, iniziano a peregrinare per l’Italia – potremmo azzardare a dire che fossero gli influencer dell’epoca – per promuovere una visione del mondo che era evidentemente quella cristiana. La loro predicazione nel 400 fa aumentare anche il numero dei Monti Frumentari e di Pietà. Esiste davvero un rapporto diretto tra l’origine dei Monti solidali e la predicazione dei frati? Storici ed economisti hanno bisogno di dati certi e noi per ora abbiamo rilevato che, quando un’area viene colpita da un terremoto, nell’arco di 7/8 anni, se c’è un predicatore di passaggio, viene istituito un monte di pietà o un monte frumentario. Ma non con le risorse dei frati, che erano solo di passaggio e, avendo fatto voto di povertà, non potevano quindi possedere beni, bensì con le risorse della comunità. Ecco perché con i Monti si generava comunità, perché avevano una dimensione locale: il credito raccolto era su base locale, le donazioni raccolte erano su base locale, ma anche le persone a cui si faceva credito erano del posto. Il Monte Frumentario o il Monte di Pietà, dunque, si rivolge alla comunità, nasce dalla comunità e genera comunità“.

Ultima ad intervenire è stata la prof.ssa Giulia Gioeli dell’Istituto Italiano per gli Studi Storici con un contributo dal titolo “Il Monte Frumentario di Mozzano: il grano della fiducia, il credito della comunità“. Dopo aver ripercorso la storia del Monte Frumentario di Mozzano, istituito nel 1585, la ricercatrice ha spiegato le sue principali caratteristiche: “Funzionava secondo un modello mutualistico: la dispensazione avveniva a Febbraio o a Marzo, mentre la restituzione dopo il raccolto. La quarta era l’unità di misura. Il prestito era ‘alla rasa’, quindi fino all’orlo, mentre la restituzione era ‘alla colma dello staio’, cioè con quel grano in più che emergeva dalla quarta e che costituiva l’interesse. Tutto questo preveniva ed evitava l’usura. Nei registri, tra i beneficiari del credito in grano, c’erano numerose donne, probabilmente vedove o capofamiglia. Questo dato è la testimonianza che i Monti Frumentari mettevano al centro fasce di popolazione vulnerabile, come i poveri e le donne, anche se spesso queste ultime dovevano essere accompagnate da un garante di sesso maschile”.
Tre sono le caratteristiche che rendono interessante il Monte Frumentario di Mozzano: l’inclusione sociale, cioè il fatto che avessero accesso al credito persone escluse dal circuito del credito ufficiale; la sostenibilità economica, in quanto i registri sono sempre in attivo; la solidarietà comunitaria, ovvero la fiducia e il supporto economico che la comunità era in grado di dare a chi ne aveva bisogno. È un modello su cui riflettere, perché, sebbene faccia parte del passato, ci racconta una storia che sa ancora di futuro“.

Dopo aver risposto alle domande del pubblico presente, il prof. Bruni ha concluso: “I Monti Frumentari sono importanti, perché icona perfetta della vocazione della nostra economia, ormai dimenticata. Mentre, infatti, il mondo protestante separava il mercato dal dono – business is business e gift is gift – e così inventava il capitalismo filantropico, il mondo cattolico mescolava mercato e dono, gratuità e contratti, solidarietà e interessi. Il Monte, infatti, non donava il grano: lo prestava (a interesse); ma quel prestito aveva la stessa sostanza e fragranza dell’agape, perché consentiva di seminare a chi non aveva semi e poi avere pane. E così hanno spiegato cosa significhi credito: credere, fiducia, fides, vita. E hanno spiegato che le comunità non vivono senza credito, senza credere gli uni negli altri“.

Foto di Giorgia Cinelli

Carletta Di Blasio:
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