Antonio BenigniDi Antonio Benigni presidente CSI

SPORT – Campionato Calcio 5, categoria Open, inizia la gara e la partita fin da subito è giocata con carica agonistica e fortemente competitiva, ma,  ad un certo punto,  un giocatore fa un’entrata fallosa da tergo e il direttore di gara estrae per lui il cartellino rosso. All’improvviso, un gesto inaspettato, il giocatore si rialza e con fare deciso mette le mani in faccia all’arbitro mollandogli un ceffone.

L’arbitro ci pensa su qualche secondo poi la reazione … triplice fischio e tutti a casa, partita sospesa!

Grande è la sorpresa di tutti, dai giocatori in campo e in panchina  fino agli spettatori, nessuno forse si aspettava questa decisione arbitrale.

Non è mai successo che per un gesto così eclatante si arrivi a sospendere la partita, almeno nei grandi  Campionati.
Purtroppo però, queste scene non sono insolite nei campi di gioco, sia i media che i campi di periferia ci raccontano di giocatori che usano violenza verso i compagni, verso giocatori dell’altra squadra (qualcuno li prende persino a morsi) e addirittura verso il direttore di gioco. A questi comportamenti, non mancano certo le sanzioni, anche importanti, ma a nessuno è mai saltato in mente di sospendere una partita, a meno che non si tratti di una invasione di campo.

“… che il gioco resti un gioco …” diceva Papa Francesco al mondo sportivo il piazza San Pietro il 7 giugno 2014, forse sono queste le parole che in quel momento  sono risuonate nella testa dell’arbitro di quella partita. Probabilmente, in quei pochi secondi, si è domandato cosa fosse più importante, se  la partita di campionato o l’uomo, la persona..… ebbene, la risposta è tutta in quei tre fischi.

Il gioco farcito da una sana e giusta competizione deve restare sempre un gioco e quando accadono questi fatti non ha più senso giocare ….

Da noi nel Centro Sportivo Italiano è così, almeno nel nostro territorio. Le squadre che decidono di giocare con noi, lo fanno consapevoli di affrontare altre sfide, le più nobili, quelle che puntano a decretare i migliori in campo;  quei migliori che sanno vincere una partita giocata con agonismo ma nella correttezza della giusta rivalità, senza mai scadere nella volgarità e presunzione di stereotipi che non ci appartengono e non appartengono allo sport ma solo ad un sistema corrotto dagli interessi di pochi.

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4 commenti

  • Stefano
    05/12/2015 alle 22:57

    Bravissimo e lodevole. Prima l'educazione......... poi può venire il resto.

  • Antonio Liguori
    07/12/2015 alle 08:18

    La decisione del collega è condivisibile al 100%. Non ha senso predicare il volontariato e "l'arbitro educatore" quando poi in campo ci si imbatte in questi energumeni.

  • Massimo D'Agostini
    07/12/2015 alle 13:13

    Sono d'accordo con l'arbitro, questo è un gioco e tale deve rimanere, troppo spesso i giocatori ed il pubblico lo confondono come se fosse una resa dei conti, spero che altri arbitri applichino la stessa scelta, educazione educazione educazione.

  • valbusa paolo
    07/12/2015 alle 14:02

    Solidale con la decisione del direttore di gara.

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