“Dopo la crisi degli abusi abbiamo portato avanti un serio impegno per garantire spazi sicuri nelle nostre comunità”.
Lo ha spiegato padre Arturo Sosa, superiore generale della Compagnia di Gesù, intervenendo ad un incontro presso la sede dell’Associazione Stampa Estera, a Palazzo Grazioli a Roma. Altra direzione di impegno dei Gesuiti nel mondo, quella di “conoscere più profondamente le cause degli abusi, per contribuire a salvare le relazioni tra le persone e far crescere la cultura della protezione, che è appunto un cambiamento culturale e non soltanto di regole e protocolli”. Di qui la necessità di “rompere la cultura del silenzio: in molti Paesi del mondo le persone non denunciano gli abusi”. Altrettanto importante è “l’ascolto delle vittime e la promozione di cammini di guarigione, diversi come diversamente sono le situazioni delle vittime e il loro modo di reagire”. Interpellato sul caso Rupnik, padre Sosa ha ribadito che “ha provocato moltissimo dolore, in primo luogo nelle vittime e poi in noi della Compagnia. Aspettiamo la fine di questo processo, speriamo che si risolva il più presto possibile, anche se sappiamo che non è un processo facile”. Quanto al modo di affrontare la crisi degli abusi, Sosa ha citato come esempio da seguire quello del vescovo di Lourdes, “che ha messo in atto un lungo processo di discernimento con la gente, la comunità locale e le vittime, per poi arrivare ad un’opinione condivisa”.
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