(Foto: Siciliani-Gennari/SIR)

M. Chiara Biagioni

Sandra Ferreira Ribeiro (Focolari)

“In questo tempo di divisioni e grandi sfide – guerre, flussi di rifugiati in tutto il mondo, iniqua distribuzione della ricchezza, danni quasi irreversibili all’ecosistema terrestre – come cristiani siamo insieme chiamati a testimoniare la speranza del Vangelo e ad essere protagonisti di dialogo e unità, impegnandoci a vivere insieme per la pace, a costruire fraternità, a diffondere speranza. L’unità dei cristiani è determinante per riportare la pace ovunque manca”. Con questo comune obiettivo più di 250 fedeli di 20 Chiese cristiane, provenienti da oltre 40 Paesi di 4 continenti, si sono dati appuntamento a Castel Gandolfo (Roma) per un convegno ecumenico che si svolgerà dal 26 al 29 marzo. “Called to hope – Key players of dialogue” (Chiamati alla speranza, protagonisti del dialogo) è il titolo dell’incontro promosso dal “Centro Uno”, la segreteria internazionale per l’unità dei cristiani del Movimento dei Focolari. L’evento sarà tradotto in 15 lingue e verrà diffuso anche via streaming. Tra le personalità ecumeniche presenti interverranno mons. Andrea Palmieri, sotto-segretario del Dicastero vaticano per la promozione dell’unità dei cristiani, mons. Derio Olivero, presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo della Cei, Martin Illert, rappresentante del Concilio ecumenico delle Chiese (Cec), l’arcivescovo Khajag Barsamian, rappresentante della Chiesa apostolica armena presso la Santa Sede. Giovedì 27 marzo, presso la basilica di San Paolo fuori le mura (ore 16), è prevista una preghiera ecumenica di riconciliazione e per la pace aperta a tutti. Il Sir ha intervistato Sandra Ferreira Ribeiro, brasiliana, dal 2021 corresponsabile insieme a Eno Dijkema, del “Centro Uno”.  

Il tema dell’unità delle Chiese è ignorato. D’altronde viviamo un tempo afflitto da sfide e problemi che mettono a rischio l’esistenza stessa del genere umano. Perché ritenete importante, anzi “urgente”, parlare di “ecumenismo”? 

Questi problemi di cui parla interpellano i cristiani che, in quanto discepoli di Gesù, dovrebbero testimoniare e portare la fraternità nel mondo. Ma i cristiani oggi si trovano divisi in tante Chiese. Il fatto di esserci tante Chiese in realtà non è il centro del problema. Lo è però il fatto di non riconoscersi come fratelli anche se li unisce l’unico Battesimo.

Come possiamo parlare di fraternità e di pace se le persone non le vedono vissute tra noi cristiani? Almeno non fra tutti i cristiani? Di qui l’urgenza di sottolineare l’importanza dell’ecumenismo. 

Infatti, dalle Chiese cristiane ci si aspetterebbe un maggiore anelito all’unità, una maggiore predisposizione a superare conflitti e divisioni. E invece non è così e tanti non capiscono questa lontananza. Come superare questo “impasse”? 

Penso che ci siano varie spiegazioni. Una di queste potrebbe essere la paura di perdere la propria identità confondendo unità con uniformità, come se ecumenismo volesse dire una omogeneizzazione delle Chiese. Un’altra spiegazione può essere che in alcune Chiese non si avverte più il dolore delle divisioni e ci si accontenta di un livello di intendimento raggiunto. Ma lo scopo dell’ecumenismo è la piena unità visibile, il pieno consenso dottrinale nelle cose essenziali della fede cristiana in modo da poter essere in comunione anche sacramentale.

Come superare l’impasse? Continuare con pazienza e tenacia il dialogo teologico ma soprattutto basare sempre di più questo dialogo sul comandamento nuovo di Gesù, cioè, sull’amore reciproco.

Questo, quando vissuto tra i cristiani delle varie Chiese, ci porta ad essere autentici, cioè riconoscere che se l’altro ed io abbiamo il Battesimo, siamo di Cristo, siamo già uniti, e abbiamo Cristo tra noi come lui stesso ha promesso (cf. Mt 18,20). Papa Francesco ha ripetuto in varie occasioni che l’unità si fa in cammino. Quanto più preghiamo insieme, lavoriamo insieme e testimoniamo insieme, tanto più ci conosciamo e conoscendoci vediamo quante cose abbiamo in comune e anche da imparare dai fratelli cristiani. 

“Chiamati alla speranza, protagonisti di dialogo” è il tema del convegno promosso dal Movimento dei focolari. Perché avete scelto di parlare di speranza e dialogo?  

Penso che oggi sia importante parlare di speranza così come è importante quando si vede una luce in fondo a un tunnel. Oggi ci sono tante situazioni mondiali che ci lasciano perplessi, ci fanno sentire impotenti, portano lo sgomento.

Ma sappiamo dalla storia che la persona umana porta con sé un potenziale di cambiamento, di trasformazione. Bisogna risvegliare questo potenziale.

Questo coincide con parlare di speranza, cioè, che è possibile rovesciare una situazione che sembra irreversibile. Per i cristiani la fede è un motore di speranza. Per chi possiede altre convinzioni non religiose la speranza penso si possa poggiare sul valore dell’essere umano, della lealtà, dell’onestà ecc. In questo contesto il dialogo è fondamentale perché una nuova situazione può e deve essere costruita insieme, con tutte le persone: con chi ha una fede religiosa, con chi ne ha diversa della mia, e anche con chi possiede altre convinzioni. 

Quest’anno il 20 aprile, tutte le Chiese di Oriente e Occidente, per una coincidenza di calendario, celebreranno la Pasqua nello stesso giorno. Che segno è? 

Un segno importante. Il fatto che le varie Chiese oggi non celebrino normalmente la Pasqua nello stesso giorno costituisce un contro senso, una contradizione. In molti Paesi in cui i cristiani sono in minoranza, le famiglie miste ad esempio si trovano divise nel giorno più importante per la fede cristiana. E questo non favorisce la credibilità di quanto pensano o fanno i cristiani. Quindi quest’anno la coincidenza della festa di Pasqua nel calendario giuliano (maggioranza delle Chiese orientali) e in quello gregoriano (Chiese occidentali) rappresenta una grande occasione di testimonianza cristiana e uno sprone perché le Chiese si impegnino a cercare una data accettata da tutte per la celebrazione della Pasqua. Papa Francesco, il patriarca ecumenico Bartolomeo e altri capi di Chiese sono favorevoli a questo e vari Movimenti cristiani si stanno impegnando perché tutti i cristiani siano consapevoli dell’importanza di trovare una data comune. 

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