Alberico (pedagogista): “Gli adolescenti? Risorse incredibili, ma hanno bisogno di sperare”

(Foto Siciliani – Gennari/SIR)

“Oggi gli adolescenti ci restituiscono chi siamo noi adulti. La prima assonanza che ci richiama l’adolescenza di oggi è l’emergenza educativa che dilaga nelle comunità e negli universi abitati dai più giovani, in cui gli adulti faticano ad accompagnarli alla scoperta del loro mondo interiore e dei mondi che li circondano”.

(Foto C.A.)

Su questi temi abbiamo sentito Claudia Alberico (nella foto), pedagogista, direttrice generale della Fondazione Don Silvano Caccia di Milano e vicepresidente dell’Associazione Oasi di Erba (Casa di spiritualità).

Dottoressa Alberico, chi sono gli adolescenti di oggi?
Domanda di vastissima portata… (e la pedagogista sorride). Possiamo parlare di un’adolescenza al plurale, dove troviamo ragazzi e ragazze trasgressivi ma allo stesso tempo fragili, in preda all’ansia e agli attacchi di panico ma anche aggressivi e violenti. In questa pluralità, però, non mancano giovani socialmente impegnati, alla ricerca di senso, desiderosi di conoscere e scoprire il mondo in cui vivono, attenti all’ambiente e orientati al bene comune.Tutti questi ragazzi e ragazze, in modo differente, ci interpellano, ci chiedono di essere ascoltati, accolti, compresi;il mondo dell’educazione è sollecitato dalla loro presenza che anche dentro un silenzio assordante chiede di accompagnarli nel diventare adulti felici. Eppure, oggi ci sono tanti adulti che non solo non sono più né modelli da seguire né tanto meno adulti con cui scontrarsi, bensì adulti spettatori che spesso assecondano le richieste, e qualche volta i capricci, di ragazzi e ragazze che da una parte vogliono diventare grandi in fretta e dall’altra restano nell’adolescenza per un tempo non definito, prolungando forme di attaccamento ambivalenti. Diventare grandi non è una prospettiva attraente!

In che senso?
Quante volte gli adolescenti mi hanno restituito questa immagine di adulto: “Vi lamentate sempre, siete sempre stanchi, il lavoro vi stressa, avete mille paure, siete nervosi e arrabbiati e tutto ciò, la maggior parte delle volte, non per causa nostra”. Nel 2014 l’annuale rapporto sull’infanzia e l’adolescenza di Eurispes e Telefono Azzurro usciva con un comunicato stampa che recitava così: “Adolescenti disorientati e sempre più soli nella società della crisi, aggressivi e senza un’idea del futuro con molto denaro per i propri capricci molto interagenti con le tecnologie; genitori poco presenti e sempre più permissivi, spaventati dai figli, che accontentano per evitare conflitti e così li rendono insicuri e senza riferimenti”.

Un quadro cupo. È questa la realtà?
Direi piuttosto che, a distanza di dieci anni, parliamo di adolescenti, e preadolescenti, portatori di inestimabili diritti, figli idolatrati, esposti e sovraesposti, accontentati in tutto, privati di ogni minima forma di frustrazione, di rinuncia e di sacrificio. Invece personalmente – e questo l’ho sto imparando nell’incontro con loro – ho capito che questi adolescenti hanno delle risorse incredibili. Si adattano alla nostra confusione e alle nostre fragilità e lo fanno in silenzio.

Questo contesto di vita glielo abbiamo creato noi.

Solo per fare alcuni esempi: ci lamentiamo della fluidità di genere ma siamo stati noi adulti a smaterializzare il corpo, a negare loro la corporeità. Corpi che non possono più essere toccati perché quella mano di adulto o è uno schiaffo violento o è una carezza perversa. Relazioni sociali ed esperienze sessuali mediate dalla tecnologia… E loro, in silenzio, si sono adattati. Adolescenti “ritirati”, perché offriamo loro modelli che mai potranno raggiungere in termini di canoni di bellezza, di potere economico e sociale. Se prima era l’epoca delle passioni tristi, questa è l’epoca delle delusioni che mortificano l’io, l’altro, la relazione. Non seppelliamo il loro desiderio di grandi sogni, piuttosto accompagniamoli, restituiamo loro fiducia e speranza!

Ma allora quali sono, a suo avviso, i volti della speranza per gli adolescenti di oggi?
Abbiamo tutti un disperato bisogno di speranza. La speranza apre al futuro, fa immaginare il bene, è promessa di vita. Nella Bolla di indizione del Giubileo, Papa Francesco va riferimento a una serie di “situazioni” in cui gli uomini e le donne si sono persi. Tra questi vi sono i ragazzi e i giovani. Gli adolescenti più di tutti hanno bisogno di sperare, perché sperare è tendere a una meta e, in particolare, è tendere alla felicità. Il loro grande compito evolutivo è il dispiegarsi dell’io, ovvero quello di diventare uomini e donne capaci di amarsi e di amare l’altro, l’altra. Ogni ragazzo e ragazza ha il desiderio di trovare il suo posto nel mondo. Per dirla con le parole di Guardini: “Ognuno di noi è una parola unica che Dio pronuncia solo in questa persona”.Ogni adulto può essere il volto della speranza per ciascuno di questi ragazzi se sapremo non deluderli, se sapremo guardarli non con gli occhi di chi deve dare loro un giudizio, un voto, un valore, ma che riconosce nel loro stesso essere il dono più bello.Anzi, oserei dire di più: dobbiamo consegnare ai giovani la consapevolezza che ciascun uomo e ciascuna donna è la speranza. La speranza non è né un’emozione né un sentimento, la speranza non è comportamento razionale. La speranza è un modo di essere. Declinata umanamente, è il desiderio di uscire da se stessi per andare incontro all’altro. Il volto della speranza per un’adolescente è l’incontro con quell’adulto capace di conoscere e di vivere la propria vocazione con amore e con passione, perché l’amore alla vita genera amore alla vita. Mai come in questo momento faccio mie le parole pronunciate da Papa Francesco nell’Udienza generale del 20 settembre 2017, parole che ho portato in alcuni quaresimali nei quali sono stata invitata: “Dove Dio ti ha posto, tu spera. Il primo nemico da sottomettere non è fuori di te ma dentro di te. Apri brecce, costruisci ponti, sogna, credi anche quando intorno a te senti la delusione. […] Tu rialzati sempre, perché Dio è tuo amico. Frequenta le persone che hanno custodito il cuore di un bambino, coltiva lo stupore. Vivi, ama, sogna, credi e con la grazia di Dio non disperare mai”.

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