DIOCESI – Circa 172 i delegati provenienti da tutta la Diocesi, il vescovo Gianpero Palmieri, 32 preti, 2 religiose, 137 laici di cui 73 donne e 64 uomini: sono questi i numeri della Prima Assemblea Sinodale della Chiesa di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, che si è svolta a Porto d’Ascoli, presso la Sala “Don Marino” della parrocchia Cristo Re, Sabato 5 e Domenica 6 Aprile 2025. Un’esperienza di ascolto e confronto che ha segnato una tappa fondamentale nel Cammino Sinodale della Diocesi Truentina e che restituisce il quadro di una Chiesa viva, presente ed appassionata. Una Chiesa in grado di ascoltarsi ed ascoltare. Una Chiesa in dialogo che sta imparando lo stile sinodale e che sta operando scelte profetiche.
Al centro dei lavori il tema “Una Chiesa missionaria che annuncia il Vangelo con lo stile della prossimità“. Tre i sotto-temi affrontati:
“Una Chiesa che evangelizza con l’annuncio della Parola”;
“Una Chiesa che si fa prossima a tutti, evangelizzando con la testimonianza della carità”;
“Una Chiesa che sa fare rete”.
Nel corso dell’Assemblea sono stati votati gli emendamenti della prima parte del Documento finale.
Per le altre due verrà istituita una nuova sessione di lavori.
L’Assemblea si è aperta Sabato 5 aprile, alle ore 15:00, con la lettura di un brano degli Atti degli Apostoli e la sua rilettura prima attraverso l’arte, grazie all’intervento del prof. Andrea Viozzi, docente e critico d’Arte, e poi attraverso la meditazione del vescovo Giampiero Palmieri. A seguire è stato presentato lo strumento di lavoro e sono state date indicazioni circa i tavoli sinodali. Nelle due ore successive ogni gruppo ha proceduto a lavorare singolarmente e, a seguire i facilitatori, insieme a mons. Palmieri, hanno cercato di fare la sintesi di quanto emerso nei singoli tavoli sinodali.
I lavori sono ripresi Domenica 6 aprile, alle ore 15:00, con la lettura di un altro brano degli Atti degli Apostoli, commentato dalle Sorelle Clarisse del Monastero di Santa Chiara, intervenute eccezionalmente per l’occasione. A seguire, dalle 15:30 in poi, sono state lette e presentate, una per una, le varie proposizioni e si è proceduto alla loro votazione. La giornata si è conclusa con la Celebrazione Eucaristica presieduta dal vescovo Giampiero Palmieri.
Una Chiesa che evangelizza con l’annuncio della Parola
I contenuti approvati
Queste le parole di gratitudine e soddisfazione del vescovo Gianpiero Palmieri: “Abbiamo scelto di mettere la Parola di Dio al centro, di annunciare il Vangelo e di farlo anche alle persone lontane, andando nei luoghi in cui vivono. Abbiamo scelto di trasformare in annuncio del Vangelo anche alcuni itinerari che facciamo per la preparazione al Matrimonio e al Battesimo e altri che possiamo inventare. Abbiamo scelto infine di rinnovare il linguaggio, ascoltando bene la cultura attuale, e di proporre iniziative che incidano nella cultura. Abbiamo scelto di essere più accoglienti, di farci vicino alle famiglie separate, conviventi, divorziate e risposate e alle persone omoaffettive. Le proposizioni che non sono passate e quelle che, pur essendo passate, hanno ricevuto una maggioranza meno ampia, hanno bisogno di un approfondimento specifico, in vista del consenso. Non dobbiamo forzare un consenso; al contrario, siamo chiamati a lavorare affinché ci sia. Questo è un modo bello di fare sinodalità. C’è un po’ di fatica nel fare questo, nel confrontarsi, ma è una fatica che vale la pena!”.
Per saperne di più, leggi qui la prima parte del Documento che è stata approvata: Prima Assemblea Sinodale Diocesi Sbt – Documento approvato – Sezione 1
Una Chiesa che sia protagonista della sua vita e del cambiamento
Lo stile sinodale
Oltre ai contenuti, profondi dal punto di vista spirituale, ma al contempo vivaci, creativi, molto aderenti alla realtà e connessi con il mondo, l’attenzione va anche e soprattutto al metodo utilizzato, che rappresenta una novità per la maggior parte dei partecipanti all’Assemblea.
Ha detto mons. Palmieri: “Per me stasera la questione più importante, dal punto di vista metodologico, è come coinvolgere le poche parrocchie che non ci sono state, i Consigli Pastorali che non hanno partecipato a questo momento, perché la cosa che dobbiamo davvero evitare è che ci sia un cammino ecclesiale a due marce. Credo che visiterò queste parrocchie e farò delle assemblee parrocchiali per raccontare quello che abbiamo fatto, su cosa abbiamo riflettuto, e per chiedere quello che ne pensano loro, in modo tale che il lavoro sia il più possibile condiviso. Il Cammino Sinodale Universale, infatti, è già terminato e anche il Cammino Sinodale delle Chiese in Italia sta volgendo a termine, quindi era importante che anche noi partissimo. Questa Assemblea è servita soprattutto a questo, ad intraprendere un Cammino Sinodale diocesano che coinvolga tutte le comunità, che faccia sì che ogni assemblea parrocchiale possa dare il suo contributo, che ci si ritrovi su alcuni obiettivi comuni, su alcune priorità di cui vogliamo occuparci nei prossimi anni, mettendo tutti al primo posto e recuperando un clima di fiducia e la voglia di lavorare insieme”.
Il prelato ha poi proseguito ricordando che “questo tipo di Chiesa è davvero la Chiesa del Concilio Vaticano II, che mette al centro la collegialità tra i vescovi e la sinodalità“. “Il primo punto – ha detto –, la collegiatà tra vescovi, ovvero il fatto che si confrontino e condividano insieme, era stata sviluppato all’indomani del Concilio. Per quanto riguarda invece la sinodalità, ancora non si era lavorato. Tutto quello che è scritto nel primo capitolo della Lumen Gentium sulla Chiesa, sul Popolo di Dio, sull’universalità che non si separi insieme nel credere, in quanto ognuno ha l’unzione dello Spirito e può lavorare per creare il consenso dei fedeli – ognuno infatti è re, sacerdote e profeta -, tutto questo era rimasto inespresso nella Chiesa Cattolica, non si era trasformato in una operatività vera. Pensate all sfiducia che si aveva negli organismi di partecipazione – pensate ai Consigli Pastorali parrocchiali e diocesani. Invece Papa Francesco ha voluto rimettere al centro questa priorità, pensando a quanto sia importante che ogni comunità cristiana sia protagonista della sua vita e del cambiamento. Non perché sia migliore di un’altra, ma perché si apra con umiltà ad avere fede in quello che il Signore le chiede e che le sembra di percepire”.
Una Chiesa che cammina con fiducia lungo la via aperta dal Signore
La speranza nel cuore
Al termine dell’Assemblea tutti i partecipanti si sono ritrovati nella chiesa Cristo Re per celebrare la Santa Messa, presieduta dal vescovo Gianpiero Palmieri e concelebrata da don Gianni Croci, delegato per la Pastorale e direttore di Caritas diocesana, don Gianni Capriotti, economo diocesano e segretario del CDAE, dai diaconi Giovanni Maria Bettoni, Luciano Caporossi e Natale Flaviano Marinozzi, dal seminarista Simone Gaspari e da tutto il popolo di Dio presente.
Anche durante l’omelia, il vescovo Gianpiero ha ripreso il discorso sul Cammino Sinodale, parlando soprattutto di perdono e speranza, ispirato dalle Letture del giorno: “Questa Parola di Dio di oggi è straordinaria e ci riempie di speranza. In tutte e tre le Letture, infatti, si ribadisce che Dio trova sempre una via d’uscita. Questo è davvero consolante per ciascuno di noi, per le nostre vite e per la Chiesa intera. Pensate alla Prima Lettura, quando Isaia ricorda quello che Dio ha fatto per il popolo di Israele facendolo uscire dall’Egitto. Ha trovato una via dove c’era il mare, ha trovato una via dove c’era il deserto. Anche il Salmo fa riferimento ad una esperienza simile, quella dell’esilio in Babilonia, in cui di nuovo Dio ha trovato una strada per far tornare il suo popolo a Gerusalemme, dove ricostruirà la città dopo 70 anni di esilio. Dio trova sempre una via per farci uscire dall’angolo. E lo fa anche nei confronti di questa donna di cui si racconta nel Vangelo. Questa donna è in un angolo, perché sta per essere uccisa, perché è adultera. La legge diceva che , in casi di questo tipo, dovevano essere uccisi la donna e l’amante. Ma c’è l’amante in questo brano? No. Sparito! Gli Scribi del gruppo dei farisei dicono a Gesù: ‘La nostra Torah dice questo. E tu che dici?’ Con questa domanda vogliono mettere all’angolo la donna e anche Gesù. Anche qui Gesù trova una via. Prima di tutto apre una via alla donna, là dove non c’era da aspettarselo: fa fare da specchio al gruppo di uomini che è pronto a lapidarla. Fa riferimento ad una condizione umana, dicendo: ‘Chi è senza peccato, scagli una pietra per primo contro di lei’. Ma nessuno ha quei requisiti. Anzi credo che in nessun angolo del mondo ci sia qualcuno con questi requisiti. Poi apre un’altra via alla donna. Le dice: ‘Nessuno ti ha condannata. Neanche io ti condanno’. È una frase enorme, che ci parla di un amore di Dio che è infinito, che non pone condizioni, che non condanna, non condanna mai. Spesso, quando leggiamo questo brano, gli diamo una connotazione diversa. Pensiamo che Gesù perdoni la donna a condizione che lei non pecchi più. Noi leggiamo così il Vangelo perché siamo vagamente moralisti. Invece no! Gesù la perdona prima di dire questa frase. Gesù le dice di andare, di andare su questa nuova strada in cui la donna non peccherà più, ma non perché farà uno sforzo di volontà, ma perché si è sentita molto amata, perché sa che lei per Dio esiste anche se ha sbagliato, perché comprende che è preziosa agli occhi di Dio e che Dio non condanna nessuno. C’è una grande differenza tra quando un proposito nasce dal nostro io un po’ ferito e quando nasce dal nostro io che si sente molto amato da Dio. Questo è quello che succede anche a Paolo, come viene raccontato nella Seconda Lettura: Paolo, dimentico del passato, cammina nella nuova via che il Signore gli ha aperto.
Ecco cosa fa Dio per le nostre vite e per la Chiesa intera. È bello ascoltare questa Parola del Signore al termine di questo pomeriggio sinodale. Alla nostra comunità cristiana Dio indica una strada. Una strada aperta dall’amore e dalla misericordia di Dio. Una strada dove è bello correre, perché siamo stati conquistati da Cristo. Una strada in cui tutto si riapre, continuamente, continuamente, perché ci sentiamo molto amati“.
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