

Di Raffaele Iaria
Ha scritto 23 volumi sulla Sindone ed oggi è forse la più esperta studiosa di quel telo, oggi conservato nel Duomo di Torino e sul quale è visibile l’immagine di un uomo che porta segni di maltrattamenti compatibili con quelli di un crocifisso. Parliamo di Emanuela Marinelli, laureata in Scienze naturali e che oggi tiene un corso sulla Sindone presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum.
La Sindone fa parlare spesso di sé e quel telo fa molto discutere. Ma che cos’è la Sindone? “È un lenzuolo di lino pregiato che misura 441 cm per 113 cm, con vistosi danni subiti a causa di un incendio nel 1532”, ci dice in questa intervista al SIR: “ha certamente avvolto il cadavere di un uomo, identificato con Gesù, di cui si vede l’immagine insanguinata perché è stato flagellato, coronato di spine, crocifisso con chiodi, trapassato da una lancia al costato”. E’ conservato a Torino dal 1578 ed è stato proprietà della famiglia Savoia dal 1453 al 1983, quando è stato donato al Papa per volontà testamentaria di Umberto II. “Già dal 1353 – spiega la sindonologa – era presente in Francia, custodito da un crociato. Per gli anni precedenti si può ricostruire un itinerario che parte da Gerusalemme e arriva a Costantinopoli passando per Edessa, in Turchia. Nel 1204 la Sindone scompare da Costantinopoli durante il saccheggio della IV Crociata ed è molto probabile che Othon de La Roche, un crociato, la portò in Francia”.
Professoressa, quando e come ha deciso di dedicarsi agli studi sulla Sindone?
Nel 1977 seppi degli abbondanti pollini sulla Sindone: 58 tipi di piante, di cui 38 si trovano in Terra Santa. Una delle piante, lo Zygophyllum dumosum, esiste solo in Giordania, Israele e Sinai. Questo ha reso la Sindone interessante per me, laureata in Scienze Naturali, perché i pollini documentano la presenza della Sindone nei luoghi di Gesù. Sulla Sindone sono stati trovati anche aloe e mirra, le spezie profumate portate da Nicodemo; inoltre è presente un tipo di carbonato di calcio, l’aragonite, simile a quello ritrovato nelle grotte di Gerusalemme. Ho deciso di documentarmi maggiormente seguendo un corso. Non avrei mai pensato che avrei poi scritto diversi libri sul tema, l’ultimo in uscita in questi giorni “Contemplare la Sindone”, con don Domenico Repice (Ares).
Quali sono le più recenti novità?
La biblista Maria Luisa Rigato riteneva che la Sindone potesse essere un lino pregiato, disponibile presso il Tempio di Gerusalemme, usato per la sepoltura “regale” di Gesù. Simili tessuti erano in effetti reperibili a Gerusalemme nel Santuario per le vesti dei sacerdoti e i velari del Tempio. Provenivano anche dall’India com’è scritto nella Mishnah . Ed ecco la novità: l’identificazione su campioni sindonici di tracce di DNA delle popolazioni dell’India, oltre che mediorientali. Questa indagine è stata condotta da genetisti coordinati da Gianni Barcaccia dell’Università di Padova e pubblicata su Nature. Importante anche la smentita del risultato del test radiocarbonico del 1988, che collocava l’origine della Sindone fra il 1260 e il 1390 d.C. Dopo anni di richieste per ottenere i dati grezzi di tutte le misure, finalmente Tristan Casabianca ha avuto accesso a questi dati. Li abbiamo affidati a due statistici dell’Università di Catania, Benedetto Torrisi e Giuseppe Pernagallo: dal loro esame sui dati sono risultate incongruenze che dimostrano la mancanza di omogeneità tra le misurazioni. Ciò pregiudica seriamente l’affidabilità dei risultati, quindi non si può più ritenere medievale la Sindone in base all’esame del C 14 del 1988. Il risultato della nostra analisi è stato pubblicato nel 2019 su Archaeometry, rivista dell’Università di Oxford, sede anche di uno dei tre laboratori che eseguì il test del 1988. E non ha avuto smentite!
Quali le ragioni che le fanno dire che quel telo è autentico?
Oltre le ragioni scientifiche, la coincidenza con le sofferenze di Gesù descritte nei Vangeli, anche in relazione a particolari non verificatisi per altri condannati. Inoltre i chiodi furono messi nei polsi: questo non sarebbe venuto in mente a un falsario medievale.
Quale aspetto della Sindone la affascina di più?
Il mistero dell’origine dell’immagine. Si spiega solo ammettendo che il corpo abbia sprigionato una potentissima luce. Giustamente il card. Roberto Repole, ha definito la Sindone “il calco della Resurrezione”!
La Sindone cosa dice ai cattolici e ai non cattolici oggi?
Dice che è possibile un dialogo su Gesù, che è realmente esistito. La Sindone ci testimonia le sue sofferenze e il suo volto sereno comunica una sensazione di pace, di cui tutti abbiamo bisogno.
Quale messaggio nella Settimana Santa?
Un messaggio di speranza, tema di questo anno giubilare. La morte non è l’ultima parola. La Sindone è testimone muto, come disse Giovanni Paolo II, della Passione, della Morte e della Resurrezione. Testimone eloquente!