FOTO Messa in Coena Domini, Vescovo Palmieri: “Noi siamo il corpo di Gesù nel mondo, i suoi piedi, le sue mani, la sua voce”

DIOCESIDon Gianpiero – come ama farsi chiamare – lava, asciuga e bacia i piedi a 12 fedeli della parrocchia Santa Maria della Marina, un segno che fa memoria di Gesù, che si fa servo dell’umanità, ma che simboleggia anche la misericordia infinita di Dio, che vuole che ci lasciamo lavare dall’acqua del Suo perdono per vivere nella gioia e nella pienezza la nostra vita.

È stato questo il momento culminante della Messa in Coena Domini, presieduta ieri sera, 17 Aprile 2025, Giovedì Santo, alle ore 21:00, presso la cattedrale in San Benedetto del Tronto, dal vescovo delle Diocesi del Piceno, mons. Gianpiero Palmieri, e concelebrata dal vicario generale don Patrizio Spina e dai parroci emeriti della comunità, don Romualdo Scarponi e don Luciano Paci. Hanno poi servito all’altare ed assistito il vescovo nel sacro rito con il quale si è aperto il Triduo Pasquale i diaconi Walter Gandolfi e Pietro Mazzocchi.
Ad impreziosire la celebrazione è stato il Coro “P.Domenico Stella”, diretto dal M. Massimo Malavolta, che ha eseguito brani di repertorio previsti per la solennità, tra i quali anche il canto del “Gloria” in latino, a sottolineare il clima di festa e di gioia per il grande dono che Cristo ha fatto di sé.

“Era venuta la sua ora”
Il significato nel Vangelo di Giovanni

Queste le parole con cui mons. Palmieri ha iniziato la sua omelia: “Il Vangelo di Giovanni si può dividere in due parti: la prima parte, che va dall’inizio fino al capitolo 12, è chiamata “libro dei segni”, perché in essa vi è il racconto dei sette segni che Gesù compie; la seconda parte, che comprende i capitoli dal 13 in poi, è chiamata “libro della gloria”, che inizia nel modo solenne che abbiamo appena ascoltato. Questo incipit solenne dice che è arrivata l’ora della Pasqua per Gesù, l’ora del passaggio da questo mondo all’altro, ma in particolare nel Vangelo di Giovanni – che è il Vangelo nuziale per eccellenza – si intende anche l’ora delle nozze tra Dio e l’umanità. Ricorderete che, durante le nozze di Cana, a Gesù viene detto ‘Non hanno più vino’ e Gesù risponde ‘Non è ancora giunta la mia ora’. Adesso invece sì: è arrivata l’ora. Sulla croce si realizzeranno infatti le nozze tra lo sposo Gesù, che verserà il sangue per la sua sposa, e l’umanità, la sposa che verrà liberata da ogni colpa”.

“Anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri”
Il significato del gesto della lavanda dei piedi

Il vescovo Gianpiero ha poi proseguito la sua omelia spiegando i gesti compiuti da Gesù nell’ultima cena: “Il significato della lavanda di Gesù è tutto nei gesti che Gesù compie e che vanno interpretati alla luce del Mistero Pasquale.
Prima di tutto Gesù si toglie la veste. Non era necessario che il servo che lavava i piedi al padrone si togliesse la veste.  Perché Gesù allora toglie la veste e rimane nudo? Che significato ha la nudità di Gesù? È il simbolo di Gesù che dona il suo corpo e che riprenderà la veste del suo corpo con la Resurrezione. Gesù, infatti, sarà nudo sulla croce, si toglierà la veste e la rimetterà da Risorto, darà la sua vita e la riprenderà da Risorto.
Poi Gesù passa a lavare i piedi dei discepoli, i piedi sporchi, segnati dal cammino. Lo fa in un momento particolare, cioè durante la cena, non prima, come invece era consueto fare tra gli Ebrei. Poi inizia una strana conversazione con Pietro, in cui gli dice che, se non si farà lavare, non avrà parte con Lui in Paradiso. Il gesto è molto importante: Gesù spiega ai discepoli che sono mondi, grazie alla Parola che hanno udito da Lui, che li ha purificati e che ha pulito il loro cuore; ma il gesto della lavanda dice che il perdono completo avverrà sulla croce. Sulla croce, infatti, dal costato di Gesù scaturirà l’acqua del Battesimo, l’acqua del perdono. Gesù che lava i piedi sporchi dal peccato, dunque, è un segno della purificazione che avverrà sulla croce, del perdono che sarà concesso a tutti gli uomini.
Infine c’è l’invito a lavarsi i piedi gli uni agli altri, il comandamento dell’amore, il comandamento del servizio. Voi sapete che nella Chiesa la lavanda dei piedi, prima ancora che essere un simbolo del servizio, è un simbolo del perdono. Per molti secoli la lavanda ha rappresentato per la Chiesa il perdono dei peccati veniali, per quelli più gravi c’era la Confessione Sacramentale. Le parole di Gesù, infatti, sono un invito a perdonarsi gli uni gli altri, ad amarsi, ad amarsi dello stesso amore che Gesù dona a noi”.

“Durante la cena”
Il significato del gesto del pane e del vino

Ha concluso l’arcivescovo Palmieri: “Ecco allora spiegato anche il gesto del pane e del vino e il motivo per il quale la lavanda dei piedi viene fatta durante la cena. Gesù è lo sposo che dà il suo corpo e il suo sangue per la sposa, che è la Chiesa. E il suo amore è il perdono che lava i piedi sporchi dei discepoli. Nel dono dell’Eucaristia si realizza un gesto nuziale. Allora non siamo solo perdonati, bensì l’Eucaristia ci fa sentire un solo corpo con Dio e ci fa diventare un solo corpo anche con i fratelli e le sorelle. Ogni volta che noi riceviamo la Comunione, non siamo noi che prendiamo il Signore, ma è il Signore che prende il nostro cuore e ci fa diventare, per sempre, un solo corpo con Lui e con tutta la Chiesa. E insieme usciamo da qui per essere il corpo di Gesù nel mondo. Noi facciamo la Comunione, perché, usciti da qui, siamo il corpo di Gesù nel mondo, i suoi piedi, le sue mani, la sua voce, affinché possa essere nel mondo ancora oggi“.

La lavanda dei piedi e la riposizione del Santissimo nell’altare del Sacro Cuore

Dopo l’omelia si è tenuto il rito della lavanda dei piedi, che quest’anno ha visto protagonisti una giovane cresimanda, i catechisti dei cresimandi, le Suore Battistine, una componente del Consiglio Pastorale Parrocchiale e due famiglie della comunità.

Come previsto dalla Liturgia del Giovedì Santo, al termine della Liturgia Eucaristica, l’altare della cattedrale è stato spogliato e il Santissimo Sacramento è stato riposto nel tabernacolo dell’altare del Sacro Cuore, dove i fedeli, a partire dal vescovo Palmieri, hanno potuto adorarLo.

Mi piace pensare che, nel silenzio della cappellina, siano risuonate nei cuori dei fedeli le parole con cui qualche minuto prima il vescovo Gianpiero aveva concluso la Celebrazione: “Lasciamoci lavare i piedi dal Signore, lasciamoci perdonare da Lui, lasciamoci donare il Suo Corpo e il Suo Sangue. Forse è più difficile questo che lavare i piedi agli altri.  Chiediamo, allora, al Signore un dono singolare: l’umiltà del cuore e la disponibilità a servire, perché il Signore ci ha serviti per primi. Rivolgiamo a Dio le nostre preghiere ed apriamo il cuore ad accoglierne la grazia sovrabbondante che ci verrà riversata”.

 

Carletta Di Blasio:
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