Come il poverello di Assisi, è stato uomo di povertà, colui che ha aperto le porte del Vaticano ai senzatetto e agli emarginati della Capitale e li ha invitati a mangiare con lui. Dopo aver fatto aprire docce, bagni e un servizio di barberia sotto al Colonnato di San Pietro a loro dedicati, ha anche adibito una struttura a dormitorio, mettendo a disposizione circa 30 posti letto per il ricovero notturno.
Come il poverello di Assisi, è stato uomo di perdono, colui che ci ha ricordato che il termine misericordia è composto da due parole, miseria e cuore: il cuore indica la capacità di amare; la misericordia quindi è l’amore che abbraccia la miseria della persona. Per tale ragione ci ha ripetuto costantemente che tutti possiamo essere perdonati e quindi perdonare, anche i più incalliti peccatori, visitando più volte le carceri della Capitale e aprendo la Porta Santa a Rebibbia.
Come il poverello di Assisi, è stato uomo di tenerezza, colui che, commentando la parabola del Padre misericordioso, ha spronato tutti ad improntare le relazioni umane alla tenerezza, spiegando che non è una questione emotiva o sentimentale, bensì è l’esperienza di vedere la potenza di Dio passare attraverso ciò che ci rende più fragili, non togliendo tutte le debolezze, bensì aiutandoci a camminare con le debolezze, prendendoci per mano.
Come il poverello di Assisi, è stato uomo di gioia e di fiducia, colui che ha cantato, ballato ed esultato con i giovani durante le Giornate Mondiali della Gioventù, spronandoli ad essere coraggiosi, a sostituire le paure con i sogni, a diventare imprenditori di sogni e non amministratori di paure, ad accogliere tutti, perché nella Chiesa nessuno è inutile, nessuno è superfluo, c’è spazio per tutti. Tutti. Nessuno escluso.
Come il poverello di Assisi, è stato uomo di cura del Creato, colui che, attraverso l’enciclica sociale “Laudato si'”, ci ha ricordato di custodire la Casa Comune e di guardare all’uomo nella sua integralità, perché ogni aspetto della realtà contribuisce a plasmare la sua vita.
Come il poverello di Assisi, è stato uomo di pace, colui che, prima di altri, ha parlato di una Terza Guerra Mondiale a pezzi e ha pregato ed evangelizzato per cambiare il cuore degli uomini, sia i più potenti, che hanno il potere di orientare le scelte delle nazioni, sia tutti noi, spronandoci ad essere artigiani di pace nelle nostre case, in famiglia, tra vicini di casa, nei luoghi dove lavoriamo, nei quartieri dove abitiamo.
Come il poverello di Assisi, è stato uomo di speranza, colui che, nella Bolla di Indizione del Giubileo della Speranza, ci ha ricordato che, di fronte all’imprevedibilità del futuro, non dobbiamo far vincere la paura, lo sconforto, il dubbio, il pessimismo, bensì siamo chiamati ad avere fiducia, perché lo Spirito Santo, con la sua perenne presenza nel cammino della Chiesa, irradia nei credenti la luce della speranza: “Egli la tiene accesa come una fiaccola che mai si spegne, per dare sostegno e vigore alla nostra vita. La speranza cristiana, in effetti, non illude e non delude, perché è fondata sulla certezza che niente e nessuno potrà mai separarci dall’amore divino”.
Nessun Pontefice aveva scelto di chiamarsi come il poverello di Assisi. Forse perché troppo impegnativo da portare. Eppure Papa Francesco l’ha fatto ed è stato all’altezza del nome che aveva scelto.
Al Signore va tutta la nostra gratitudine per avercelo donato!
Maria De Fulgentiis
L'articolo che ho letto sulla figura del Santo Padre,nel vostro giornale, ha centrato pienamente chi era PAPA FRANCESCO.Anche se ,la malattia e l'età ,hanno causato la sua dipartita,non possiamo negare che il Sommo Pontefice sia stato un grande riformatore ed un grande Uomo ,in momenti così difficili per la Chiesa e per il mondo intero.Papa Francesco è stato e sarà sempre considerato, il sostenitore dei poveri,degli oppressi e degli emarginati.Sono certa che dal Paradiso continuerà a vegliare su ognuno di noi. Rip.
Raffaella
Un grande Papà che ho imparato a conoscere un po’ alla volta. Grazie !
Vito Verdecchia
Hai scritto bene Carla, Francesco è stato probabilmente il Papa più universale .di sempre. Il Papa con le scarpe nere, il Papa con l’utilitaria, il Papa che ha scomodamente ricordato che anche Gesù è stato migrante, il Papa spesso accolto più dai laici che dai cattolici. Oggi siamo tutti più vuoti, smarriti e sconfortati. Il timore che Papa Francesco ci lasci disperati è forte e realistico. Ma la sua testimonianza è stata così autenticamente e intensamente evangelica da aver Fede che la sua scomparsa sarà una porta rivoluzionaria e non reazionaria verso il futuro della Chiesa.
Sabrina Mancinelli
Papa Francesco, umile per gli umili. All'interno delle meraviglie architettoniche di San Pietro, ha voluto e ha saputo inserire le docce per i poveri: il nostro papa ha valorizzato la bellezza artistica unendola con la bellezza del cuore, semplice e pura!