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Comunanza, salvo lo stabilimento Beko. Il sindaco Sacconi: “Evitata la desertificazione del nostro territorio”

Domenico Sacconi sindaco di Comunanza

COMUNANZA – “Grande soddisfazione a Comunanza. Dopo mesi di grande paura, che ha coinvolto non solo i lavoratori, ma anche tutto il mondo commerciale e turistico del nostro territorio, siamo riusciti ad evitare qualcosa che avrebbe portato alla desertificazione di un’intera area“. Le parole del sindaco Domenico Sacconi racchiudono l’anima di una comunità che ha lottato compatta per difendere il futuro dello stabilimento Beko di Comunanza. Dopo un lungo e complesso confronto tra azienda, governo e sindacati, la vertenza Beko Europe si chiude con un risultato importante: la fabbrica di Comunanza non chiuderà. Si tratta di un esito tutt’altro che scontato, soprattutto considerando che il piano iniziale presentato dalla multinazionale turca prevedeva la chiusura degli stabilimenti di Comunanza e Siena, oltre a consistenti tagli in altri siti italiani, come Fabriano.

Lo stabilimento di Comunanza, specializzato nella produzione di lavatrici e lavasciuga, sarà profondamente riorganizzato ma manterrà la propria operatività. Il nuovo piano industriale prevede una riduzione dell’organico da 320 a 240 dipendenti, con 80 esuberi che verranno gestiti senza ricorrere a licenziamenti unilaterali. L’azienda ha infatti messo sul tavolo strumenti conservativi, a partire dagli incentivi all’esodo volontario, con cifre che potranno arrivare fino a 85mila euro, passando per percorsi di accompagnamento alla pensione, particolarmente rilevanti vista l’età media elevata del personale, che si aggira intorno ai 55 anni. Sono previste anche altre misure ancora in fase di valutazione. Resta aperta la questione dei 35 lavoratori interinali, che potranno rimanere solo nel caso in cui le uscite volontarie superino il numero previsto.

Tuttavia, per loro non è attualmente prevista un’assunzione diretta da parte dell’azienda, e il loro contratto resterebbe legato alle agenzie di somministrazione. Accanto alla riduzione del personale, è prevista anche una diminuzione della produzione, che passerà da 630mila a 420mila pezzi annui. La fabbrica sarà interamente dedicata alla fascia alta di mercato, con l’abbandono della produzione di modelli di base. In questo scenario si inserisce lo sviluppo di una nuova lavasciuga di alta gamma, a marchio Beko, che sarà realizzata proprio nello stabilimento dei Sibillini. A sostegno della riorganizzazione, l’azienda ha confermato un piano di investimenti da 15 milioni di euro: risorse che saranno impiegate nello sviluppo del nuovo prodotto, nell’adeguamento dei processi produttivi, nella ricerca e sviluppo e nell’installazione di pannelli solari. I sindacati giudicano l’importo ancora insufficiente, ma riconoscono che rappresenta un segnale di continuità sul territorio. Al termine dell’ultimo incontro al Mimit sono state redatte le bozze di accordo, ora al vaglio dell’assemblea dei lavoratori per l’approvazione definitiva. Il percorso è stato lungo, complicato e per certi versi drammatico, ma si chiude evitando lo scenario peggiore.

“Oggi è un giorno di gioia – ha aggiunto il sindaco Sacconi – ma già da lunedì saremo a Roma per firmare ufficialmente il piano industriale. Poi torneremo subito al lavoro. Intendo incontrare i sindacati per vigilare sugli investimenti promessi e lavorare per rafforzare il rapporto tra azienda e territorio. La Beko dovrà sentire questa terra come parte della propria identità, e i nostri operai dovranno recuperare un forte senso di appartenenza. Solo così si potrà davvero migliorare la produttività e rendere questo marchio motivo di orgoglio per tutti”. Un risultato che, come sottolinea ancora Sacconi, è frutto di una mobilitazione corale: “Ringrazio i sindacati, i commercianti scesi in piazza, la Chiesa e il nostro Vescovo con cui abbiamo condiviso ogni passaggio, gli oltre cento sindaci che hanno votato una delibera comune, la Regione con il presidente Acquaroli e il ministro Urso. È stata una grande rete di sostegno e solidarietà, che ha fatto la differenza“.

Luigina Pezzoli: