DIOCESI – Sabato 22 marzo, presso il convento Santa Chiara delle Monache Clarisse, in San Benedetto del Tronto, il Movimento del Rinnovamento nello Spirito Santo della Diocesi di San Benedetto – Ripatransone – Montalto ha vissuto la sua Convocazione Diocesana con la Festa del Ringraziamento. L’evento, che caratterizza ogni anno la vita del Movimento a motivo dell’approvazione dello Statuto da parte del Consiglio Permanente della C.E.I. avvenuta il 14 marzo 2002, in questo Anno Giubilare della Speranza, si è colorato di una sfumatura di gioia e gratitudine ancora più speciale del solito: il RnS, infatti, vive il suo micro-giubileo dei 50 anni di presenza in Diocesi.

Questa “corrente di grazia nella Chiesa e per la Chiesa” – come lo ha definito Papa Francesco allo Stadio Olimpico il 1° giugno 2014 – è sbocciata nel nostro territorio nel 1975, per iniziativa dei coniugi Pietro e Clelia Censori, entusiasti di testimoniare a San Benedetto del Tronto la straordinaria esperienza dell’effusione dello Spirito vissuta negli incontri romani del Movimento, sorto in Italia appena tre anni prima. Clelia ha anche ricordato come le inevitabili incomprensioni e difficoltà degli inizi si siano poi tramutate in una diffusa fioritura di gruppi. Attualmente, in Diocesi, sono attive 15 realtà parrocchiali del RnS.

Grande gioia e riconoscenza per tutti i convenuti  ha suscitato la presenza del Vescovo Mons. Gianpiero Palmieri. Il coordinatore diocesano Tonino Verdecchia lo ha ringraziato per lo straordinario entusiasmo che accompagna la sua instancabile attività pastorale al servizio delle Diocesi del Piceno.

Il Vescovo ha dato il via al suo intervento esprimendo la propria gioia per l’incontro:

“È una gioia sentire che possiamo camminare insieme: camminare insieme con il Signore, prima di tutto; camminare insieme con tutta la Chiesa, in modo particolare mettendo a tema proprio il cammino insieme, il cammino sinodale; camminare insieme, infine, come Rinnovamento nello Spirito.

È soltanto camminando, che il Signore rivela il suo volto. E  Lui rivela di essere la via.
Il primo nome dei cristiani è ‘quelli della via’.

Gli storici dicono che Gesù è l’unico rabbī , non ce ne sono prima di Lui e dopo di Lui, che cammina. Gli altri rabbī  si sedevano in casa e i discepoli gli si radunavano intorno. Invece Lui cammina, cammina, diremmo senza sosta. È ancora in cammino Gesù e la comunità cristiana è formata da discepoli che camminano con Lui”.

Il Vescovo ha poi letto il Vangelo di Giovanni da 13,31 a 14,11 e invitato a riflettere sui tre discepoli che ci rappresentano tutti: Pietro, Tommaso e Filippo:

“Riflettere su di loro ci aiuta a comprendere ancora meglio qual sia il nostro cuore, perché il nostro cuore assomiglia un po’ a quello di Pietro, a quello di Tommaso e a quello di Filippo”.

 

La gloria: Dio in azione nel mondo

“Gesù è nell’ultima cena e sta per mostrare la gloria, in ebraico kabod, Dio in azione nel mondo. Dio mostra la sua gloria, perché agisce nel mondo, cambia il mondo e trasforma il mondo.

È il momento in cui appare tutta l’impotenza di Gesù, perché Gesù viene arrestato e messo in croce, proprio quello è il momento massimo di manifestazione della gloria, quando Gesù non spirò ma donò lo Spirito Santo.  In realtà, infatti, Dio è potentissimo perché dona al mondo lo Spirito Santo effuso dalle labbra di Gesù e significato nell’acqua e nel sangue che escono dal suo corpo.

È difficile entrare in questa logica, ma è la logica di Dio. Proprio nel momento in cui c’è tanta fatica umana, ci può essere, anzi c’è, la manifestazione della gloria di Dio.

Soltanto che noi siamo un po’ Pietro, un po’ Filippo, un po’ Tommaso. Gesù guarda questo piccolo branco di dodici, che non ha capito niente, e dice: ‘Ma voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove?’. Uno lo rinnegherà, uno lo tradirà e gli altri se ne andranno.

Li sta prendendo in giro? No. Li vede come li vede Dio, li vede al termine della loro vita. Perché voi sarete quelli che la mia croce la vivrete fino in fondo.

È bello questo sguardo di Gesù che non si ferma all’errore di oggi, ma ci vede in controluce – quella Luce divina che solo gradualmente riempirà la nostra vita – come diventeremo e come saremo. ‘Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove. Mangeremo e berremo insieme. Questa Eucarestia non finisce qui, come tradita dalle discussioni che state facendo. Voi mangerete e siederete nell’Eucaristia nella Pasqua eterna con me, nel Paradiso. E poi – bellissimo per noi – siederete in trono’.

A giudicare le tribù di Israele, saranno Filippo, Tommaso, Pietro, e Giuda. E allora c’è speranza per tutti. Saranno loro.”

 

Il fanfarone, narcisista patologico, che guarisce quando fa le cose per amore: Pietro

Simon Pietro è un fanfarone. È uno che si illude su se stesso. Pensa di avere un coraggio, una forza, una dedizione che non ha. È generoso, ma è anche patologicamente narcisista, promette ma non mantiene, promette perché fa bella figura, ma non ha spessore né costanza.

Vuole andare dietro a Gesù per amore o perché deve dimostrare a se stesso, a tutti, a Gesù, che lui ce la può fare? Non è in grado di seguire Gesù sulla via della Croce. E Pietro rinnega al cantare della seconda volta del gallo. Mentre il sommo sacerdote fa il primo sacrificio della giornata nel suo palazzo, Pietro rinnega. Lui che poi sarà la guida dei dodici.

Quando Pietro, questa volta per amore, seguirà Gesù fino alla fine, fino alla croce, sarà finalmente guarito dal suo narcisismo, grazie all’amore di Gesù. ‘Pietro, mi ami tu?’. ‘Sì, Signore’. Invece no. ‘Io al massimo come a un  amico, ti voglio bene. Non è vero che ti amo, non è vero che ti amo più di tutti’. ‘Oh, adesso mi puoi seguire! Adesso – lo sai? – adesso non hai nessun delirio di onnipotenza e di narcisismo, adesso che sei umile e consapevole di te, allora puoi fare le cose per amore, non per narcisismo”.

 

Il finto tonto che capisce benissimo, guarito dalla ferita di Gesù: Tommaso

 “Tommaso evidentemente è uno incredulo, come sappiamo bene. È uno scettico. È uno che dice la morte è la morte, punto. ‘Ma Signore, dove vai? Come possiamo conoscere la via?’ Due sono le possibilità: o Tommaso è tonto o ha capito benissimo. E allora Gesù risponde con una rivelazione che non ha eguali nemmeno nel Vangelo di Giovanni, per certi versi: ‘Io sono la via, la verità e la vita’. ‘Sono io, Tommaso, la via. Ti porto alla vita e questa è la verità.’

Tommaso è uno coraggioso, perché il giorno di Pasqua non c’era, mentre i discepoli erano chiusi nel cenacolo per paura. Se Tommaso è uscito, vuol dire che troppa paura non aveva. Il suo problema non è la mancanza di coraggio, è l’incredulità.

E allora Gesù ha una terapia particolare. ‘Metti la mano nel fianco’. Tommaso è invitato a compiere un cammino mistico che i mistici ogni tanto facevano: dalla ferita di Gesù, al cuore di Gesù trapassato dalla lancia, al cuore del Padre. Allora Tommaso è invitato a fare questo passaggio: ‘Adesso tu metti la mano nel mio fianco. Non essere più incredulo, ma credente, entra in questa ferita. Capisci il cuore di Gesù, adesso che te lo vedi vivo davanti, capisci il cuore del Padre. Comprendi che Dio è il Dio della vita e non della morte, è il Dio dei viventi. Capisci che è questo che vuole il Padre, che tu sia, sempre e per sempre, accanto a me, accanto a me nella casa del Padre. E allora Tommaso è invitato a compiere il cammino della fede. A entrare nel cuore di Gesù e, attraverso il cuore di Gesù, al cuore del Padre”.

 

Quello che vuole scorciatoie ma che poi lo Spirito gli fa spiegare tutto dettagliatamente: Filippo

Gli disse Filippo: ‘Signore, mostraci il Padre e ci basta’. Facile, eh? Qual è il problema di Filippo? È il Padre, molto comune anche a noi. È che noi non vorremmo passare attraverso la croce.

Sulla croce Gesù mostra il volto del Padre come volto di amore. Come volto di uno che condivide la vita degli uomini totalmente, anche il loro dolore. Come uno che muore come un maledetto, lontano da Dio. Dio deve morire così. Apparentemente come un disperato per far vedere a tutti i disperati della terra che è al loro fianco. Gesù deve salire sulla croce. Così si mostrerà il volto del Padre.

Filippo no, Filippo vuole le scorciatoie, Filippo lo vuole vedere subito il volto del Padre, vuole un Dio senza croce.

Allora anche noi talvolta vorremmo che nella nostra vita ci fosse una manifestazione della gloria di Dio, senza passare attraverso alcune esperienze. È comprensibile: volentieri ce le risparmieremmo. Eppure, noi passiamo attraverso queste esperienze apposte, perché in quei momenti intuiamo un volto del Padre molto particolare, che altrimenti non riusciremmo a cogliere.

Filippo ci starà. Proprio lui, mentre lo Spirito lo spinge nel deserto, nella strada che porta a Gaza, sente che c’è una persona che legge  Isaia 53: ‘l’uomo dei dolori che ben conosce il patire come un agnello portato al macello’. La croce, il volto del padre nel crocifisso, nell’agnello, sul volto di Gesù.

Allora Filippo dice: ‘Tocca a me. Devo annunciare il volto del Padre al funzionario etiope eunuco’ (Atti 12). Voleva un Dio senza croce. Voleva un volto di Dio senza passare attraverso queste esperienze, per questo lo poteva davvero spiegare all’etiope, quel brano lì.

 

Il Signore risorto: via , verità e vita

Allora vedete? Sono tre personaggi che ci dicono qualcosa di noi; qualche volta noi siamo Pietro, qualche volta siamo Tommaso, qualche volta siamo Filippo, qualche volta siamo tutti e tre. Qualche volta tutti e dodici.

La nostra immaturità nell’amare – Pietro -, la nostra incredulità e mancanza di speranza – Tommaso -, l’incapacità di comprendere il vero volto di Dio che si fa debole per amore – Filippo -, sono ferite guarite dal Signore risorto. Egli è la via che ci porta la pienezza della vita divina e questa è la verità di Dio e dell’uomo. La verità che non si studia sui libri, ma che la Chiesa intera sperimenta nel corso della sua storia, perché è lo Spirito che la guida alla verità tutta in terra. Tutta intera. Amen”.

La Festa del Ringraziamento si è conclusa con la preghiera ed il giubilo di tutta l’assemblea, che ha riservato al vescovo Gianpiero affettuosissimi  auguri per il suo compleanno.

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