Verdiana Corbianco

“Ogni allenamento mi ha preparato nel corpo e nell’anima”, così Elena Tuccitto da campionessa mondiale di karate decide di abbandonare il kimono per indossare le nuove vesti di una vita consacrata. Nel santuario della Madonna delle Vertighe (Arezzo), sor (sorella) Elena è responsabile del segretariato delle Missioni estere della Fraternità francescana di Betania.
“Lo sport e la preghiera – dice sor Elena – hanno sempre fatto parte di me”. Originaria di Bibbiena (Arezzo), cresce in una famiglia di fede: “I miei genitori hanno saputo trasmettere la passione e le sfide per riconoscere i propri talenti e metterli al servizio della solidarietà”. L’ex campionessa mondiale custodisce inoltre una ricca eredità familiare: “Mia sorella Giovanna, con la sindrome di down, è stata il sorriso e le coccole in persona. Ha forgiato tutta la famiglia e ci ha insegnato che la vera grandezza sta nei piccoli gesti. Pensavamo di doverci prendere cura di lei e invece è stata lei a farlo con noi”. Giovanna, venuta a mancare sei anni fa, è stata determinante nel cammino spirituale di sor Elena: “Con la sua dolcezza e semplicità, mi ha insegnato la bellezza di pregare. Abbiamo intrapreso insieme i pellegrinaggi a Lourdes e a Medugorje, dove ho capito quale sarebbe stata la mia strada”.
Anche la pratica sportiva ha rappresentato una grande preparazione alla vita religiosa. Appassionata di atletica, Elena si allena con passione e costanza: “È sempre stato una forma di espressione della mia persona, senza mai abbandonare la preghiera”. Durante l’adolescenza la forte dedizione allo studio la porta a rinunciare all’impegno che richiede l’atletica e, nella ricerca di una nuova cura per il corpo, scopre la disciplina che permise all’Italia di raggiungere le vette del mondo: “Il karate ti insegna lo spirito di fratellanza e il rispetto dell’altro, che non rappresenta il nemico; lo dimostra il saluto appena si entra in sala. È uno sport che ti orienta all’equilibrio, al silenzio interiore e alla forza controllata”. Con questo spirito giunge a Firenze e consegue la laurea in Scienze motorie preventive e adattate.

Torna ad Arezzo e insegna per un breve periodo in un istituto di Ragioneria, per poi dedicarsi al fitness nella palestra del suo ex fidanzato. Nel frattempo arrivano i successi sportivi con il kimono: dopo i primi titoli regionali e sette titoli italiani, indossa la maglia azzurra e conquista un bronzo agli europei, un argento alla coppa del mondo in Giappone e infine la medaglia d’oro ad Algeri.

“Sono diventata campionessa mondiale il 7 ottobre del 1993, giorno in cui si ricorda la Madonna del Rosario. Mi sono sempre immaginata che la Madonna, vestendo di azzurro, fosse sempre stata vicina in un certo senso anche alla nazionale italiana”.
Dal gradino più alto a cui un’atleta può aspirare, Elena avverte un senso di vuoto e di inquietudine interiore: “Gli impegni, l’amore, gli studi, una vita piena di stimoli non ti permettono di soffermarti nel silenzio e ascoltarti. Mi avevano distolto dall’anelito di vita consacrata, sebbene fosse stata sempre in me”. Fin da piccola ha percepito la presenza di Dio nella sua vita e nella prima pagina del suo diario, con la copertina “verde come la speranza”, aveva scritto: “Io Elena Tuccitto, mi consacro totalmente a Dio Padre come sua sposa per sempre”. Quella scintilla di spiritualità ha iniziato a risplendere per un’altra battaglia e per una ben più duratura vittoria.

“Durante il pellegrinaggio verso Terlizzi (Bari), ho avuto la possibilità di conoscere la Fraternità francescana di Betania ed è lì che il Signore mi stava aspettando”. Così Elena intraprende il cammino di accompagnamento spirituale con il fondatore padre Pancrazio.

Non cederà subito perché lasciare la vita di prima, il fidanzato, lo sport, l’attività professionale ben avviata ma soprattutto la carissima sorella Giovanna le sembrerà difficile, anzi impossibile fino a che non capirà che può affidarsi e affidare chi ama a Gesù. “Ho impiegato quattro anni prima di decidermi, di lasciare tutto. Ero coinvolta sentimentalmente, con il lavoro e soprattutto non volevo lasciare mia sorella”. A 33 anni prende i voti e ammette che tutti gli allenamenti non erano nient’altro che una preparazione a una nuova vita comunitaria: “L’allenamento del cuore passa dall’allenamento del corpo. Questo per me è una meta chiara”.
Lo sport è entrato in veste di alleato nella sua vita consacrata: “L’attività fisica fa parte della mia quotidianità e cerco di trasmettere sempre la cura della propria dimensione corporea”. In particolare in Brasile, in uno spaccato di mondo in cui regna sovrana la tossicodipendenza e la prostituzione, sor Elena ha fatto tesoro di quella medaglia d’oro: “Ho passato 6 anni a Salvador de Bahia e lì è stato fondamentale dimostrare il valore della pratica sportiva ai bambini e ragazzi”. L’avversario di quella battaglia è la mercificazione del corpo: “Abbiamo lavorato per permettere ai giovani di capire che c’è un’altra possibilità di vita. Ci si può riscattare dalle leggi della favelas e nutrire il desiderio di costruirsi un futuro diverso”.

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