Alla periferia di Mankara, sulla costa sud-orientale del Madagascar, si trova “la ferme”, la fattoria, S. François d’Assise, gestita da don Simone Franceschini, sacerdote fidei donum della diocesi di Reggio Emilia. Su 26 ettari di terra fertile vengono ospitate 10 giovani famiglie ogni semestre, qui imparano ad allevare bovini e animali da cortile, a coltivare spezie, ortaggi e frutta, a produrre miele, tutto in modo sostenibile. Al termine del percorso ogni famiglia riceve mezzi e risorse per proseguire l’attività agricola a casa propria. La fattoria dà anche possibilità di inserimento lavorativo a ex pazienti del vicino ospedale psichiatrico di Ambokala e supporto all’indipendenza economica per otto lavoratori stagionali, con contratto annuale.
(Foto Simone Franceschini)
Dare prospettive. “Questa opera vuole essere segno della possibilità di uno sviluppo locale in senso etico e cristiano, attento all’uomo e al creato, non al profitto. – spiega don Simone –
Cerchiamo di dare prospettive a lungo termine, insegnando un lavoro dignitoso.
Il progetto è sostenuto dai fondi che riceviamo da benefattori italiani e dal Centro missionario diocesano di Reggio Emilia, ma speriamo diventi sempre più autonomo”. Nella fattoria, dove si pratica agricoltura biologica, il sacerdote reggiano ha messo a frutto le sue origini contadine e si è dedicato con inventiva a cercare idee per aiutare lo sviluppo economico locale, con attenzione alla promozione della dignità umana, alla formazione e educazione. “Culturalmente qui c’è difficoltà a pensare al futuro, a risparmiare. Quello che si ha viene consumato immediatamente, si vive alla giornata. – racconta – Ci vuole tempo e pazienza, dimostrando con i fatti che si può ottenere qualcosa di meglio.”
(Foto Simone Franceschini)
Il cuore dell’azienda. La fattoria produce marmellate, frutta disidratata, conserve, spezie e miele, latte, yogurt, uova, polli e conigli, che vende nello spaccio aziendale in loco e a Manakara, cercando di offrire prezzi accessibili a più persone possibili. È dotata anche di un piccolo mulino per il fabbisogno interno. Al suo arrivo don Simone ha pensato di utilizzare il latte anche per produrre formaggi freschi che non si trovavano in città, così in un viaggio di ritorno a casa si è formato presso un tecnico caseario e si è procurato il necessario per avviare l’attività. Con il sacerdote collaborano 17 dipendenti fissi che gestiscono i vari settori di produzione, a cui si affiancano 5 insegnanti qualificati, in grado di trasmettere la loro esperienza non solo teorica, ma soprattutto pratica. Il responsabile del personale con la moglie e due persone consacrate, che si occupano degli ex malati psichiatrici e dell’accoglienza, sono il cuore dell’azienda agricola.
(Foto Simone Franceschini)
Riconoscimento statale. Nel 2024 ‘la ferme’ ha ricevuto il riconoscimento statale di “Centro di Formazione Agricola” e negli ultimi anni è diventata luogo di ricerca e sperimentazione per studenti universitari di agronomia, grazie ad uno di loro è partito il progetto del “lombricompost”. La formazione in fattoria, aperta a tutte le provenienze religiose, non si limita alle nozioni tecniche di agricoltura, le giovani famiglie accolte devono frequentare anche sei lezioni di educazione alla vita e all’amore, per aiutarle nella maturazione affettiva, relazionale e alla responsabilità comunitaria. Gli stagisti, scelti da una commissione, tra coppie sposate secondo gli usi locali e con meno di 30 anni, devono già possedere un terreno e avere un livello scolastico minimo per seguire la formazione. Per sei mesi vivono in casette all’interno della fattoria, con vitto, alloggio e cure mediche garantite. Devono frequentare due corsi a scelta di allevamento o coltivazione, obbligatori per tutti quelli di compostaggio e formazione finanziaria. Anche le donne, che si alternano tra la cura dei bambini, la preparazione dei pasti e la pulizia degli ambienti comuni, seguono i corsi.
“La formazione alla ferme permette alle coppie di progettare il futuro su basi solide – racconta don Simone – Qui le famiglie sono molto fragili, fanno fatica a restare unite: è importante dare sostegno all’uomo e alla donna con l’obiettivo comune di riuscire a realizzare insieme un progetto”.
Idee per il futuro. Ma le idee di don Simone non si fermano qui. Per soddisfare le esigenze energetiche, la fattoria si è dotata di un impianto fotovoltaico e in questo 2025 avvierà un progetto di ripristino ambientale su 15 ettari di terreno incolto che, come il resto della campagna attorno ha subito negli anni fenomeni di disboscamento e roghi. Verrà creata un agro-foresta ricca di biodiversità, reintroducendo alberi da frutto esotici, piante mellifere e altre autoctone utili a mantenere il suolo umido, con zone intermedie dedicate al pascolo. Il progetto vuole anche creare opportunità per lo sviluppo di percorsi naturalistici ed ecoturismo, sensibilizzare alla pratica dell’agricoltura rigenerativa come alternativa a ciò che offre spontaneamente il bosco e proporre un ciclo agricolo integrato e sostenibile, che incrementi la fertilità del terreno e disincentivi la pratica dei roghi e delle monoculture.