DIOCESI – Sabato 19 aprile, alle ore 22:30, Piazza Nardone si è trasformata in un luogo di raccoglimento e speranza per la celebrazione della solenne Veglia di Pasqua. Una liturgia piena di significato, durante la quale cinque catecumene hanno ricevuto i Sacramenti dell’Iniziazione Cristiana: Battesimo, Confermazione ed Eucaristia, entrando così a far parte della comunità cristiana.
Alla celebrazione ha partecipato anche la Seconda Comunità del Cammino Neocatecumenale della Parrocchia di San Bartolomeo di Ascoli Piceno.
A presiedere la Veglia è stato il Vescovo Gianpiero Palmieri, accompagnato da diversi sacerdoti concelebranti.
Il rito è iniziato con la benedizione del fuoco e l’accensione del cero pasquale, simbolo della luce di Cristo che dissipa le tenebre del mondo. Guidati da questa luce, i fedeli hanno fatto il loro ingresso in chiesa, accendendo ciascuno la propria candela mentre il canto “Cristo Luce del mondo, rendiamo grazie a Dio” veniva intonato per tre volte.
Con l’illuminazione della chiesa e la proclamazione solenne dell’Exultet – antico inno pasquale attribuito a Sant’Agostino – si è aperto il cuore della Veglia. La Liturgia della Parola ha ripercorso le tappe fondamentali della storia della salvezza: dalla Creazione al sacrificio di Isacco, dal passaggio del Mar Rosso fino alle profezie messianiche, tracciando il cammino dell’umanità verso la Redenzione.
Con l’introduzione del canto del “Gloria” e il suono gioioso delle campane, la celebrazione ha raggiunto il suo centro. È stato il diacono Walter ad annunciare al Vescovo l’Alleluia, che dopo quaranta giorni di silenzio quaresimale ha risuonato potente in tutta la chiesa, proclamando la gioia della Risurrezione.
Durante l’omelia, il Vescovo Palmieri ha affermato: “Carissime, è una gioia immensa celebrare insieme, in modo così solenne, questa liturgia della notte di Pasqua. Le parole della Scrittura che abbiamo ascoltato ci risuonano nel cuore, raccontandoci la storia della salvezza di Dio. Nel cuore portiamo anche l’inizio di questa celebrazione, quando, nella chiesa buia – simbolo del sepolcro buio di Gesù – una luce, la luce di Cristo, ha squarciato l’oscurità.
E poi l’Alleluia che abbiamo cantato poco fa. “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?” chiedono due uomini vestiti di bianco alle donne. La loro veste è così splendente che le costringe ad abbassare lo sguardo. Ma ciò che davvero acceca è la notizia che portano.
Una notizia che va contro ogni evidenza: perché è evidente che Gesù è morto. Le donne, uniche testimoni tra i discepoli – mentre gli uomini sono fuggiti – lo hanno visto morire sulla croce.
Hanno osservato con attenzione le cure di Giuseppe d’Arimatea, hanno visto il sepolcro dove Gesù è stato deposto. La pietra rotolata via, i teli abbandonati, l’assenza del corpo: tutto questo, da solo, avrebbe già detto molto.
Maria di Magdala, in un altro Vangelo, lo dice chiaramente: “Hanno portato via il Signore e non so dove l’hanno posto.”
Sarebbe stata una spiegazione sufficiente, se non fosse che quei due uomini – due uomini, non angeli – offrono un’altra spiegazione.
“Non è qui, non cercatelo tra i morti: è risorto, è vivo. Come vi aveva detto lungo il viaggio dalla Galilea a Gerusalemme.”
Le loro parole sono incredibili. Eppure i due uomini portano già i segni dello Spirito Santo, dello Spirito del Risorto. Le loro vesti bianche dicono che il loro corpo, il loro sguardo, il loro cuore sono stati trasfigurati, resi luminosi, resi capaci di credere che Gesù è vivo.
Cerchiamo allora di entrare dentro questa notizia: la risurrezione non è la semplice rianimazione di un cadavere. Il cadavere di Lazzaro fu rianimato, ma poi morì di nuovo. La risurrezione di Gesù è altro: significa che Gesù è entrato nello spazio e nell’eternità di Dio. È stato il primo a varcare quella soglia. Ha aperto per noi la porta dell’eternità.
Gesù può farlo perché lui viene da lì, dall’eternità, e lì ci vuole portare. Siamo chiamati a seguirlo, presi per mano da lui, uniti a lui. E se volessimo dirlo in termini più moderni – e qui riprendo le parole di Papa Benedetto XVI – nella tomba di Gesù avviene una sorta di nuovo Big Bang della creazione.
Come la prima creazione nacque da un’esplosione iniziale, così nella tomba di Gesù nasce una nuova creazione: l’uomo rinasce nella dimensione di Dio. È un salto, un’evoluzione verso la divinizzazione. Papa Benedetto lo definiva l’ultimo anello dell’evoluzione umana: l’uomo chiamato a partecipare per sempre alla vita di Dio. Ecco la nostra meta.
La nostra meta è diventare uomini e donne nuove nell’uomo nuovo che è il Risorto. Quella luce che esplode dalla tomba di Gesù è l’origine da cui oggi si irradiano i raggi dello Spirito Santo fino a noi.
È proprio da lì che lo Spirito del Risorto ci raggiunge, illuminando anche la nostra vita.
Le candele che abbiamo acceso prima sono segno di questa luce. Dalla tomba di Gesù arriva l’energia dello Spirito Santo, e quella candela accesa che tenete in mano è simbolo di questa presenza viva.
Le nostre vesti, i nostri corpi diventano luminosi. Iniziamo a percepire – ed è questo che chiamiamo fede – che il Risorto ha vinto la morte. E se ha vinto la morte, allora è qui, accanto a noi. Lo sentiamo Vivo in mezzo a noi, ci parla, ci dona il suo corpo e il suo sangue, ci unisce profondamente a sé.
Il nostro cammino umano e di fede è un cammino nel quale lo Spirito gradualmente ci trasfigura. Siamo sotto l’azione dello Spirito Santo fin dall’inizio. E questa sera, con noi, ci sono delle sorelle che hanno chiesto il Battesimo. Anche il loro percorso è cominciato con un evento, un’esperienza, un incontro.
È stato un avvenimento che le ha condotte fino a Gesù vivo e risorto, guidate dallo Spirito che rende sempre più chiaro e luminoso il credere. Svetlana ci ha raccontato di come un amore umano l’abbia condotta fino al Signore. Amarilda, invece, è stata toccata dalla fede di suo figlio, che ha chiesto il battesimo, che le ha fatto chiedere: “E se fosse vero anche per me?”
Monica e Alexa si sono lasciate attrarre dalla misericordia e dalla gentilezza di Gesù. Edrira ha vissuto la tenerezza di un sacerdote che ha celebrato un rito di commiato per suo marito, non battezzato, ma accolto da Dio.
Esperienze umane, sì, ma in cui ha brillato un raggio dello Spirito Santo, che le ha condotte fino alla fede nella risurrezione.
Tutte queste esperienze affondano le radici in Dio. Vi hanno messe in cammino verso la tomba vuota, verso il Risorto, il Signore della storia. Avete camminato con la Chiesa, fatta di volti e di storie, di comunità. Avete seguito la Parola di Dio.
Un cammino che porta alla trasfigurazione. Una trasformazione che culmina nella veste bianca. Anche gli amici del Cammino Neocatecumenale, pur battezzati da piccoli, hanno voluto rivivere questo percorso di catecumenato fino alla veste bianca, segno della vita nuova che nasce dal Battesimo.
Cosa significa questa veste bianca? Significa che muore l’uomo vecchio, inchiodato con Cristo, e nasce l’uomo nuovo, la donna nuova, capace di fede, speranza e amore.
L’uomo vecchio muore sotto i colpi di un amore infinito, l’amore di Dio che ci spiazza e ci commuove perché non potremo mai ricambiarlo. Un amore che perdona tutto, tutto, tutto!
Siete sotto l’azione dello Spirito del Risorto. Tenete la luce accesa: essa è il segno che un raggio della risurrezione ha raggiunto anche voi.
Questa luce nel cuore è la fede. Ecco cos’è il Battesimo che state per ricevere. Non è solo un rito con l’acqua per entrare “nel club” dei cristiani. No. È l’incontro vivo con Gesù risorto, che oggi si avvicina a ciascuna di voi.
Vi abbraccia, vi unisce a sé, fa della vostra vita la sua e della sua vita la vostra. Nella liturgia, questo è un matrimonio: l’unione tra il Risorto e ognuna di voi.
Vivendo con Lui, morite a voi stesse per rinascere come creature nuove. È un’opera paziente e continua, quella di Dio, che fa morire il vecchio e nascere il nuovo. Un’opera che dura tutta la vita, ma che è entusiasmante. Perché il Signore vi condurrà su strade impensate, vi darà coraggio nuovo.
Anche la Cresima vi renderà re, sacerdoti, profeti e martiri insieme a Gesù. E l’Eucaristia vi ricorderà – oggi e ogni domenica – che siete un solo corpo con il Signore e con la Chiesa.
Ricordate sempre: non siete voi a prendere in mano il corpo di Cristo. È Lui che prende voi, vi unisce a sé, vi rende uno con tutta la Chiesa. La vita cristiana non è solo imitazione: è vita in Cristo. Come dice San Paolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me.”
E come diceva Tertulliano, antico autore cristiano: “Non vi chiamate cristiani, ma Cristi.” Siete pieni di Spirito Santo, una cosa sola con Gesù. Che questo si compia in voi, e per noi tutti sia riscoperta della nostra immensa dignità, dono di Dio a servizio del mondo, perché il Regno di Dio si realizzi”.
La celebrazione è poi proseguita con i Sacramenti alle cinque catecumene, Edlira, Alexa, Monica, Amarilda e Svetlana, e con la Confermazione di altre due donne, Edith e Carolina, in un clima di intensa commozione e gioia condivisa da tutta l’assemblea.
Leggi la loro testimonianza: Grande gioia a San Benedetto per le cinque catecumene Edlira, Alexa, Monica, Amarilda e Svetlana, che riceveranno i Sacramenti dell’Iniziazione Cristiana. La loro testimonianza
Una notte di grazia, rinascita e bellezza, che ha rinnovato nel cuore della comunità diocesana la forza della speranza e il senso profondo della Pasqua: la vittoria di Cristo sulla morte per ciascuno di noi.
Buona Pasqua a tutti!
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