ANCARANO – Prosegue il nostro viaggio alla scoperta dei sindaci dei Comuni appartenenti alle Diocesi del Piceno.
Cresciuto in parrocchia, laureato in Scienze dei Servizi Giuridici presso l’Università di Teramo, attualmente è consulente assicurativo.
Si tratta di Pietrangelo Panichi, dal 2009 sindaco del Comune di Ancarano, che oggi ha quasi 52 anni ed è al suo quarto mandato. Al di fuori dagli impegni amministrativi, nutre una passione per lo sport, in particolare il calcio. È inoltre sposato da sei anni con Anna Filipponi.
Quali sono le maggiori criticità che riguardano il Comune da lei amministrato?
Il nostro Comune non vive di criticità importanti per fortuna. In termini amministrativi l’Ente lavora con estrema attenzione, tenendo presente le peculiarità gestionali, affinché il tutto si svolga nel massimo equilibrio. A livello territoriale, soffriamo ancora gli effetti dei terremoti del 2009 e del 2016, soprattutto per quanto riguarda il Centro Storico, dove la necessità di inquadramento dei danni degli edifici privati provoca disagi per le vie pubbliche, ma stiamo continuando a lavorare per cercare di stimolare anche quel settore della ricostruzione, considerati gli investimenti pubblici effettuati sia in termine di dissesto che di riqualificazione della parte storica del nostro paese. Stiamo inoltre uscendo dal post pandemia, promuovendo iniziative sociali ed eventi in collaborazione con le Associazioni locali ed il mondo delle attività produttive. Forse una delle criticità, comune a livello nazionale, potrebbe essere data dal calo demografico, ma per fortuna il nostro territorio non è ad alto rischio di “spopolamento”, considerata la grande richiesta che percepiamo in termini di case in affitto e di acquisto. Ancarano è un Comune di confine con le Marche, su una direttrice strategica tra Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto e questo è un indice di ottima valutazione per chi decide di venire a vivere da noi. Non a caso, proprio questa Amministrazione in passato ha approvato una delibera di Consiglio per definirsi “Comune di Confine”.
Quali sono invece gli obiettivi raggiunti di cui va maggiormente orgoglioso?
Le concittadine ed i concittadini mi hanno onorato di questa importante carica dal 2009 e rappresento un Gruppo che amministra Ancarano dal 2001 nel segno della continuità. Dal mio predecessore Emiliano Di Matteo, il principio che ha animato la nostra attività è stato sempre quello di puntare su investimenti fondamentali ed infrastrutturali fondamentali per la crescita. Sicuramente quindi una delle opere di cui andiamo fieri è quella di aver riqualificato sismicamente ed energeticamente il palazzo scolastico fin dal 2009 a seguito del terremoto, nel momento del mio subentro a seguito di elezioni prima Regionali e poi Comunali, senza attendere i finanziamenti della ricostruzione, ma utilizzando fondi del GSE, attraverso il rifacimento del tetto in legno con l’installazione di un impianto fotovoltaico. Questo ci ha permesso di ricostruire la parte centrale del corpo del fabbricato, di essere veloci e di coprire i costi attraverso il conto energia. Pensare alla sicurezza delle alunne e degli alunni del nostro territorio è qualcosa che parte dal profondo dei nostri cuori, in qualità di Amministratori Comunali.
Quali progetti ha in serbo per il futuro?
I progetti per il futuro sono tanti, da tutti i punti di vista, a partire da quello infrastrutturale a quello sociale, nell’ottica della continua promozione per la crescita del territorio. Il PNRR ha dato ottime opportunità che siamo riusciti a cogliere, a partire dai fondi per il dissesto idrogeologico, che permetteranno la manutenzione di buona parte delle strade, fino alla riqualificazione degli impianti sportivi. Stiamo lavorando poi a progetti sulla viabilità per dare nuovi sviluppi organizzativi e migliorare la circolazione, il tutto sempre nell’ottica della sostenibilità ambientale e finanziaria. La rigenerazione di alcune zone del paese completa le idee che abbiamo concretizzato con un piano di opere pubbliche.
A livello culturale e turistico quali saranno le prossime iniziative?
L’evento turistico che quest’anno sarà al centro delle iniziative per il nostro Comune è dato sicuramente dal primo e storico gemellaggio con un altro ente a livello internazionale. Infatti il 29 Luglio ci sarà la firma ufficiale del patto di gemellaggio con il Comune di Ankaran (Ancarano di Slovenia). Un progetto nato nell’ambito di una formale e reciproca attestazione di relazioni privilegiate e finalizzato alla condivisione di rapporti culturali, sociali, politici ed economici, con costante riferimento ad un’azione comune. Prima, nel mese di Giugno, saremo noi ospiti in Slovenia, per poter vivere le tradizioni di Ankaran, che sono anche molto simili alle nostre. Riteniamo che, grazie a questi aspetti che ci accomunano, potremo avere ottimi punti di dialogo per una crescita reciproca.
La sua esperienza personale le ha fatto conoscere da vicino il mondo della sofferenza e della malattia, quella che condiziona le funzioni vitali di un’esistenza. Qual è la sua posizione sul tema del fine vita?
È un dibattito che infiamma l’opinione pubblica da anni, ma, secondo me, è un tema molto delicato e difficile da trattare in poche battute, anche nel rispetto di chi vive delicate situazioni di salute. Non quindi che sia possibile dare una risposta in un senso o nell’altro, perché la visione in questo campo è strettamente personale, giuridica, etica e chiaramente anche di fede. Credo però che una cosa possa essere condivisa da tutti: è necessario impegnarsi ancora di più nell’aiutarci gli uni gli altri nei momenti di sofferenza in cui la disperazione e il pessimismo possono prendere il sopravvento. In tutte quelle situazioni, accompagnare e sostenere possono essere uno strumento buono ed efficace per contrastare la solitudine, per assicurare l’inclusione e per condividere il dolore che si vive in certi momenti.
Qual è il suo rapporto con la fede?
Sono una persona di fede, cresciuto nell’ambito della parrocchia fin dall’età di 7 anni, quando ho iniziato a partecipare alle attività del catechismo e alla Messa in qualità di chierichetto, per poi continuare come animatore del coro per molti anni, suonando la chitarra. Ho vissuto tutta l’adolescenza all’interno della parrocchia e ricordo con grande affetto l’allora parroco don Tommaso Monti, il quale, essendo molto dinamico, promosse iniziative di confronto e di incontro con Dio, anche in ambito diocesano, per tutte le età, con campi scuola, riunioni, gruppi. Ricordo con affetto e gratitudine gli incontri del venerdì sera, momenti di ritrovo, di fede e di amicizia. Altri tempi, non troppo lontani, ma che sicuramente per quanto mi riguarda, sono stati importanti per la mia crescita interiore e la mia formazione sociale e spirituale. Tuttavia non voglio guardare al passato e lasciarmi andare alla nostalgia: considerando anche che siamo nell’Anno Giubilare dedicato alla Speranza, il mio augurio è proprio quello di ritrovare la Speranza, come ha scritto il Santo Padre nella sua lettera di apertura, in ogni ambito e contesto. Questo riguarda sia me personalmente sia il mondo in generale. Il mio pensiero va in particolare alle persone sole, che troppo spesso nel silenzio assordante si ritrovano a dover combattere con i problemi quotidiani. Come uomini e donne, tutti noi siamo chiamati a ritrovare quel sentimento che possa dare la forza di affrontare gli ostacoli della vita. E, come Chiesa, sappiamo che più che ritrovare qualcosa, possiamo ritrovare Qualcuno e rimetterLo al centro della nostra vita.