Monteprandone, mercoledì l’incontro “Osea, la Prostituta e la Chiesa Morente” con Don Dino Pirri

MONTEPRANDONE – Mercoledì 2 aprile, alle ore 21:15, si terrà un incontro di riflessione e approfondimento dal titolo “Osea, la Prostituta e la Chiesa Morente” che prende spunto dall’ultimo libro di Don Dino Pirri. L’evento si svolgerà presso la Sala Audiocinema del Centro GiovArti, situato in Via A. De Gasperi n. 235 a Centobuchi.

L’incontro rientra nel percorso “Adulti in ascolto verso nuove rotte“, promosso dal Settore Adulti di Azione Cattolica della Diocesi di San Benedetto del Tronto, Ripatransone e Montalto.

Don Dino Pirri, prete della diocesi di San Benedetto del Tronto, ha una lunga esperienza pastorale alle spalle. È stato assistente nazionale dell’Azione Cattolica Ragazzi e assistente Agesci. Dal 2014 al 2017 ha condotto su TV2000 la trasmissione Sulla strada, in cui commentava il Vangelo della domenica. Ha pubblicato numerosi libri, tra cui Dalla sacrestia a Gerico (2012) e Cinguettatelo sui tetti. Il Vangelo di Marco su Twitter (2013), ed è autore di Lo strano caso del Buon Samaritano (2022) per Rizzoli. Inoltre, gestisce il blog Appunti di un pellegrino.

Il libro
Nel suo nuovo libro, Pirri esplora la figura di Osea e il suo tormentato amore per la prostituta Gomer, simbolo dell’Israele infedele a Dio. Come sottolinea Paolo Curtaz nella prefazione, La vocazione indecente è un’opera che “parla di amore: un amore straziante, infedele, passionale, che riflette l’identità del Dio di Israele”. Dio, secondo Pirri, si fa prossimo all’umanità anche quando non riceve in cambio amore. La vicenda di Osea diventa, dunque, una riflessione profonda sull’identità di Dio e sulla sua relazione con l’uomo.

Il libro si fa anche un monito per la Chiesa di oggi, mettendo in parallelo la storia di Osea con quella della Chiesa che rischia di morire, avendo smarrito il respiro del Vangelo. Pirri immagina un processo pubblico in cui i figli della Chiesa vengono chiamati a rispondere per le loro mancanze: “la mancanza di affidabilità, la mancanza di compassione e la mancanza di ‘conoscenza di Dio’”. Ma la speranza non viene mai meno. Come per Israele ai tempi di Osea, anche per la Chiesa di oggi c’è una possibilità di redenzione: se ci convertiremo, se accetteremo di tornare nel deserto e permetteremo a Dio di parlarci “cuore a cuore”, allora potremo di nuovo rispondere al Suo richiamo: “Mio popolo”. La domanda è: lo vogliamo davvero?

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