(Foto ANSA/SIR)

M. Elisabetta Gramolini

La fiducia negli altri fa germogliare i progetti, anche in ambito sanitario. Sono molte le realtà di volontariato che puntano a migliorare l’accesso alle cure per chi è in condizione di fragilità estrema. Proprio le povertà sanitarie stanno esplodendo per la loro gravità: solo nel nostro Paese, lo scorso anno secondo il Banco Farmaceutico, sono state oltre 460mila le persone che hanno dovuto chiedere aiuto alle realtà assistenziali per ricevere gratuitamente farmaci e cure. A livello globale, la situazione è ancora più seria. In base ai dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, sono 1,3 miliardi gli individui spinti verso la povertà a causa dei costi per la salute a cui devono far fronte.

Una delle associazioni italiane che da quasi venti anni cerca di aiutare è la onlus “Medici e maestri in adozione”, nata nel 2007. Scopo dell’organizzazione, promosso anche sul sito (www.mmiaonlus.it), è rendere giustizia a chi per vivere si deve accontentare di sopravvivere. Per farlo, la onlus non adotta bambini a distanza, ma coloro che curano e insegnano.


“Sono persone che restano nella loro terra, senza avere la necessità di emigrare”, spiega Mario Mariani, allergologo di Roma, fondatore e presidente di Mmia onlus. L’idea delle adozioni è giunta dopo un percorso di fede arricchente: “con mia moglie, che è infermiera, siamo partiti come volontari alla volta di Bangui, nella Repubblica Centrafricana, dove abbiamo visto le varie necessità della popolazione. In maniera indipendente – ricorda – abbiamo raccolto in un anno i fondi per costruire una scuola, inaugurata poi nel 2007. A quel punto ho fondato la onlus che ci ha permesso di proseguire”.
Il desiderio di aiutare per il medico va avanti, anzi, si moltiplica con numerosi altri progetti sanitari e d’istruzione. “C’era una piccola stanza a Bangui che i preti mi avevano dato per fare le visite. È lì che ho pensato di adottare i medici e aprire un ospedale”. Le donazioni raccolte man mano si trasformano in stipendi per infermieri o dottori che vanno dai 120 ai 200 euro mensili, in questo modo, gli operatori restano nei villaggi, accanto alla propria gente, nelle zone più povere del Pianeta, per assistere migliaia di persone in difficoltà.
“A Bangui – continua –, nonostante la guerra civile, le adozioni sono andate avanti e oggi il centro ospedaliero offre 8mila visite l’anno a persone poverissime. I pazienti e gli amici che hanno intrapreso questa strada adottano medici, ostetriche, infermieri, tecnici di laboratori. Di ogni operatore, chi adotta conosce il nome e il cognome e riceve in trasparenza i cedolini delle buste paga”.
Le esperienze in Africa si susseguono negli anni, insieme ai segnali di generosità: “nel 2014 abbiamo inaugurato una maternità a Zanzibar, in una casa che era diroccata. Abbiamo ricevuto una ambulanza dalla Repubblica di San Marino e una volta avviata l’attività il governo ha mandato il proprio personale perciò non sono state necessarie le adozioni”.Dal continente africano, la onlus si è spostata in Amazzonia, ad Abaetetuba. “Lì abbiamo abbattuto e ricostruito un edificio per creare una scuola di informatica e un teatro che tolgono dalla strada i ragazzi”. L’Associazione è andata incontro verso le differenti religioni: “nel 2019 abbiamo inaugurato un centro di riabilitazione per gli anziani nel Bhutan, Paese a maggioranza buddista ai piedi dell’Himalaya, dove sono stati adottati due fisioterapisti e un medico”.
Non sono mancate le occasioni per seminare del bene anche in Italia: “per Amatrice, colpita dal terremoto, mettemmo da parte circa 17mila euro, ricavati dai calendari della onlus, per allestire due aule scolastiche”, rammenta Mariani. Fra le ultimissime esperienze c’è l’apertura a maggio scorso in Benin della maternità intitolata a Sant’Antonio da Padova, in cui otto sanitari sono stati adottati e dove in futuro sarà aperta una radiologia. Anche ad Haiti, martoriata dalla guerra civile, la onlus ha adottato i tecnici di laboratorio per il centro sanitario di una parrocchia nel Nord dell’isola, anche questa dedicata al Santo padovano. “Dopo il laboratorio in due stanze che abbiamo ristrutturato apriremo un ambulatorio odontoiatrico di cui una dottoressa ci ha regalato tutte le apparecchiature. Anche un ospedale romano ci ha regalato i letti. Ora – conclude – il container è appena partito”.

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