“È chiaro che l’approccio dell’attuale amministrazione Usa è molto diverso da quello a cui siamo abituati”. Il card. Pietro Parolin, in un’intervista a “la Repubblica”, risponde così a una domanda sulle politiche di Trump e sul multilateralismo. “La Santa Sede – ribadisce il cardinale, che domani riceverà il vicepresidente statunitense J.D. Vance in visita a Roma – si sforza sempre di mettere la persona umana al centro, e sono tante le persone vulnerabili che soffrono enormemente, ad esempio, a causa dei tagli agli aiuti umanitari”. Sul ruolo dell’Europa, Parolin definisce “infelice l’espressione riarmo, che è sempre prodromo di chiusure e di nuovi conflitti, per giustificare l’esigenza dell’Europa di investire nella propria difesa, anche alla luce di un disimpegno statunitense al riguardo”. La Santa Sede, inoltre, è molto preoccupata per il rischio di un’escalation del conflitto in Ucraina, che causerebbe “ulteriori sofferenze e nuove vittime”, mentre riconosce che “sarebbe disumano togliere agli ucraini il diritto di difendersi”. “Come ha più volte ricordato Papa Francesco, la pace non si impone, si costruisce pazientemente, giorno dopo giorno, con il dialogo e il rispetto reciproco”, sottolinea Parolin, apprezzando ogni iniziativa che possa portare alla pace, poiché “questa guerra non può continuare”. In campo internazionale, denuncia il segretario di Stato, “nessuno si fida più di nessuno: questo clima genera paura, riarmo, aggressione preventiva e una spirale di conflitto permanente”. Come a Gaza, da dove giungono dati e immagini “umanamente orribili e moralmente inaccettabili”. “La legittima difesa è lecita – dichiara il cardinale –, ma non può mai implicare l’annichilimento totale o parziale di un altro popolo o la negazione del suo diritto a vivere nella propria terra”. Quanto ai rapporti con la Cina, il porporato conferma che “la Santa Sede mantiene certamente il desiderio di avere un proprio ufficio di collegamento a Pechino”.

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