DIOCESI – “Con gioia ci ritroviamo insieme! Il Signore ci accoglie intorno all’altare. Oggi c’è davvero tutta la Chiesa! Ci sono i preti, i diaconi, i religiosi e le religiose, le famiglie e tanti, tanti ragazzi che quest’anno riceveranno la Cresima. Ci sono cinque signore che riceveranno il Battesimo, la Cresima e l’Eucarestia nella notte di Pasqua, catecumene che si sono preparate a ricevere i Sacramenti dell’iniziazione cristiana. E c’è il vescovo Carlo (n.d.r. Bresciani) che ci ha raggiunto per vivere questo momento di festa insieme. Allora siamo pieni di gioia. Inizia oggi il Triduo della Settimana Santa. È il Mistero della Pasqua! È la Passione e la Crocifissione di Gesù. E poi è la Resurrezione di Gesù, il centro della nostra fede, il cuore della nostra vita!“.
È con queste parole che mons. Gianpiero Palmieri, vescovo delle Diocesi del Piceno, ha aperto la Messa Crismale ieri, Mercoledì 16 Aprile 2025, alle ore 21:00, presso la cattedrale Santa Maria della Marina in San Benedetto del Tronto. Presieduta dall’arcivescovo Palmieri, la Messa è stata concelebrata da mons. Carlo Bresciani, vescovo emerito della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, e dai preti della Diocesi Truentina.
“Lo Spirito del Signore agisce dentro di noi e nella storia”
L’omelia del vescovo Palmieri
Queste le parole di mons. Palmieri durante l’omelia: “Carissimi fratelli, in modo particolare carissimi voi ragazzi che siete venuti così numerosi stasera e carissimi voi presbiteri e diaconi, sapete che oggi è un po’ la festa dei presbiteri. I vostri preti stasera rinnoveranno le loro promesse al sacerdozio: sarà un momento molto solenne. Vorrei allora sottolineare che questa liturgia ci dà un’emozione grande. Sapete, ragazzi, qual è il rischio più grande che correte? Quello di pensare che dentro di voi ci sia soltanto il vuoto dei vostri pensieri, dei vostri stati d’animo, soprattutto quei pensieri che si ripetono ossessivamente dentro di voi, in particolare il pensiero che in fondo in fondo siete soli. Questa Messa invece ci dice che questo è un errore dell’illusione, che nel più profondo del nostro mondo interiore noi non siamo soli, bensì abbiamo lo Spirito Santo. Per tutte le occasioni in cui noi facciamo i conti con noi stessi e magari ci lasciamo andare alla disperazione, all’illusione che in fondo siamo soli, questa Messa ci ricorda che non è così, che non siamo soli, che abbiamo lo Spirito Santo, che dentro di noi abita Dio. Ecco perché Gesù nel suo primo discorso, quello che abbiamo ascoltato oggi nel Vangelo e che fa nella sinagoga di Nazareth, prende il brano di Isaia e dice: ‘Lo Spirito del Signore è su di me’. Ma come sarebbe bello se stasera andassimo a casa e potessimo dire: ‘Lo Spirito del Signore è su di me. Non sono solo! Non sono lasciato solo nei miei pensieri interiori, nei miei pensieri negativi. Lo Spirito del Signore è con me’“.
Ha poi aggiunto mons. Palmieri: “Noi cristiani abbiamo dimenticato questo. Abbiamo dato la centralità a Gesù, ma lo Spirito Santo lo abbiamo messo da parte. E allora non abbiamo capito tante cose. La Chiesa, ad esempio, è prima di tutto una famiglia che accoglie. Nella Chiesa c’è l’abitudine di curare solo la relazione con Dio, tra noi e Lui. E il risultato è che le nostre comunità, anche le nostre famiglie, diventano ambienti in cui tutto quanto è concentrato sull’osservare, sui nostri obiettivi umani, sulle lezioni da osservare. No, non funziona così. La comunità cristiana è quella in cui ci sono relazioni semplici, autentiche, dove si impara a stare in famiglia, dove si impara a volersi bene, dove le relazioni a scuola, nel posto di lavoro, ovunque sono autentiche e serene, dove posso dire: ‘Qui posso guardarmi bene, qui posso raccontarmi bene, qui posso essere confortato, aiutato, sostenuto. Qui non c’è risentimento, ma c’è collaborazione’. È questa la missione della Chiesa e non dovrebbe essere difficile per noi cristiani entrare in relazione con tutti, anche con chi la pensa diversamente da me. Poiché lo Spirito ci è stato dato, possiamo confrontarci e discernere insieme, cercando un consenso su quello che il Signore, attraverso lo Spirito, ci chiede. Guardate, se noi siamo cristiani con poca gioia, è perché abbiamo messo da parte lo Spirito Santo. Il grande Sant’Ignazio diceva che è proprio lo Spirito a dare la gioia. Quando noi siamo chiusi all’azione dello Spirito, quando magari abbiamo anche cercato di essere bravi cristiani, ma non abbiamo permesso allo Spirito Santo di agire, allora la gioia non potrà entrare nel nostro cuore“.
Ha infine concluso il prelato: “Qualcuno potrebbe dire: ‘È vero, però hai visto come va il mondo? Hai visto quante guerre e quante vittime? Hai visto quante guerre anche commerciali e quanto individualismo?’. Sì, ho visto i mali che attanagliano la nostra società. Ma lo Spirito del Signore è su di me, Lo riconosco e Lo vedo agire. Lo vedo operare dentro le persone e anche nel cuore della storia. Lo vedo nelle piccole comunità coraggiose che ascoltano il Vangelo e cercano di metterlo in pratica. Lo vedo nelle piccole comunità che non si rassegnano e vanno avanti, nonostante tante difficoltà. Lo vedo nei miei amici preti che conservano la spes tipica della vocazione sacerdotale, che si commuovono per un passo del Vangelo o nell’ascoltare una storia vera. Significa essere vivi, tenendosi sempre in ascolto della Verità di Dio”.
“Conformati intimamente al Signore”
Il rinnovo delle promesse sacerdotali
Come ogni anno, nella memoria del giorno in cui Gesù comunicò agli apostoli il suo sacerdozio, i preti presenti hanno rinnovato le loro promesse sacerdotali. In particolare hanno rinnovato il loro impegno ad unirsi e conformarsi intimamente al Signore e ad essere fedeli dispensatori dei Misteri di Dio. Il vescovo Gianpiero ha poi chiesto a tutta l’assemblea di pregare per i preti e per lui, affinché siano fedeli al servizio loro affidato.
Il Mistero della Chiesa, la sua unità e comunione
La benedizione degli Oli Santi
La Messa ha vissuto il suo momento di culmine quando sono stati benedetti i tre oli santi (il crisma, l’olio degli infermi e l’olio dei catecumeni), che saranno accolti nelle Parrocchie della Diocesi e utilizzati nei vari Sacramenti.
Prima di tutto è stato benedetto l’olio degli infermi, affinché “quanti riceveranno l’unzione ottengano conforto nel corpo, nell’anima e nello spirito e siano liberati da ogni malattia, angoscia e dolore”. È questo, infatti, l’olio che viene utilizzato per impartire l’estrema unzione o per ungere gli infermi con il desiderio di alleviarne la sofferenza fisica e spirituale.
È stata poi la volta dell’olio dei catecumeni, quello che sancisce che il battezzando è diventato un combattente della fede, un paladino della cristianità, come simbolo di forza e fermezza contro le tentazioni e il peccato. Nel benedirlo, il vescovo Palmieri ha pregato il Signore affinché “i catecumeni che ne riceveranno l’unzione comprendano più profondamente il Vangelo di Cristo, assumano con generosità gli impegni della vita cristiana e gustino la gioia di rinascere e vivere nella Chiesa”.
Infine è stato benedetto il crisma, affinché “coloro che ne riceveranno l’unzione siano interiormente consacrati e resi partecipi della missione di Cristo Redentore”. Il crisma è infatti l’olio, misto a profumo, che viene utilizzato nei Sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell’Ordine. Il vescovo Palmieri ha poi compiuto il gesto molto significativo del soffio sul crisma, spiegando: “Come Gesù nel giorno di Pasqua soffia lo Spirito Santo sugli apostoli, così adesso soffierò sull’olio misto a profumo, perché possa essere consacrato dallo Spirito”.
Nella Messa Crismale l’olio versato diventa simbolo di chiamata alla fede e vocazione religiosa, per i sacerdoti come per i semplici fedeli. L’olio diviene grazia santificante, che discende su tutti unificandoli, ma si fa anche portatore di carità, di un messaggio universale di apertura verso il prossimo, di amore elargito con generosità e senza risparmio. Il fatto che l’olio sia profumato inneggia alla bellezza della vita e dei tanti e incommensurabili doni che ci vengono elargiti, dei quali siamo chiamati a godere insieme a chi con noi li condivide.