(Foto AFP/SIR)

Di Maddalena Maltese

“Papa Francesco è stato una voce trascendente per la pace, la dignità umana e la giustizia sociale. Lascia un’eredità di fede, servizio e compassione per tutti, soprattutto per coloro che sono rimasti ai margini della vita o intrappolati dagli orrori dei conflitti”. Lo ha dichiarato il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, alla notizia della morte di Papa Francesco.

Il messaggio video. Guterres ribadisce che Bergoglio “è stato un uomo di fede per tutte le fedi, lavorando con persone di ogni credo e provenienza per illuminare un cammino verso il futuro”. Il Segretario Generale ha affermato che le Nazioni Unite sono state profondamente ispirate dall’impegno del Papa per gli obiettivi e gli ideali dell’organizzazione e ha voluto ricordare stralci del discorso che il pontefice tenne all’Assemblea generale il 25 settembre del 2015, in occasione del suo 70° anniversario. Papa Francesco era il quinto papa che si rivolgeva all’assise dei 193 stati e sin dall’esordio ha voluto sottolineare la dimensione pastorale della visita, quando guardando alla sala di ambasciatori disse: “Tramite voi saluto anche i cittadini di tutte le nazioni rappresentate a questo incontro. Grazie per gli sforzi di tutti e di ciascuno per il bene dell’umanità”.

L’intervento del Papa all’Onu. Il Papa, in quel discorso riconobbe gli “importanti successi comuni” dell’Onu, come la codificazione del diritto internazionale e la promozione dei diritti umani, ma sottolineò anche “l’oscurità del disordine causato dalle ambizioni incontrollate e dagli egoismi collettivi”. Un’oscurità che, nelle sue parole, si tradusse in crisi umanitarie, distruzione dell’ambiente e esclusione sociale.
Francesco già allora invocò una riforma dell’ONU, chiedendo una “partecipazione e un’incidenza reale ed equa nelle decisioni” per tutti i Paesi, specialmente quelli in via di sviluppo. Mise in guardia contro i “falsi diritti” e denunciò la “cultura dello scarto” che colpisce i più vulnerabili. “L’esclusione economica e sociale è una negazione totale della fraternità umana e un gravissimo attentato ai diritti umani e all’ambiente,” disse Bergoglio con convinzione.
Tema centrale del suo discorso fu il “diritto dell’ambiente” e citò a più riprese la sua enciclica Laudato si’, spiegando che “qualsiasi danno all’ambiente, pertanto, è un danno all’umanità”, mostrando la totale interconnessione tra l’uomo e la natura.
Il papa in quella visita espresse speranza per l’adozione dell’”Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile” e per gli accordi della Conferenza di Parigi sul cambiamento climatico, ma chiese con insistenza azioni concrete. “Il mondo chiede con forza a tutti i governanti una volontà effettiva, pratica, costante, fatta di passi concreti e di misure immediate,” ribadì il pontefice, esortando anche a combattere la tratta di esseri umani, il traffico di droga e il terrorismo.
I “pilastri dello sviluppo umano integrale”: casa, lavoro, terra e libertà di spirito, per Francesco erano “la misura e l’indicatore più semplice e adeguato dell’adempimento della nuova Agenda per lo sviluppo” che dovrà garantire “l’accesso effettivo, pratico e immediato, per tutti, ai beni materiali e spirituali indispensabili.” La crisi ecologica e l’esclusione, ha avvertito, mettono in pericolo “l’esistenza stessa della specie umana”.
Francesco, in quell’intervento condannò anche la guerra come “negazione di tutti i diritti” e “una drammatica aggressione all’ambiente”. Per il papa “se si vuole un autentico sviluppo umano integrale per tutti, occorre proseguire senza stancarsi nell’impegno di evitare la guerra tra le nazioni e tra i popoli”, senza armi nucleari. Medio Oriente, Nord Africa e altre regioni, dove “cristiani, insieme ad altri gruppi culturali o etnici” sono perseguitati, furono citati come luoghi di impegno per le Nazioni Unite.
Avviandosi alla conclusione, Bergoglio richiamò la vocazione delle Nazioni Unite: una “casa comune di tutti gli uomini” che “deve continuare a sorgere su una retta comprensione della fraternità universale e sul rispetto della sacralità di ciascuna vita umana, di ciascun uomo e di ciascuna donna; dei poveri, degli anziani, dei bambini, degli ammalati, dei non nati, dei disoccupati, degli abbandonati, di quelli che vengono giudicati scartabili perché li si considera nient’altro che numeri di questa o quella statistica”. Nessuno degli scartati venne escluso dalla lista di papà Francesco, che, usando le parole di Paolo VI, invitò l’Onu a “reggersi su principi spirituali, capaci non solo di sostenerlo, ma altresì di illuminarlo e di animarlo” .
L’ appello finale di Francesco fu un richiamo all’unità, in un’epoca di crescente frammentazione. Il papà lodò “la costruzione giuridica internazionale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e di tutte le sue realizzazioni”, ma avvertì che sarebbe diventata “pegno di un futuro sicuro e felice per le generazioni future”, solo “se i rappresentanti degli Stati sapranno mettere da parte interessi settoriali e ideologie e cercare sinceramente il servizio del bene comune”. Una lezione valida ancora dopo dieci anni.

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