SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “A me è piaciuto vedere tutta la chiesa piena di luce. Vedere una candela accesa è sempre bello. Ma vedere tutte le candele accese, è stato molto più emozionante: mi ha dato l’idea che non siamo soli“.

“Io ho preferito il momento successivo, in cui abbiamo riflettuto sulla nostra vita, osservando la candela che avevamo in mano. Ho pensato che, finché la candela rimane accesa, c’è sempre un po’ di speranza nella vita. Vorrei quindi che nella mia vita quella candela non si spegnesse mai e che nel futuro ci fosse sempre qualcuno ad aiutarmi a tenere accesa la speranza“.

“Io esco felice da questa celebrazione, perché non mi confessavo da cinque anni e invece stasera è successo. A volte è più difficile perdonare se stessi che gli altri e io finora non ne ho avuto il coraggio. Stasera invece mi sono finalmente perdonata e mi pare di essermi tolta un grande peso. Sono felice!“.

È con queste parole che alcuni giovani cresimandi di Acquaviva Picena hanno commentato la Celebrazione Giubilare, che si è svolta Venerdì 28 Marzo 2025, a partire dalle ore 21:00, nella chiesa Madonna del Suffragio in San Benedetto del Tronto e che ha coinvolto le comunità della Vicaria Venerabile padre Giovanni dello Spirito Santo della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto.

Oltre al vescovo Gianpiero Palmieri, che ha presieduto la celebrazione, erano presenti numerosi preti e diaconi della Vicaria, tra i quali il vicario generale don Patrizio Spina, il vicario urbano don Guido Coccia e il parroco della comunità ospitante don Gianni Capriotti.

Queste le parole con cui mons. Palmieri ha introdotto la serata di preghiera: “Per motivi meteorologici, nella nostra celebrazione giubilare di stasera non ci sarà il segno del cammino e il nostro viaggio sarà molto spirituale. Ma noi sappiamo che la vita è il cammino. E nel cammino della vita noi viviamo delle tappe come quelle che oggi, in maniera simbolica, rivivremo in questa liturgia. Sono quattro.  La prima rappresenta l’inizio della nostra esistenza, un’esistenza segnata, fin dal principio, dall’Amore di Dio: il segno del Battesimo e della fede che ci è stata comunicata fin da quando eravamo piccoli, ci dicono che fin dall’inizio la nostra vita è voluta, amata, creata da Dio. La seconda tappa è il cammino della vita. Quel momento lo vivremo con un tempo di silenzio, chiedendoci: ‘Nel pellegrinaggio della mia vita, a quale punto mi trovo?’. La terza tappa è chiedere perdono al Signore per ogni nostra lontananza da Lui: è bello, infatti, dopo che il nostro cammino è uscito fuori strada, ritornare nella Casa del Padre e contemplare nuovamente la grandezza del suo Amore. Infine la vita nuova, la quarta tappa, che è vissuta e segnata dalla carità”.

Questo il racconto dettagliato della serata.

Amati dal principio – La memoria del Battesimo

La Celebrazione Giubilare è iniziata con la lettura, da parte del prof. Giancarlo Brandimarti, di uno stralcio della Bolla di Indizione del Giubileo Ordinario dell’Anno 2025 dedicato alla speranza, in cui papa Francesco spiega che è “lo Spirito Santo, con la sua perenne presenza nel cammino della Chiesa, a irradiare nei credenti la luce della speranza: Egli la tiene accesa come una fiaccola che mai si spegne, per dare sostegno e vigore alla nostra vita. La speranza cristiana, in effetti, non illude e non delude, perché è fondata sulla certezza che niente e nessuno potrà mai separarci dall’amore divino “.

A seguire il vescovo Gianpiero si è avvicinato al fonte battesimale per fare memoria del Battesimo, prima accendendo le candele dal cero pasquale, poi rinnovando le promesse battesimali e facendo la professione di fede, infine aspergendo tutto il popolo di Dio. Un momento molto intenso e suggestivo, in cui la Luce del Risorto si è propagata per tutta la chiesa, di fedele in fedele, fino ad illuminarla tutta.

In cammino illuminati dalla speranza – il pellegrinaggio della vita

Come anticipato da mons. Palmieri durante l’introduzione, anziché il pellegrinaggio previsto per le vie del quartiere, è stato osservato un tempo di silenzio in cui ciascuno ha potuto riflettere sulla propria vita e sulla propria fede. Ha detto il vescovo Gianpiero: “Facciamo nella nostra mente un cammino immaginario. Possiamo tenere la candela accesa, così, mentre penso alla mia vita, penso a quando ho camminato nella Luce e a quando nel buio, alle volte in cui si è spenta a luce della fede e della speranza e forse anche quella della carità e a chi l’ha riaccesa, permettendomi di continuare a credere, di ricominciare a sperare, di riprendere ad amare. Ho vissuto tante stagioni della vita o forse ne ho vissute poche, ma, nel silenzio, guardando la candela e pensando alla mia vita, chiedo davvero al mio cuore: ‘A che punto sono nella mia vita? Sto camminando con il Signore? Cosa mi ha insegnato il cammino che ho fatto finora? Che sentimenti ho adesso nel mio cuore?’. Sono seguiti alcuni minuti di raccoglimento molto sentiti, in cui anche i più piccoli hanno compreso l’importanza del momento e sono rimasti in un silenzio composto e profondo.

Lasciarci incontrare dall’Amore di Dio – La liturgia penitenziale

La serata è proseguita con la liturgia penitenziale. Dopo l’ascolto della Parola, durante l’omelia il vescovo Gianpiero ha detto: “Gesù Risorto dona lo Spirito senza misura. E qual è il segreto per poter fare questo? Un libro chiuso da sette sigilli. È il libro della storia del mondo. È il libro della nostra vita. Gesù risorto ha il segreto del libro della nostra vita, della vita del mondo. Lui è degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli. E così spiega il senso della storia del mondo e della nostra vita. Gesù ci spiega che, nella realtà di Dio, noi abbiamo a che fare con un Padre che ci cerca sempre e sottolinea anche cosa si vive nel Regno di Dio, nell’eternità di Dio, dove vivono i nostri defunti, dove vivono i Santi, dove vivono gli angeli, ovvero una grande gioia, una grande festa, tutte le volte che noi torniamo all’Amore del Padre. Dio è Colui che ci cerca, come un pastore che cerca la pecora che si è perduta, come la donna che cerca la moneta che si è perduta, come un padre cerca i figli – il minore sia il maggiore – che si sono perduti. Dio è così. Ci dice Gesù che lo dobbiamo ‘sentire’ così Dio. E tutte le volte in cui noi ci lasciamo cercare e trovare da Lui, c’è gioia nel Cielo, molto più che quando 99 presunti figli pensano di non aver bisogno di misericordia”.

Ha proseguito il prelato: “Questo dice qualcosa di noi e di Dio. Tutta la nostra bellezza, la nostra dignità, consiste nell’essere nella Casa del Padre e nel sapervi ritornare. Noi diventiamo agli occhi di Dio particolarmente preziosi, quando comprendiamo di aver bisogno di comprensione e ci facciamo trovare dal buon pastore, dalla donna, dal padre. Eccoci allora nella terza tappa della nostra vita: lasciarci trovare, lasciarci incontrare dall’Amore del Signore. Ecco il senso di quello che facciamo in questo anno giubilare, per sperimentare un perdono ancora più grande e pieno. Un perdono che abbraccia tutta la nostra vita e che tocca l’aldilà. Un perdono che, nella tradizione della Chiesa, si chiama indulgenza. Un perdono pieno, totale, che vogliamo chiedere per noi, per i nostri fratelli e sorelle defunti. Per ottenere questo perdono più pieno, basta un po’ più di consapevolezza: chiedere perdono non soltanto guardando a quello che ho fatto nell’ultima settimana, ma guardando all’insieme della mia vita, lasciandomi abbracciare dal perdono di Dio e sapendo che Dio gioisce di questo”.

Dopo l’ascolto della Parola di Dio e delle parole di speranza del vescovo Gianpiero, i fedeli hanno potuto fare un esame di coscienza silenzioso, riflettendo su alcuni passaggi del Padre Nostro e prendendo spunto dalle domande presenti sul libretto ricevuto ad inizio celebrazione. Sono poi seguite le Confessioni individuali, in tempi abbastanza rapidi, grazie alla presenza e alla disponibilità dei preti della Vicaria.

Condotti ad una vita nuova – Un gesto concreto di carità

Durante le Confessioni, il prof. Fernando Palestini, vicedirettore della Caritas diocesana, ha illustrato il progetto di microcredito sociale “Mi fido di noi”, voluto dalla CEI e da Caritas Italiana per contrastare la povertà e l’esclusione sociale, stimolando l’empowerment delle persone e restituendo loro fiducia e opportunità. L’iniziativa prevede non solo un contributo finanziario, ma anche un accompagnamento sociale ed umano per sostenere le famiglie in difficoltà economiche. Come suggerisce il nome del progetto, infatti, la centralità non è sull’aspetto economico né sulla persona che viene aiutata, bensì sulla comunità che sarà chiamata a prendersi cura della persona e di tutto il processo, offrendole una opportunità di riscatto che coinvolge l’intera comunità ecclesiale.

Il vescovo Gianpiero, invitando i presenti ad un gesto concreto di carità, ha concluso: “Questa è l’iniziativa di carità che vogliamo sostenere. La quarta tappa, infatti, quella che viene dopo il perdono, è la vita nuova, che comincia nel momento in cui desideriamo davvero vivere nella carità. È proprio questa carità quello che chiediamo al Signore, insieme alla fede e alla speranza, per poter vivere pienamente”.

 

 

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