“Lo zelo missionario alimentato dalla grande preghiera giornaliera nella quale aveva coinvolto tutta la comunità nel lontano Mato Grosso”. Così don Enzo Gabrieli parla di padre Nazareno Lanciotti morto il 22 febbraio 2001 in seguito ad un agguato avvenuto nella missione di Jauru (Mato Grosso, Brasile) la sera dell’11 febbraio. Papa Francesco ieri mattina ha autorizzato la promulgazione del decreto del martirio del sacerdote.
Il primo beato della diocesi di Caceres in Brasile originario di Subiaco che ha dato la vita per il popolo brasiliano e ucciso – ricorda il postulatore, don Gabrieli – perché “dava fastidio a chi era contrario agli insegnamenti sulla famiglia, sulla vita, sulla dignità delle persone e sulla loro educazione civile e al lavoro”. Una delle sue consegne fu questa “quando non ci sarò più se mi cercherete mi troverete accanto al tabernacolo”, racconta don Gabrieli aggiungendo che proprio in quelle ore san Giovanni Paolo II creava “i nuovi cardinali dell’anno, i primi del Terzo millennio cristiano, fra questi anche Jorge Mario Bergoglio”, oggi Papa Francesco. “Padre Nazareno”, come lo chiamavano tutti, arrivò a Jauru nel gennaio del 1972; era un villaggio poverissimo e – ci dice don Gabrieli – trovò accoglienza nella capanna-chiesa puntellata da ogni lato. All’inizio “pensarono di costruire un sanatorio a causa delle tante morti ma poi, vendendo la gravità della situazione, con l’ospedale più vicino a duecento chilometri di distanza, capirono che andava realizzato un vero e proprio ospedale. C’erano tante giovani mamme che morivano di parto nel dare alla luce i figli, tanti altri per malattie curabili”. Insieme all’ospedale pensò alla cura dei fedeli e appena nominato parroco cominciò la costruzione di chiesette e cappelle nella foresta per l’assistenza in piccoli gruppi dei tanti fedeli. Ne costruì circa quaranta in tutta la sua vita. “Fu l’inizio di una avventura che lo portò a costruire una comunità orante che aveva al centro la grande chiesa parrocchiale inaugurata nel centro di Jauru nel 1975, ma con tante cellule periferiche dove ogni giorno, anche in assenza del presbitero, si pregava, si faceva adorazione e catechesi”, dice il postulatore aggiungendo che accanto alla chiesa costruì un ospizio per anziani e una scuola dedicata a San Francesco d’Assisi per 400 bambini.
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