Nelle regioni orientali della Repubblica Democratica del Congo l’escalation di violenza ha causato un aumento del 50% del numero di bambini che soffrono la fame. Lo dichiara Save the Children, che ha analizzato i nuovi dati dell’Integrated Food Security Phase Classification (IPC). Tra gennaio e giugno di quest’anno in tutta la Repubblica Democratica del Congo – si legge in un comunicato diffuso oggi – il numero complessivo di bambini che si trovano ad affrontare un livello di crisi o peggiore di insicurezza alimentare è salito a 14,6 milioni, con un aumento di 2,3 milioni rispetto ai 12,3 milioni dello stesso periodo del 2024: nel Paese un bambino su quattro attualmente fatica ad avere accesso a cibo sufficiente. Nelle province orientali, maggiormente segnate dal conflitto – Ituri, Nord Kivu, Sud Kivu e Tanganyika – l’analisi di Save the Children ha rilevato in particolare che il numero di bambini colpiti è aumentato del 47% rispetto allo stesso periodo (gennaio-giugno) dell’anno scorso, da 3,6 milioni a 5,4 milioni.

Il peggioramento della crisi alimentare è alimentato dall’escalation della violenza, con scontri nel Nord e Sud Kivu e conflitti armati in corso in Ituri che si sono intensificati dall’inizio dell’anno. Negli ultimi mesi, quasi 3 milioni di persone sono state costrette a spostarsi, sia a causa del conflitto sia per tornare nelle loro aree di origine, rendendo l’accesso al cibo ancora più difficile. Attualmente, secondo i dati più recenti dell’UNHCR, sono 6,4 milioni gli sfollati interni a causa del conflitto nella RDC di cui oltre la metà (3,8 milioni) solo nel Nord e Sud Kivu.

L’insicurezza alimentare ha effetti devastanti sulla salute dei bambini: porta a malnutrizione, crescita stentata, indebolimento del sistema immunitario e maggiore vulnerabilità alle malattie. “Stiamo assistendo a un’escalation catastrofica della fame tra i bambini della RDC”, ha dichiarato Greg Ramm, Direttore nazionale di Save the Children nella RDC. “La comunità internazionale deve intervenire immediatamente per affrontare questa crisi e prevenire ulteriori sofferenze, soprattutto tra i bambini”.

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