GROTTAMMARE – “Ci sono sogni che sfuggono a ogni logica, frammenti di immagini sfuocate che si dissolvono e si ricompongono in un flusso misterioso, come se la realtà si piegasse in una dimensione capovolta. Sono visioni fugaci, evanescenti, che lasciano un senso di inquietudine, una traccia impalpabile di qualcosa che sfugge alla comprensione razionale. Queste stesse sensazioni riaffioravano quando mi trovavo dietro l’obiettivo, sempre proteso alla ricerca dell’insolito. C’erano emozioni che non avevano confini netti, impressioni che sembravano emergere da un sogno irrisolto, un’eco lontana di immagini che non sapevo spiegare, ma che mi rapivano con la loro enigmatica intensità”.

Con queste parole Dino Cappelletti presenta la mostra “Unconscious Dreams”, inaugurata il 1° aprile, che è stata per lui un viaggio nel subconscio, un’esplorazione del confine sottile tra sogno e realtà.

“Unconscious Dreams” non è stata solo una mostra fotografica: è stato un invito a perdersi nell’indefinito, a lasciarsi attraversare dalle emozioni più impalpabili e a riscoprire la bellezza dell’enigma che si celava dietro ogni visione sfuggente.

Per l’edizione 2025 della rassegna fotografica internazionale Le vie delle Foto, il fotografo Dino Cappelletti ha avuto il piacere di esporre la sua mostra personale “Unconscious Dreams” nella prestigiosa sede di Eataly Trieste, affacciata sulle Rive, nel cuore della città.

Una location luminosa e simbolica che accoglie, per tutto il mese di aprile 2025, una selezione di fotografie ispirate al sogno, all’inconscio e alla percezione visiva più profonda. La mostra ha fatto parte del circuito ufficiale di Le vie delle Foto, il festival che ogni anno porta a Trieste più di 60 fotografi italiani e internazionali in un evento diffuso e accessibile.

Dino Cappelletti afferma: “Mi capita spesso di fare sogni che non riesco a spiegare. Immagini indefinite, emozioni sospese, che ritornano nella mia mente come visioni. Da questa sensazione è nato il progetto “Unconscious Dreams”, una raccolta di scatti che evocano un mondo parallelo, fatto di forme astratte, riflessi, vibrazioni di colore e paesaggi interiori.

La mostra è stata un’esplorazione visiva dove la macchina fotografica è diventata strumento di introspezione. Le immagini non illustravano, ma suggerivano, evocavano, disorientavano, lasciando allo spettatore la libertà di completare il significato.

Ogni fotografia è nata in equilibrio tra realtà e percezione, tra consapevolezza e intuizione. Un viaggio personale, che ho desiderato condividere con chi ama la fotografia d’autore e la ricerca espressiva”.

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