M. Chiara Biagioni

“Adesso le esigenze più importanti e urgenti sono l’assistenza umanitaria come cibo, medicine, rifugi temporanei, kit igienici e kit di prima necessità. In seguito, avremo sicuramente bisogno di assistenza finanziaria per ricostruire la comunità”. E’ l’arcivescovo di Mandalay, mons.  Marco Tin Win, attraverso il suo “emergency rescue team” a rispondere per mail al Sir che chiedeva un aggiornamento della situazione in città e nella arcidiocesi. “Il 28 marzo – scrivono dall’arcidiocesi – due forti terremoti hanno colpito il Myanmar centrale, con epicentri situati vicino alle città di Mandalay e Sagaing. Da allora sono state registrate diverse scosse di assestamento. Entrambe le città si trovano nell’arcidiocesi di Mandalay”. Le scosse più forti nella regione di Mandalay hanno avuto il maggiore impatto su queste township: Amarapura, Aungmyaythazan, Chanayethazan, Chanmyathazi, Kyaukse, Madaya, Maha Aungmyay, Ngazun, Myittha, Patheingyi, Pyigyitagong, Pyinoolwin, Singu, Sintgaing, Tada-U, Thazi e Wundwin. L’arcidiocesi correda la mail con una serie foto che mostrano i gravi danni agli edifici nella città di Mandalay.

Myanmar, scene di devastazione a Mandalay (foto arcidiocesi)

“Anche le strade di Mandalay sono gravemente danneggiate, rendendo difficile per le persone spostarsi da un posto all’altro, anche all’interno della città. E a causa dei gravi danni alle case e agli edifici di Mandalay, le persone non sono in grado di rimanere nelle loro case e sono costrette a trasferirsi in strada, dove vivono in miseri rifugi temporanei”. Non c’è praticamente chiesa o edificio dell’arcidiocesi che non abbia riportato danni ingenti. Le foto ritraggono crepe, calcinacci e macerie. Ad essere maggiormente colpiti sono il Priests’ Center a Mandalay, la casa dell’arcivescovo, il John Paul Institute, la St. Michael’s Church (Thanwin) e la St. Joseph’s Church (Lafon) e la cattedrale del Sacro Cuore.

Mandalay (Myanmar), danni alla cattedrale del Sacro Cuore (foto arcidiocesi)

Il messaggio dell’arcidiocesi è corredato da un Report delle Nazioni Unite aggiornato ad oggi dal quale emerge che più di 1.000 persone sono state uccise e oltre 2.200 altre sono rimaste ferite, mentre circa 200 altre persone risultano disperse nel Myanmar centrale e nord-occidentale. La maggior parte dei decessi è stata segnalata nell’area di Mandalay. Ma ogni bilancio è purtroppo provvisorio. Il Consiglio di amministrazione statale (SAC) ha dichiarato lo stato di emergenza per la regione di Bago, la regione di Mandalay, il territorio dell’Unione di Nay Pyi Taw, la regione di Sagaing e parti dello Stato di Shan e ha chiesto assistenza internazionale. Il terremoto ha causato la distruzione diffusa di case e gravi danni alle infrastrutture critiche. Sono stati gravemente danneggiati o distrutti l’aeroporto internazionale di Mandalay (con voli commerciali cancellati fino a nuovo avviso), i principali ponti, strade, università, hotel, siti storici e religiosi ed edifici di servizi pubblici nelle aree urbane e rurali.  I danni alla superstrada Yangon-Nay Pyi Taw-Mandalay hanno causato interruzioni del servizio, con crepe e distorsioni della superficie, costringendo gli autobus autostradali a interrompere le operazioni.

Mandalay (Myanmar), crepe sulle strade provocate dal sisma (foto arcidiocesi)

Migliaia di persone stanno trascorrendo le notti per strada o in spazi aperti a causa dei danni e della distruzione delle case o per paura di ulteriori terremoti. Le infrastrutture di fornitura e le torri di comunicazione sono state gravemente colpite, i servizi di elettricità e acqua sono stati interrotti, anche nella regione di Yangon. Le reti fisse, mobili e Internet rimangono instabili. Secondo il Report delle Nazioni Unite, critica è la situazione degli ospedali di Mandalay, Magway, Nay Pyi Taw e Sagaing che stanno lottando per far fronte all’afflusso di persone ferite durante il terremoto. Intanto è atteso per oggi un convoglio di 17 camion merci che trasportano rifugi essenziali e forniture mediche dalla Cina.

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