FOTO Arquata del Tronto, riaperta al culto la chiesa a Spelonga. Vescovo Palmieri: “Anche attraverso vicende dolorose, la comunità cristiana riparte”

Foto di Berardino Camacci e Lucia Di Vittori

ARQUATA DEL TRONTO – Grande gioia ad Arquata del Tronto per la riapertura al culto della chiesa nella frazione di Spelonga, che era divenuta inagibile a seguito del sisma del 2016. Sabato 12 Aprile 2025, alle ore 16:00, i fedeli si sono radunati davanti all’edificio sacro per la benedizione delle palme e la Celebrazione Eucaristica presieduta dall’arcivescovo Gianpiero Palmieri e concelebrata dal parroco don Emmanuel Chemo. Presenti, tra la numerosa folla accorsa, anche Michele Franchi, sindaco di Arquata del Tronto, Luigi Contisciani, presidente del BIM Tronto, Loreto Camacci, priore della Confraternita del Santissimo Rosario, Massimo Di Vittori, presidente del Comitato “Festa Bella” di Spelonga e Santese in carica, insieme a Roberto Ciancotti, Corrado Longa e Silvano Camacci.

Una chiesa di mattoni che testimonia la fede di intere generazioni

Queste le parole del vescovo Palmieri durante l’omelia: “Noi siamo qui a celebrare il Mistero Pasquale in questa Domenica delle Palme ed è un giorno particolarmente significativo per Spelonga, perché riapriamo al culto questa chiesa che è stata chiusa per tanto tempo. Noi sappiamo che questa chiesa contiene la testimonianza della fede, dei nostri progenitori, dei nostri nonni e bisnonni, di generazioni intere di cristiani che hanno vissuto in questo territorio, che hanno ascoltato questo racconto, il racconto della Passione di Dio, della Passione di Gesù e lo hanno rappresentato anche negli affreschi che sono nelle nostre pareti. Qui davanti a noi c’è il racconto della Passione in più quadri e poi l’immagine molto bella del Cristo deposito nella tomba, un’immagine antichissima che si chiamava «Donna, perché piangi?». Ci sono tanti segni di testimonianza della fede degli abitanti di Spelonga e noi siamo qui a dare continuità a questa comunità e a questa fede. Possiamo attraversare i secoli, possiamo attraversare le vicende dolorose e buie della vita, possiamo vivere le catastrofi come quella del terremoto, ma sempre la nostra comunità cristiana riparte e riprende la sua vita, perché vive per la fede in Dio. E per la fede nel figlio di Dio, morto e risorto, vive nell’energia, nella forza, nella luce che lo Spirito, Spirito Santo, che è lo Spirito di Gesù risorto, mette nel nostro cuore. Per questo non ci rassegniamo, per questo lottiamo, per questo andiamo avanti, perché siamo afferrati dallo Spirito di Gesù risorto che si rialza in piedi dalla tomba e ricomincia il cammino di Dio in mezzo a noi”.

Una Chiesa di persone che testimonia la grandezza di un amore che rialza in piedi e rimette in cammino

In merito al Vangelo del giorno, mons. Palmieri ha spiegato che le storie della Passione di Gesù non sono tutte uguali: “Marco, che è della comunità di Roma, accentua degli aspetti; Matteo altri; Giovanni altri; Luca altri ancora. Luca in particolare mette in evidenza la tenerezza dell’amore di Dio per tutti gli uomini. È un innamorato degli uomini, il Dio che Luca ci presenta e che risplende nella Passione di Gesù. Nella Passione di Gesù sono tanti gli attori, oltre Gesù, ma sono tutti attori estremamente negativi. I discepoli, mentre Gesù consegna la sua vita per amore nell’Eucaristia, spiegando loro attraverso il pane spazzato e il vino condiviso quello che sta per avvenire, discutono su chi sia il più grande tra loro. Poi abbiamo Erode, Pilato e il Sinedrio, questi tre soggetti che, da sempre nemici, diventano amici, pur di condannare a morte Gesù. E poi, a fianco alla croce di Gesù, tutto il popolo, il capo del popolo e persino uno dei due ladroni, che provoca Gesù. Tutto, tutto intorno a Gesù dice il male degli uomini. Giuda lo tradisce. Pietro lo dimentica. Il male fa molto male. Ma di fronte a tutto questo male, qual è l’atteggiamento di Dio? È un atteggiamento di amore. È un atteggiamento di grande volontà, di salvezza per tutti i uomini: ‘Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno’. Ed è pieno di benevolenza anche quello che Gesù dice durante l’ultima cena, quando i discepoli hanno appena discusso su chi sia il più grande. Gesù dice loro: ‘Voi siete quelli che hanno perseverato con me, nelle mie prove’. Ma come? Gesù sta per essere abbandonato, rinnegato, tradito! Perseverato nelle mie prove, cosa? Nessuno dei discepoli gli starà vicino. Però nella Sua misericordia, Gesù vede i discepoli per quello che diventeranno, non per quello che sono in questo momento, ma per quello che faranno nel futuro. Gesù vede la conversione dei discepoli e il cammino che li aspetta. E, pieno di fiducia, Gesù aspetta che si convertano. E poi c’è un altro particolare, che leggiamo soltanto in Luca: nei momenti in cui viene rinnegato da Pietro, Gesù si gira e lo guarda negli occhi. Anche in quel momento, mostra il Suo sguardo d’amore, che fa scoppiare in lacrime il cuore di Pietro. Gesù poi si consegna e, nel fare questo, mostra tutto l’amore di Dio, che è più forte del male, che vince il male. Non è l’odio, non è il rifiuto, non è il risentimento, l’ultima parola! Non sono i vincitori loro! Erode, Pilato, il sinedrio, che sono ricordati nella storia solo e soltanto in riferimento a Gesù.  Sono invece i testimoni della grandezza di un amore che fa ripartire il cuore, anche quando l’uomo sbaglia, di un amore che li alza in piedi, che rimette in cammino, che dice: ‘Io ti voglio stare accanto, in ogni momento della tua vita. E voglio portarti con me nel Paradiso’. Era giusto, ma ha voluto essere considerato un malfattore, un maledetto. Dio vuole morire da malfattore, Dio vuole morire da maledetto, perché tutti i malfattori e i maledetti della storia umana possano sentire che Dio è loro vicino e che dona a tutti la possibilità di una vita nuova“.

Ha infine concluso il vescovo Gianpiero: “Carissimi, oggi questa chiesa riparte ed è molto bello che questo momento coincida con questa liturgia. Questa liturgia infatti ci dice che in ogni momento possiamo ripartire nella via della fede, nella via del bene, che possiamo imprendere il cammino, sempre e comunque, nello Spirito di Gesù Risorto.  Allora facciamo in modo che questa chiesa, con la sua ricchezza di testimonianza di fede, esprima nelle opere d’arte quella fede che abbiamo ancora, quella spinta a ripartire che il Signore, con il suo Spirito di Risorto, ci ha comunicato, e che noi vogliamo comunicare ancora ai figli, ai figli dei nostri figli, affinché possano sperimentare la bellezza della vita vissuta nella fede”.

I lavori

La chiesa è stata restaurata con i fondi dell’8×1000 della Presidenza del Consiglio dei Ministri. E’ stato elaborato un progetto di consolidamento e miglioramento sismico che ha riguardato l’intero immobile con interventi particolari realizzati per la facciata e il campanile, particolarmente danneggiate dall’evento sismico. Anche diversi elementi interni e pregevoli affreschi sono stati con l’occasione recuperati.
I soggetti che hanno cooperato a questa riapertura sono stati: la Presidenza del Consiglio dei Ministri con il suddetto contributo per la parte edilizia, degli affreschi e degli altari, il Ministero della Cultura, per il mezzo della Soprintendenza territoriale, per la scultura lignea della Madonna del Rosario con i suoi Misteri e quella in terracotta della Madonna seduta terracotta policroma di Sebastiano Aquilano del sec. XVI, l’impresa Scimia de L’Aquila, che ha eseguito il lavoro, il restauratore Pieramici di Urbino che si è occupato del restauro delle due statue e l’ufficio diocesano per la ricostruzione che ha coordinato l’intervento per la Parrocchia di Sant’Agata, committente.

L’emozione e la gratitudine del sindaco Michele Franchi

Al termine della Messa, il sindaco Michele Franchi ha affermato: “Sono un po’ emozionato oggi. La riapertura di tutte le chiese di Arquata mi riempie di gioia come amministratore, ma qui sono nato, qui sono stato battezzato, qui ho trascorso tanti momenti, sia di festa con i miei amici, sia quando ho salutato persone che oggi non ci sono più. Oltre al vescovo Gianpiero e al parroco don Emmanuel, voglio ringraziare don  Benito Masci e don Piero Camacci perché, con la loro presenza, hanno dato un grosso supporto a tutte le chiese del nostro territorio. Poi vorrei ringraziare il presidente del BIM Tronto, Luigi Contisciani,  perché, se oggi siamo qui, lo dobbiamo a lui che ha sempre finanziato tutte le nostre iniziative di ricostruzione su tutte le frazioni. Voglio infine ringraziare tutta la comunità di Spelonga, a partire dalla Confraternita, passando per tutte le donne, gli uomini e i bambini che sono qui, fino ad arrivare agli amici che vengono da lontano. In particolare c’è una signora che si è sposata qui tanti anni fa, nel 1950, la signora Gina che oggi ha quasi 105 anni ed è qui a Spelonga con noi”.

La gratitudine della comunità nelle parole di Lucia Di Vittori

Afferma la parrocchiana Lucia Di Vittori: “La comunità di Spelonga è veramente grata al Signore per la generosità delle maestranze e delle professionalità che si sono spese per il territorio. La chiesa è per noi il fulcro di tutte le mille attività che si portano avanti. È per questo motivo che gli imprenditori edili spelongani, supportati da manovalanza residente e non, hanno deciso di portare a termine i lavori gratuitamente, regalando la messa in opera della pavimentazione dell’oratorio. La nostra gratitudine va a loro e all’arch. Simona Massari che ha fatto di tutto per restaurare più opere possibili. La nostra chiesa è uno splendore anche grazie a lei”.

Foto di Berardino Camacci e Lucia Di Vittori

 

Carletta Di Blasio:
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