(Foto Vatican Media/SIR)

Di Alberto Baviera

“Il Magistero economico di Papa Francesco sarà tra le sue eredità più importanti, da molti punti di vista. L’economia non è stata un aspetto marginale ma una colonna del suo pontificato. Fra venti o trent’anni si parlerà ancora dell’economia di Francesco, perché è stato un Papa che ha preso molto sul serio l’economia”. Ne è convinto Luigino Bruni, economista e storico del pensiero economico, docente alla Lumsa, direttore scientifico di “The Economy of Francesco” e presidente della Scuola di Economia civile, al quale il Sir ha chiesto di passare in rassegna il “magistero economico” di Papa Francesco.

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Professore, Jorge Mario Bergoglio diventando Papa ha scelto di chiamarsi Francesco, un nome-manifesto anche per l’ambito economico…
La scelta di quel nome è stata la sua prima enciclica. Nessun Papa prima di lui aveva scelto di chiamarsi Francesco. E si capisce anche perché. La Chiesa cattolica come il Papato ha avuto sempre nella sua storia un rapporto complicato con la povertà.

Non è affatto facile chiamarsi Francesco, ci voleva la profezia di questo Papa per scegliere un nome del genere.

Non dobbiamo poi dimenticare che la prima uscita l’ha fatta a Lampedusa e l’ultima a Rebibbia: questi sono i messaggi di un Papa che parlava “con i piedi”, cioè andando, facendo. Nel suo Pontificato, fino all’ultimo, ha parlato con il corpo. Anche nel giorno di Pasqua, ha voluto salutare la sua gente; tutti sappiamo che la morte si sente quando sta per arrivare: probabilmente lui sentiva che era alla fine, ha voluto fare questi ultimi gesti e andare in mezzo alla sua gente anche se stava male. Come tutti i profeti, ha usato il corpo e non solo la parola per comunicare.

Quali intuizioni e tesi esposte da Papa Francesco nei documenti – penso alle encicliche “Laudato si’” e “Fratelli Tutti” – e nei discorsi rimarranno?
Non c’è dubbio che

ricorderemo Francesco anche per il suo pensiero economico.

L’Evangelii gaudium è stato anche un documento economico, di teoria e di visione con questi principi stupendi come “la realtà è superiore all’idea”, “il tempo superiore allo spazio” e “attivare processi, non occupare spazi”. E di processi, Francesco, ne ha attivati molti: nell’ambito ecclesiale il Sinodo; nel mio settore, tra le cose per me più belle che lascerà, c’è questo movimento di giovani che da sei anni si sta impegnando in tutto il mondo a cambiare l’economia, ridandole un’anima. Francesco ha fatto cose pratiche e concrete come le scelte per i poveri. Ha fatto il possibile e l’impossibile per un’attenzione sociale verso i poveri di ogni categoria, per gli esclusi. Ma, nei suoi messaggi,

ha anche dato categorie teoriche indicando la possibilità di un’altra economia, di un altro capitalismo. Non dimentichiamo che il Papa è stato uno dei grandi teorici critici del capitalismo, in un tempo in cui non ne parla più nessuno in modo problematico, perché lo si prende come lo status quo.

Francesco è stato un grande pensatore per immaginare l’economia. Per non parlare delle armi e delle tante denunce delle guerre che si alimentano anche dal mercato delle armi. Si fa molta fatica a dire questo, nessun politico lo fa; mentre il Papa lo ha fatto con forza e incessantemente.

Francesco ha anche denunciato più volte la “cultura dello scarto”…
Ha fatto di questo tema una teologia e un’economia.

Ha avuto la forza di utilizzare la parola “scarto” in un contesto nel quale non era usata perché chiaramente era troppo forte.

Osservava che ormai ricicliamo tutto – carta, vetro, plastica… – ma non riusciamo a “riciclare” gli esseri umani che sono scartati. Questa categoria è una grande chiave di lettura del suo Pontificato. Poi, certamente,

rimarrà la sua idea che c’è un’economia che uccide; questo lo ha detto all’inizio del suo Pontificato, nel 2013, quindi 12 anni fa, con energia e lo ha ripetuto molte volte.

Altro punto è l’importanza della sostenibilità ambientale; nel 2015 con la Laudato si’ ha, se vogliamo, quasi anticipato il movimento dei giovani di Greta, la grande esplosione delle crisi ambientali; quello è un documento di grandissimo valore economico e culturale nel quale ha denunciato che la situazione ambientale non è un’opinione; e, rendendosi conto che è un problema molto urgente e molto grave, ha dato delle indicazioni concrete per poterla gestire. Per questo

possiamo dire che Papa Francesco è tra i grandi ecologisti del Ventunesimo secolo. E, certamente, la sua ecologia integrale è molto legata all’economia integrale, tanto che non a caso due anni dopo la Laudato si’ ha lanciato “The economy of Francesco” con la volontà di mettere insieme economia ed ecologia in nome anche di Francesco d’Assisi.

Perché la sostenibilità ambientale da sola non basta, come ha detto più volte; ci vuole anche sostenibilità sociale, relazionale, addirittura spirituale… Mi faccia aggiungere una cosa.

Dica…

Francesco è stato un Papa moderno,

perché ha capito che l’economia non è semplicemente un pezzo di vita come c’è la sanità, la biologia, lo sport… No,

l’economia è una grammatica del nostro tempo. Il nostro tempo parla economia e se tu non parli economia sei fuori dall’attualità. Francesco ha capito che l’economia è il centro della giustizia, della libertà dei poveri…

Se un giorno raccoglieremo tutta la sua produzione in questo ambito, tutti i suoi documenti e i discorsi in cui ha parlato, criticato o anche incoraggiato l’economia ne usciranno molti volumi. E poi ha fatto partire un movimento di giovani economisti;

non era mai successo nella Chiesa che un Papa lanciasse un movimento di giovani economisti. Il suo magistero è una cosa stupenda: come economisti dobbiamo dire un grandissimo grazie a Papa Francesco.

Più volte Papa Francesco ha denunciato una “ricchezza sfacciata”, accumulata nelle mani di pochi privilegiati, spesso accompagnata da illegalità, sfruttamento e corruzione. Ai partecipanti al Forum di Davos, nel 2024, aveva chiesto di “fare in modo che la ricchezza sia al servizio dell’umanità e non la governi”… Qual è la via indicata dal Pontefice per superare disuguaglianze e ingiustizie sociali?
I potenti politici ed economici hanno davvero imparato poco da quello che ha detto Francesco, perché il mondo va avanti esattamente come prima che lui fosse Papa. Però i giovani, le persone comuni, chi ha orecchie per intendere ha avuto materia per riflettere, per cambiare… Ad esempio,

l’insistere di Bergoglio sull’economia che uccide, sul capitalismo sfrenato, sulla concentrazione di ricchezza in poche mani ha rimesso al centro della riflessione qualcosa che avevamo dimenticato anche noi economisti cattolici, quelli che si occupano di economia civile.

È vero che il mercato, il capitalismo ha tante forme anche belle – imprese, cooperative, tanti imprenditori perbene che lavorano tutti i giorni – ma questo non deve farci dimenticare ciò che il Papa vedeva, cioè che

al centro del sistema capitalistico c’è un nucleo che vuole soltanto massimizzare profitti e rendite, vendendo di tutto e di più: dagli esseri umani all’azzardo, dalle droghe alle armi. Francesco ha giudicato molto duramente questo “motore” dei grandi capitali mondiali, dei grandi interessi, che è la locomotiva del “carrozzone” del capitalismo con un  impatto ambientale sul pianeta e sociale sui poveri.

Bergoglio ci ha costretti a riflettere su che cosa è veramente oggi il capitalismo e cosa non è.

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Il Papa ha ispirato la creazione di “The Economy of Francesco” e ne ha sostenuto le attività con l’obiettivo di rianimare l’economia coinvolgendo e scommettendo su giovani economisti, imprenditori e imprenditrici di tutto il mondo. Come proseguirà il cammino?
Francesco prima di lasciarci ha voluto dare una struttura, una Fondazione che è partita a settembre; l’ha voluta, con una lettera che ha scritto e ha affidato al vescovo di Assisi, a me come Economia di comunione e ad altri, giovani soprattutto. Fin dall’annuncio della sua morte tutti ci siamo detti che ora sta a noi continuare la corsa,

il Papa ha fatto la sua parte e noi dobbiamo correre ancora di più.

Mi aspetto un grande sviluppo; questa realtà che è già molto bella e molto viva in tutto il mondo dovrà crescere ancora. L’assenza/presenza del Papa sarà, come a volte accade quando un fondatore lascia questa Terra e il movimento esplode, l’occasione nella quale si concretizzerà il grande desiderio da parte dei giovani economisti di essere quella profezia che Francesco ha invitato ad essere. Questa eredità porta già frutto; questo seme che muore, come dice il Vangelo, è la condizione perché il seme diventi un grande albero, un bosco che piano piano, un po’ alla volta, dia davvero un’anima a tutta l’economia mondiale.

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