
Di
Sarah Numico
Una nuova legge in Estonia garantisce “che le organizzazioni religiose operanti in Estonia non possano essere utilizzate per incitare all’odio o alla violenza”. È lo stesso Riigikogu, il Parlamento che ha approvato la proposta governativa il 9 aprile scorso, ad averne dato notizia segnalando che “l’Estonia è a favore della libertà di religione e che ognuno ha la libertà di scegliere se seguire una religione e quale”, ma compito dello Stato è “tenere conto delle sfide che minacciano la sicurezza nazionale e sociale”. Secondo la nuova legge, Chiese, congregazioni o monasteri operanti in Estonia non potranno avere legami di leadership, economici o normativi con Paesi che sostengono o hanno sostenuto “un’aggressione militare o hanno incitato alla guerra, a un crimine terroristico o a un altro uso illecito della forza armata o della violenza”. Il riferimento, implicito ma evidente, è al Patriarcato di Mosca. In Estonia ci sono due chiese ortodosse: la Chiesa ortodossa apostolica estone, legata al Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, e la Chiesa ortodossa cristiana estone legata a quello di Mosca. Abbiamo posto alcune domande al vescovo cattolico di Tallinn, Philippe Jourdan.

(Foto Comece)
Mons. Jourdan, la legge risponde a un reale pericolo?
Questa legge è il culmine di un processo iniziato con le dichiarazioni del Patriarca Kirill nel 2023, che negavano l’esistenza dell’Estonia al di fuori della Russia. Queste affermazioni non sono mai state smentite, sebbene la diocesi estone del Patriarcato di Mosca abbia dichiarato di non condividere il punto di vista del patriarca su questa questione. Naturalmente, ciò ha causato malcontento tra molti estoni, che non capiscono come una persona che nega l’esistenza dell’Estonia possa essere allo stesso tempo il capo della Chiesa ortodossa russa in Estonia. Si può sperare che il patriarca, in quanto uomo di Chiesa, si comporti in modo tale che le sue posizioni radicali sul “mondo russo” non influenzino il modo in cui governa la sua Chiesa. Ma è anche comprensibile che il governo estone non condivida questo ottimismo.
Questa legge avrà conseguenze anche su altre chiese, in particolare quella cattolica?
Certamente, poiché la legge è generale e quindi riguarda tutte le chiese. Ma nella situazione attuale non sembra esserci nessun’altra chiesa che possa rientrare negli ambiti di applicazione della nuova norma.Non è in gioco la chiusura di chiese o la limitazione della libertà di praticare e insegnare la propria fede.La questione è il riconoscimento ufficiale di una chiesa da parte dello Stato estone.
Quale clima si respira nel dialogo tra le chiese cristiane?
C’è un dialogo molto buono perché ci incontriamo regolarmente nell’ambito del Consiglio delle chiese estoni. Ma la situazione attuale è sicuramente pesante. La Chiesa ortodossa apostolica estone (sotto il Patriarcato di Costantinopoli) ha proposto di risolvere il problema creando un vicariato autonomo per i fedeli ortodossi russi, proposta approvata dal governo estone.
Che cosa ne pensano i fedeli russi e i loro responsabili di questa proposta?
È difficile sapere cosa ne pensino i fedeli. I responsabili non sono certo molto favorevoli. Si dice che alcuni sacerdoti o parrocchie abbiano fatto dei tentativi di avvicinamento, ma per il momento non c’è nulla di certo.
La Chiesa cattolica ha rapporti con la Chiesa ortodossa cristiana estone? Di che tipo?
All’interno del Consiglio delle chiese, di cui sono vicepresidente, ci incontriamo ogni mese con i leader della Chiesa ortodossa russa (che ora si chiama Chiesa ortodossa cristiana estone).
Com’è il clima sociale in Estonia, in relazione al rischio di una effettiva minaccia russa? Quanto grande la paura di un’invasione?
La paura di un’invasione russa è sempre stata presente nella società estone, anche molto prima della guerra in Ucraina. All’epoca sembrava una paura infondata. Purtroppo, gli eventi hanno dimostrato che la realtà è diversa e la pace non è così sicura come si pensava.
E rispetto al piano europeo di rafforzare la difesa dell’Unione che cosa pensano gli estoni?
La maggioranza degli estoni è convinta che sia necessario armarsi perché la pace non sia minacciata.
E lei che cosa ne pensa?
Non è il riarmo la soluzione, ma il disarmo per entrambe le parti. È vero però che un Paese piccolo come l’Estonia non può difendersi da solo, senza avere alleati. Nel mondo ideale in cui il lupo dorme con l’agnello e il leopardo con il capretto, come dice il profeta Isaia, l’ex-potenza occupante, la Russia, potrebbe diventare una potenza alleata. Nel mondo odierno sembra difficile immaginare uno scenario del genere.Finora l’Estonia non ha trovato un modo migliore per proteggersi che allearsi con l’Europa e la Nato come alleanza difensiva.Tuttavia, l’appartenenza alla Nato implica un contributo agli sforzi di difesa e pertanto l’Estonia è obbligata ad armarsi per potersi difendere. Vorrei concludere però con una nota positiva per ricordare che avremo prossimamente la prima beatificazione nella storia dell’Estonia (e la prima beatificazione nei Paesi nordici dal XVI secolo), quella del mio predecessore, l’arcivescovo Eduard Profittlich, morto martire nelle carceri sovietiche nel 1942. È un momento importante non soltanto per la comunità cattolica, ma per tutta la società estone, che ha perso decine di migliaia di vittime nei campi sovietici negli anni ‘40.
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